Ormai lo sappiamo: chi ha un problema qualsiasi si trova, a meno non sia un privilegiato, drammaticamente solo.
Si tratti della salute, del lavoro, di problemi sociali, di anziani, disabili o bambini da accudire, si tratti di disagio, di indigenza, di fame siamo soli.
E allora chiediamoci perché.
Chiediamoci perché c’è ancora gente che dice “non ci voglio pensare, ora sono in vacanza”. Il motivo è semplice: per ora ha vinto un grande sistema comunicativo-mediatico che ha insegnato a non pensare, a non essere solidali, a vivere solo per se stessi senza riflettere e capire che non funziona così. E allora è anche necessario aprire gli occhi e dire basta.
Basta con una “classe politica” che svolazza per l’Europa con lo scopo principale di mantenere in vita se stessa; basta con queste stupidaggini sull’anti-germania, che non ce ne può frega’ di meno.
Basta! Perché invece siamo in tanti a considerarci amici del mondo e non delle nazioni, dei popoli e non dei poteri. Finchè dobbiamo sopportare un governo del tecnico cavolo, almeno pensassero a ricostruire. Ricostruire è generare lavoro, e generare lavoro significa benessere.
Basta! Perchè in tanti noi non vogliamo ricchezza e finanza, vogliamo pace, lavoro e giustizia.
L’Emilia dei cittadini che stanno scavando tra le macerie delle loro case è un esempio drammatico di quanto interessino allo “stato” il cittadino, i cittadini che paga per mantenere l’apparato inutile e fastoso. Non gliene importa nulla.
E allora basta anche con tutte queste corporazioni di fatto: insegnanti, medici, infermieri, operatori della comunicazione, giornalisti, artisti, artigiani, professionisti, architetti, idraulici, imprenditori edili, commercianti e via dicendo che si covano il loro cantuccio sperando che passi la bufera mentre ognuno protegge la sua categoria di pochi intimi.
Ecco, infatti, qual è il solito vecchio problema irrisolto dell’ex classe media: non solidarizzare, considerarsi esenti, reputarsi immuni, immaginare piccoli escamotage o grandi compromessi come vie di uscita.
E non si è ancora capito che ormai la “classe media” non esiste più e non siamo nemmeno proletariato visto che non abbiamo più la forza morale e umana della disperazione che però è comunque fede nella vita.
Non è forse vero che abbiamo perso quel nobile e umano istinto di sopravvivenza che porta a generare figli anche sotto le bombe?
Basta dunque. Liberiamoci da questa prigione mentale. Arrabbiamoci!
Giusto, però come diceva Stéphane Hessel in un’intervista a proposito del movimento degli Indignati, in parte ispirato al suo saggio “Indignez-vous!”: l’arrabbiatura e l’indignazione sono importanti, ma vanno seguite dall’impegno.
Ora il 19 agosto sarà la Giornata Mondiale Umanitaria decretata dall’ONU: quest’anno l’approccio “I was here” whd-iwashere.org
è un po’ occidental-egocentrico-scautistico, però forse c’è verso di, hem, dirottare il concetto in modo più utile?
Oops, ho dimenticato di chiudere il link dopo .org. Puoi farlo tu, per favore?
Claude, non ci sono riuscita…. poi riprovo.
Sono d’accordo Claude, grazie del tuo intervento.
Conosco ed ho letto il libro di Hassel; condivido la sua tesi. Sarebbe importante che si impegnassero anche i “giovani”; invece ne vedo e sento troppi del tutto rassegnati al “Cosa possiamo fare? non si può far nulla” .
E allora ben venga una proposta, vado ad informarmi sul tuo link.
Hassel , non a caso, è un anziano signore… io sono più giovane di lui, ma neanche io sono certo una ragazza. Impegnamoci. Io ci sto.
Avrei una mezz’idea, visto che tu menzioni gli emiliani del dopo terremoto. Un’altra pagina sulla Giornata umanitaria 2012 (dell’UN Office for the coordination of humanitarian affairs) ha un link a UN launches a video on saving lives through preparedness.
E sia quella pagina sia quel video Youtube, Act Now, Save Later, mi sembrano pertinenti – beh, almeno più pertinenti dell’appello a lasciare una traccia “qui c’ero”, che mi evoca un cane che alza la zampa posteriore. Il video usa scritte in inglese, ma ci sono sottotitoli italiani qui (da scegliere nella lista a tendina sotto il player).
Quindi la mezz’idea sarebbe di organizzare un google hangout sulla prevenzione intorno a questo video il 19. Ma non ho mai organizzato un hangout. Tu?
C’è questo portale, nato in tenda, nel campo organizzato con mezzi di fortuna ed aiuti spontanei (quelli ufficiali non se ne sono occupati) da Marco Zelocchi http://campochiesanord15.wordpress.com/ e questa pagina fB http://www.facebook.com/CampoChiesaNord15
No, Claude, mai organizzato, non ho questa esperienza; però proviamo a chiedere; il mio riferimento su quanto accade in Emilia sono Marco Zelocchi (casa distrutta) e Claudia Manfredini, anche lei in zona e attivissima con gli aiuti.
Provo a chiedere anche a loro?
Ottima idea. Intanto chiedo a chi è + pratico degli hangout, e pensavo anche a Stephanie Jo Kent che l’anno scorso ha condotto uno studio via twitter su come sono stati informati i sordi di una prova di allarme catastrofe condotta su tutto il territorio US.