Archivi del mese: settembre 2012

Il bravo insegnante lo sa

Abbiamo iniziato, con “Idee per la scuola”,  a rendere disponibili le sintesi delle discussioni avvenute tra gli insegnanti del network La Scuola che Funziona. Sono online. La prima è questa:  “Il Bravo Prof “.

A proposito di questo argomento, complesso e certamente da non considerarsi concluso, e a proposito di un’interessante riflessione di Francesco Consoli, che riguarda il tema da vicino, aggiungerei solo un breve e personale pensiero collaterale.

Fare l’insegnante significa aver scelto un lavoro difficile, spesso non supportato da elementi essenziali; si affrontano infatti un insieme di grosse difficoltà oggettive molto spesso presenti contemporaneamente. Ed è anche vero che l’inerzia non penalizza mentre l’agire, spesso, sì. 
Tuttavia questo mestiere non è un mestiere come gli altri e io non mi rassegnavo allora a farlo passivamente come adesso non riesco a parlarne passivamente. La vita a scuola è vita di relazione; se non ci si sente adatti è meglio non fare l’insegnante; se ci si sente adatti e ci si mette in quella prospettiva, allora la relazione è la chiave per iniziare a lavorare coi ragazzi. E forse sarebbe utile assumere la mentalità del seminatore più che quella del costruttore o del manager. Preparo, rifletto, lavoro, rifletto, semino, attendo: verifico me stesso e il mio risultato: ma so, devo sapere, che non dipende solo da me.

Il sigillo di Dio ci fa tutti a sua immagine, anche se sofferenti o emarginati

Non è sempre facile intendersi e non solo perché spesso possiamo avere riferimenti culturali ed esperienze diverse, ma perché pensiamo che per dire ed essere efficaci occorra escogitare qualche argomentazione insolita o convincenti artifici retorici.
Invece l’insolito e il convincente sono solo una pallida rappresentazione quando la realtà di ciò che affermiamo è mediata solo da un riferimento culturale limpidamente dichiarato.

Ecco perché, imbattutami su Facebook in un post chiaro e profondo del mio amico Aurelio Romano, autore di vari testi e del bel libro Fides et ratio per tutti , ho pensato di ribloggarlo qui, senza commento e solo con questa mia piccola nota introduttiva ed informativa. Condivido la trasparente bellezza ed onestà di queste parole una per una. E ringrazio l’Autore.

“Vado in giro per il quartiere, per la città, e vedo un sacco di gente con problemi.Spesso sono anziani, ma non necessariamente: molte volte si indovina qualche disfunzione psichica, e sempre si rilevano emarginazione e sofferenza.
La società li considera rifiuti, e in questo dimostra di avere appreso molto bene la lezione di Nietzsche: deboli, esseri inferiori, gente che non è sufficiente ignorare, perchè il «superuomo» deve aggiungere un atto almeno interiore di disprezzo.
Al di fuori del cristianesimo, nessuna dottrina ha mai proposto al mondo la «morale degli schiavi», quella appunto che attribuisce valore a queste nullità deambulanti (o non deambulanti). Solo il cristianesimo o, al di fuori di esso, singole persone ispirate, riconoscono nell’ometto strambo, che parla da solo per strada, il sigillo di Dio: e non semplicemente quello della creazione, ma della creazione a Sua immagine e somiglianza; per la quale cosa l’intero firmamento non può competere con l’ultimo «scemo del villaggio».
Io sono fiero di appartenere alla scuola di quel Maestro ritenuto oggi troppo «buonista».
Poi, essendo un tipo trasgressivo, non voglio intrupparmi con i nipotini di Nietzsche, sai che scelta originale…
Chi si schiera da quella parte, cerchi di guidare con molta prudenza la sua automobile: se si schiantasse contro un muro rovinandosi il bel musino, potrebbe da un giorno all’altro passare dai «superuomini» agli schiavi…” – di Aurelio Romano

Essere cristiani in perfetta letizia è possibile?

E’ amaro costatare come sulla figura del Cardinale Martini si stia mettendo in atto una corsa più o meno mediatica a mettere il cappello (cardinalizio?), ovviamente post mortem, sulla “sua” laicità, sull’eugenetica e su altri temi che vengono trattati a volte con la sensibilità e l’attenzione che richiedono, ma molte altre volte con la scioltezza riservata alla domenica calcistica. Pazienza. Ma dopo aver ascoltato e letto, su web e non, varie opinioni, mi aumenta l’amarezza per il fatto che le sorprendenti adesioni di gente come Fini o Casini o Berlusconi e soci alla religione (quale poi sia la loro religione mi è incomprensibile, ma pazienza) aumenti il grado di avversione frettolosa nei confronti del cristianesimo e della Chiesa che non è nata né per essere Azienda, né per gestire Banche, né per fare i patti con Cesare (leggasi la politica).

Ignazio di Loyola
fondatore della Compagnia di Gesù

Il cardinale Martini, gesuita (appartenenza che dovrebbe far riflettere), non è utilizzabile come una icona da stadio, ma può reggere anche questo. Ci prenderemo, come cristiani, dunque, questa amarezza, da scomputare come tempo di purgatorio… non si sa mai. Nel frattempo, chiedendo aiuto adesso a S. Francesco, anche questa potrebbe essere perfetta letizia perché il buon messaggio dialoga, anche attraverso i secoli. Capiremo dunque meglio quando sarà il tempo per capire. Mi permetto di pensare che la verità della fede non ha la nostra fretta, e che il nostro tempo non è uguale a quello dei santi.

per dire a tutti che la morte ancora
è stata vinta, ancora Dio è vicino.