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Educazione civica, buona educazione e gli altri

foto con alunni al RUIZ L’#Educazione_Civica, a scuola, a me sembra ci fosse già, anche se poco considerata, ed era (non è ancora?) assegnata, dopo le scuole primarie, all’orario dell’insegnante di lettere insieme alla Storia. E su questo mi sembrerebbe si possa riflettere.

Ma considerando che ogni docente è, in sé, un civico cittadino, la materia non potrebbe forse essere veicolata tramite molte altre figure di educatori? In primo luogo famiglia, scuole dell’infanzia e così via; ma ci sono poi anche i media, che invece sono sovente diseducatori incivili.

Direi inoltre che si potrebbero valutare la possibilità di assegnare cattedre e orario anche ai docenti di diritto o di lingue (interessante sarebbe il confronto con altri paesi) a quelli di religione e ad ogni docente che, essendo per l’appunto educatore, non si dovrebbe escludere sia adatto a dare elementi di questo insegnamento.

Se invece al Miur si ritiene adatta a questa materia una preparazione che specificamente attinente a legislazione, regolamenti italiani ed europei, norme internazionali, “sociali” e o di diritto civile e cosi via allora probabilmente occorrebbe reclutare laureati in diritto e giurisprudenza, scienze politiche e affini.

Ecco perché assegnare, tout court, un pacchetto di ore annuali alle classi delle scuole mi sembra un po’ frutto di improvvisazione; mentre invece a mio modesto avviso trattasi di una faccenda su cui riflettere seriamente e senza illudersi che un cambiamento in meglio nella natura umana degradata si risolva insegnando educazione civica.

La legge non ammette ignoranza, ci dicevano; se questo è ancora vero allora sarà bene informare i giovani fin da piccoli, ma se invece prevalesse ancora a lungo la logica, a mio avviso, pseudopsicologica del “io devo stare innanzitutto bene con me stesso” allora cari saluti a tutti, non ce la possiamo fare, vivere socialmente significa vivere il meglio possibile con gli altri.

zan zan
La foto è stata scattata nel cortile della mia scuola, Vincenzo Arangio Ruiz, a Roma, durante una simulazione di allarme incendio. Quella tipa sorridente in mezzo sono io, con tanti dei miei ragazzi, tutti di classi diverse, ripetenti (ehem) compresi. Indimenticabili quegli anni (ma che lo dico a fare?).

Non un batterio, ma una mentalità killer può distruggerci – di Mariaserena Peterlin

Una mentalità killer.

Ecco cosa ci distruggerà: non un batterio, ma una mentalità killer: autoreferenziale, egoista e che rigenera se stessa per gemmazione. E genera persone-pattume ossia da gettare.
I sintomi? Evidenti in chi ne è colpito. La sindrome della mentalità killer è contratta quando si è troppo preoccupati per se stessi, troppo attesi ad ottenere gratificazioni, troppo assillati a che un vantaggio non sfugga, troppo immersi nella dimensione personale, troppo poco generosi. Troppo. E di questi troppo potremmo aggiungere tanti altri.
Siamo diventati costruttori di ponti levatoi, progettisti di autopromozione, accumulatori di gratificazioni personali, aedi di autocommiserazione o autocelebrazione, raccoglitori di simpatie contro.
La malattia raggiunge uno stadio avanzato quando accade che, se qualcosa non piace o va male, si è talmente troppo assorti a cercar di dare responsabilità agli altri che ci si auto legittima al chi se ne frega,io penso per me.
C’è, come sempre, chi approfitta della situazione.
Per far solo un esempio ne approfittano le agenzie della pubblicità pronte a somministrare una terapia placebo che fa in modo che si possa ascoltare senza nessun sussulto frasi-spot come “perché io valgo” (e gli altri no?), “perché il lusso è un diritto” (per chi?), “tutto intorno a te” (e al prossimo i resti?).
 
Nella fase terminale della mentalità killer non si perde la vita, ma si perde il nostro essere umani, si perde l’anima naturale in dote alla nostra umanità; questa perdita è evidente quando ci si comporta dissennatamente con i più piccoli e i più giovani.
E’ allora che si decide che, prima dei figli o dei ragazzi che ci sono affidati, veniamo noi con tutte le nostre esigenze.
E’ in questa fase che si stabilisce che il bambino abbia tutto, ma poi lo si abbandona e dimentica in automobile perché si hanno impegni prioritari in testa; nei casi un po’ meno gravi (ma comunque avanzati) lo si scarrozza su e giù per le corsie dei centri commerciali o lo si scorda al recinto del parco giochi invece di badarlo lasciandolo, però, giocare con amici da lui medesimo scelti liberamente; oppure preferiamo inquadrarlo in attività o in feste organizzate in cui gli amichetti/e sono selezionati da noi oculatamente: ad  uno ad uno.
 
Ecco cosa siamo diventati. Uomini fummo ed or siam fatti egoisti ed individualisti.
Molti genitori si considerano bravi quando abbondano in autostima “perché noi valiamo”.
Molti insegnanti si reputano egregi quando progettano qualcosa che li metta in evidenza presso la gerarchia scolastica o il territorio circostante che, come un vero feudo, sta “tutto intorno a te”.
 
Non è così che si costruisce un futuro migliore. Non è così che cambieremo questa società, della quale inanemente  ci lamentiamo, ma che coltiviamo ottusamente.
 
Però io sono ottimista. Credo molto nelle generazioni dei giovanissimi che hanno cominciato a gridare “Che palle! lasciateci stare!”
Ecco loro forse sì. Con loro le cose cambieranno.
 
Ma nel frattempo il pattume rimane pattume.
E sarebbe bene cominciare a dirlo chiaramente prima di esserne contagiati.
 
 

TESTI SCOLASTICI: da ADOTTARE, SCARICARE o ELIMINARE? di Mariaserena Peterlin

I testi scolastici e la scuola: quanto sono vivi?

TERZA_a_2003-AQualche anno fa una mia collega mi ha raccontato, molto divertita, di un consiglio di classe in cui era all’Odg un noto argomento “conferma ed adozione libri di testo”. Come tutti sanno su questo argomento possono esprimersi anche i genitori rappresentanti di classe e in quella classe il rappresentante era, di professione, impresario di pompe funebri.Iniziò la discussione e l’impresario  prese arditamente  la parola chiedendo: “Voi che articoli avete?”

Ne seguì uno sghignazzamento mal represso degli insegnanti presenti: l’impresario di pompe funebri fu marchiato per il suo linguaggio, forse un po’ commercial-mortuario,  e, imbarazzato rientrò nei ranghi. I prof , trionfanti e soddisfatti, procedettero senza remore al dovere d’ufficio e la seduta terminò.
D’accordo, i testi scolastici non sono casse da morto (anche se non mancano riesumazioni di capitoli riciclati), ma perché farne una questione formale? I libri sono libri e (a torto o ragione) possono essere oggetti di culto e cultura; ma i testi scolastici spesso sono altra cosa. Spesso sono una semplificazione per il lavoro dei docenti e,  approssimando per eccesso, mi sento di affermare che un bravo insegnante potrebbe anche farne a meno, e non sarebbe un errore o una stravaganza da reprimere.
I libri di testo, che è d’obbligo adottare nelle scuole, rappresentano anche un lucroso affare, un business per gli editori.
Le famiglie lo sanno bene, ma lo sanno ancor meglio le case editrici medesime che s’ingegnano a modificare capitoletti e paragrafi per allestire nuove edizioni aggiornate, rivedute e corrette per costringere ad acquistare il nuovo e a lusingare qualche docente per indurlo all’adozione e alla conferma.
Non tutto si può ridurre al discorso del denaro: ma è pur vero che se le famiglie investono centinaia di euro per acquistare è corretto ascoltarle su tutte le loro esigenze e perplessità e non tentare di metterle in condizioni di soggezione pseudo-culturale o d’altro tipo. Insomma secondo me aveva ragione l’impresari di pompe funebri: “che articoli avete? che ci volete far comprare?” e, di conseguenza… “è proprio necessario farci spendere tanto denaro?”.
Professori abbassate il ponte levatoi e non alzate troppa polvere, una buona ragione si può, si deve spiegare con semplicità. Altrimenti ha ragione la Carlucci  quando strologa da par suo sulla imparzialità (vera o presunta) dei testi scolastici. Se le ragioni della scuola sono buone allora è giusto dirle in forma chiara e dimostrando competenza. Altrimenti lanciare segnali di sdegno e insofferenza verso le ingerenze di Carlucci, di Pinco Pallino o del malcapitato impresario-genitore di turno serve solo a rendere grottesca (o funerea) la situazione dell’insegnante che adotta testi vecchi, di vintage o finto-nuovi senza perplessità e considerandolo un suo sacro privilegio. Del resto, considerando l’abbondanza delle fonti di informazione e di testi scaricabili gratuitamente dalla rete potremmo dire che i libri scolastici vivono di una vita artificiale, ma che anche la scuola non sta tanto bene. 

Centomila, una, qualcuna – Notecellulari di Mariaserena Peterlin

Il 30 Ottobre del 1996, alle 13.04 ho aperto questo  mio primo Blog: notecellulariDisegno Nicola_03 002 iniziando la mia navigazione ed esperienza di blogger. Senza nessuna erudizione o informazione in materia ho chiesto le istruzioni base ad Elena, mia figlia, che mi ha semplicemente passato l’indirizzo di splinder e mi ha detto: registrati, trovi tutto man mano che vai avanti. Ho scelto il mio avatar, la foto qui a fianco, e mi sono buttata. L’idea iniziale era quella di dare visibilità al mio primo libro “La mia classe non è doc” che non avevo ancora stampato e, pur avendo provato senza convinzione a inviare a quattro editori, mi scocciava continuare a proporre come una postulante. 
"Farò da me" pensai. Qui dovrei aprire una parentesi, cosa che non farò, sulle recenti scelte editoriali relative a scuola e dintorni. Fatto sta che l'avventura ha preso molte altre direzioni.

Insomma da quella data è accaduto molto e potrei raccontarne tante.
Scrivo queste righe solo per trasmettere e partecipare la mia soddisfazione e gioia per aver fatto questa scelta che mi ha permesso di incontrare moltissime persone, di scambiare idee, di incrociare percorsi e di imparare.

Oggi il contatore di Notecellulari, blog capostipite degli altri aperti nel tempo su varie tematiche tocca i 100.000 contatti. Per quel che vale o non vale un contatore, io lo considero comunque un punto di partenza. E va bene così.
 

Per festeggiare mi sono riletta il primo commento ricevuto, quello di Davide un mio ex-alunno che mi scrisse:
allora sono le 0.40 e io sto qua a leggere ^_^ mi sono divertito parecchio hehehe!!! grande grande ho anche provato un po’ di nostalgia nel fatto di non stara piu in classe con lei e poi mi fa strano vedere di quante cose lei più che altri sia riuscita a capire e vedere in noi. 
ciaooooo!!!!”