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Guerra vera macelleria

Guerra : Macelleria senza tempo anche dai grandi Libri

“Senza dubbio una delle ragioni principali per cui il mondo rifiuta di far onore a noi, balenieri, è questa: la gente crede al massimo che la nostra professione si risolva in una specie di macelleria e che, quando siamo attivamente occupati nella medesima, noi siamo circondati da ogni sorta di lordure. Macellai lo siamo, questo è vero. Ma macellai anche, e macellai dei più sanguinari, sono stati tutti i condottieri di guerre che il mondo invariabilmente si delizia di onorare. E in quanto alla faccenda dell’allegata sudiceria del nostro mestiere, verrete presto iniziati a certi fatti sinora quasi del tutto e da tutti ignorati […]
Ma anche concedendo che la taccia in questione sia giusta: quali disordinati e scivolosi ponti di baleniera sono paragonabili all’innominabile putrefazione di quei campi di battaglia da cui tanti soldati ritornano a godersi gli applausi delle dame?”
Hermann Melville, MOBY DICK, traduzione di Cesare Pavese, cap. XXIII

Il mio dopo non sarà solo “vittoria!”

Nella mia vita precedente mi ero fatta l’idea, ma forse era più un patto, un’intesa con me stessa, che per quanto ingarbugliata, faticosa e piena di imprevisti, o forse proprio per questo, l’esistenza fosse una avventura interessante, vivibile, giustamente movimentata dall’ironia e dalla mia inquietudine che mi costringe a continui cambiamenti ma, grazie al cuore, buona.
Dopo il flagello non so se e quando inizierà una vera nuova esistenza. E non so nemmeno se sarà come ricominciare, come iniziare, come esser dentro al gioco, con in mano le carte. Si sta oggi, e da quasi due anni, in una sorta di esistenza altra: ripetitiva, noiosa, prevedibile, ansiosa e immobilistica fino alla staticità; percorsa da fibre di dolore aggiunto.
Per me tutto questo è sopportabile solo in ragione degli affetti. E dopo? Dopo che il nuovo Diaz avrà valorosamente dichiarato, nel il suo bollettino della vittoria, che il nemico che ci aveva invaso fin dentro le case è battuto e non ha più vantaggi, dopo che il flagello non avrà la sorte o la fortuna da giocare contro di noi?

Francamente non so.
Spero che non sarà come sommare due vite.
Spero di ritrovare il filo, il telaio, la tela da tessere con paziente utilità e qualche nodo e difetto: niente perfezionismo assoluto, non fa per me.
Sommare nuovo a vecchio? Ricucire due vite spensieratamente? No.
Annunciare, anche a me stessa, che la guerra è vinta grazie “fede incrollabile e tenace valore” senza guardarmi indietro? Nemmeno questo mi è possibile.
Non sono Diaz.

Veder nascere il grano, in primavera.

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Vorrei che ci fosse restituita la Primavera, quella della quiete della notte che muore interrotta dai galli che cantano euforici ancora prima dell’alba, quella dei gatti resi isterici dai loro amori notturni, quella delle baruffe tra uccelli e insetti, quella delle piante da frutto che sbocciano improvvise e improvvide che se ne infischiano se domani piove perché hanno già avuto il loro momento di gloria.
#Primavera dove sei?In questi giorni se esci dalla città puoi vederti circondato da larghe pennellate di verde; è il grano novello che già tesse le sue fitte trame di velluto ricoprendo campi e colline con un colore ripetibile solo dagli artisti più grandi; forma e sostanza del ciclo della vita che non si ferma. 

Un ciclo che, per molto tempo, è stato guardato con rispetto e speranza.
Ecco cosa vorrei fosse mostrato agli occhi e al cuore di tutti i bambini, perché prima ancora di ogni monumento costruito dall’uomo penso sia necessario insegnare a riflettere sulla grande madre natura.
Prima ancora che diventino dipendenti dagli snack dobbiamo portarli a veder crescere il grano.

No(t)te di Natale

Se cerchiamo un senso al Natale, oggi,

se lo cerchiamo ancora,
dopo aver vissuto quest’anno ad occhi aperti,
se pensiamo che dovremmo frugare
tra tradizioni e novità
per vestire di luce quel giorno,
allora forse potremmo rinunciare
o sarebbe meglio essere bambini
per attendere che qualcuno
allestisca un natale per noi:
inconsapevoli o bramosi dei doni
da sbattere sul pavimento alla prima occasione.

Non elenchiamo,
scorrendo mese per mese,
quello che è accaduto:
le tracce ci sono, i segni sono tutti al loro posto
come le ferite, le parole,
anche troppe, sono state dette
e ripetute fino a farne violenza.

Luce e messaggio del Natale, oggi,
è lasciare che la speranza
non ci sfugga dalle dita del cuore.
Il messaggio lo abbiamo e possiamo ascoltarlo,
ma non siamo obbligati, (per fortuna) no?

E tolte le vesti, gli addobbi ed i cibi in eccesso;
tolte le corse, le prenotazioni,
le isterie alle file inevitabili
potrebbe essere ancora Natale.

Altrimenti è meglio fare come tanti,
(e fanno bene, ma sì):
il solito viaggio low cost
sul mar Rosso, da pagare a rate.
Ma sì, un altro debito
no, non può cambiare la situazione.
E per gli squali, sì
sarà ancora festa, almeno per loro.

Il Natale, a volerlo, viene.