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Veder nascere il grano, in primavera.

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Vorrei che ci fosse restituita la Primavera, quella della quiete della notte che muore interrotta dai galli che cantano euforici ancora prima dell’alba, quella dei gatti resi isterici dai loro amori notturni, quella delle baruffe tra uccelli e insetti, quella delle piante da frutto che sbocciano improvvise e improvvide che se ne infischiano se domani piove perché hanno già avuto il loro momento di gloria.
#Primavera dove sei?In questi giorni se esci dalla città puoi vederti circondato da larghe pennellate di verde; è il grano novello che già tesse le sue fitte trame di velluto ricoprendo campi e colline con un colore ripetibile solo dagli artisti più grandi; forma e sostanza del ciclo della vita che non si ferma. 

Un ciclo che, per molto tempo, è stato guardato con rispetto e speranza.
Ecco cosa vorrei fosse mostrato agli occhi e al cuore di tutti i bambini, perché prima ancora di ogni monumento costruito dall’uomo penso sia necessario insegnare a riflettere sulla grande madre natura.
Prima ancora che diventino dipendenti dagli snack dobbiamo portarli a veder crescere il grano.

Diario e rondini

Si vorrebbero tutte giornate così, di inizio primavera, con l’avvistamento delle prime rondini in un cielo giusto per loro, giusto con noi.
E si vorrebbe che queste giornate fossero simbolo e auspicio di un tempo buono, pulito e chiaro come il cielo, appunto, come l’aria mite che non t’assedia, non ti si fredda addosso ma anzi sembra guidare e sospingere il passo degli adulti e i giochi dei bambini.
Si vorrebbe che la natura si mostrasse materna e gli uomini fratelli.
Già.

Che follia, non è vero?
Forse meglio canticchiare senza troppi lirismi sul pentagramma del carpe diem, quam minumum credula postero.
Meglio, quel pentagramma, notarlo con il volo saettante delle ali delle rondini invece che con pensieri mediocri.
E se non possiamo nutrire illusioni possiamo certamente spolverare il cuore.