Archivi del mese: luglio 2012

Amianto – assolti gli assassini, tornano le disuguaglianze sociali

il Simplicissimus

Anna Lombroso per il Simplicissimus

E tutti a dire che la sentenza di condanna del management della Thyssen aveva un valore storico. Io compresa. Ma a pensarci bene è più immersa nella storia quella di ieri che ha negato l’assassinio da lavoro, assolvendo gli ex dirigenti di Montefibre di Acerra di ben 87 omicidi da amianto: sono stati condannati alla pena di un anno e otto mesi, poi sospesa, per una sola delle morti per cancro. Accusati di omicidio colposo, con la sentenza di ieri gli otto imputati dovranno risarcire il danno esistenziale agli operai sopravvissuti, sono due le prescrizioni, per i restanti 85 decessi il fatto non sussiste. Che tanto quella brutta storia è finita nel 2004, quando la Montefibre – la principale società mondiale nella produzione e vendita di fibre acriliche e poliestere – ha cessato ogni attività nel comune di Acerra. Non c’è più legge nè comandamenti…

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Avvistare una buona occasione, da un Minareto

Leggo nel blog Mutter Courage di una cara amica insegnante, germanista e valente traduttrice un brano che, come a volte accade, mi porta momentaneamente in un’altra direzione, alla ricerca del tempo perduto.

Scrive Anna  Maria: Mi succede altresì di inserire intenzionalmente, nel bel mezzo del lavoro su un testo letterario, nel delicato passaggio dalla contestualizzazione alla storia della ricezione (il testo letterario è La parabola degli anelli, da Nathan il saggio di Lessing, il quale a sua volta rielabora una novella di Boccaccio), la parola “minareto” e di ricevere in cambio, dallo stesso volenteroso studente, la domanda “Ma che è un minareto?”. Alla domanda viene data una risposta, che parte, come ritengo doveroso e proceduralmente corretto, dal suo significato originario, per poi allargarsi a contesti d’uso e connotazioni del termine. “

Flash! Ecco quello che mi manca della scuola, la cartina di tornasole della domanda imprevista, del contropiede su un significato che appare scontato ma non lo è  : ” Ma che è un minareto?”
Sarebbe certamente accaduto con ragazzi delle medie, o di media superiore. E in quel caso il libro, la nota a commento, il dizionario non bastano; debbono entrare in gioco, a meno di non volere perdere una buona occasione per dirigere bene la loro curiosità di ragazzi, l’empatia, la connessione, la trasmissione da insegnante a studente

La domanda su un significato rappresenta quella specie dell’ “apparir del vero” che giustifica quello che tu, insegnante, sai. E lo puoi giustificare facendogli prendere davvero senso solo nel trasmetterlo e riuscendo non tanto spiegarne il senso come un dizionario, ma contestualizzandolo e dimostrando quel legame che, per antiche strade sempre nuove, ci conduce al futuro percorrendo il margine del quotidiano.

Altrimenti la nostra sapienza è sterile mestiere.

Manda il curriculum

Circa un anno fa un amico mi chiese la cortesia di rivedere un paper da presentare a uno di quei convegni sulla didattica promosso annualmente da un’associazione che qui chiamerò tizio-caio. In realtà si trattava di riscriverne varie pagine (che in occasione di chiamata a soccorso vengono chiamate paginette).Sono una che non riesce a negarsi a una richiesta amichevole e garbata e accettai.Fu un lavoro impegnativo. Per di più in questi casi devi adattarti a un format, tener conto di quello che dicono altri e coordinare pensieri e parole espressi in interventi diversi. Insomma mi ci impegnai.Andò in porto: ossia feci il compito. Chiusi il lavoro e spedii via email, naturalmente. Click. Fatto. L’amico mi chiama, affettuosamente grato, e …
–        Manda anche il tuo curriculum
–        Il mio curriculum? Ma …
–        Tranquilla, è la prassi
–        Sì capisco, ma io sono un’insegnante adesso in pensione, scrivo, bloggo, partecipo e leggo, faccio altro. A che serve un curriculum? Mica cerco lavoro
–        È la prassi. Sei in un gruppo di Autori, e come Autore deve esserci anche il tuo

Insomma, imbarazzatissima scartabellai tra i curricula altrui per orientarmi.
Scartato, ovviamente, il formato del curriculum europeo, lessi e compitai.
Mi accorsi che in molti abbiamo biografie (o autobiografie?) perversamente parallele.
Siamo umani con un’attività e una vita, ma il curriculum non parla della vita.
Vediamo allora: si può, arrivati un bel pezzo avanti nelle nostre esperienze e sentimenti, passioni e disincanti, descrivere o render conto di un’attività senza dire chi siamo?
Grave imbarazzo mi colse.
Sarei riuscita a dire  chi sono se fossi riuscita a descrivere puntigliosamente tutti gli studi, abilitazioni, corsi e ricorsi, aggiornamenti e appallamenti, pubblicazioni e frustrazioni, esperienze di lavoro pagate e donate allo stato o a studenti, sostituzioni di chi aveva troppo da fare per … , convegni, forum, congressi, aggiornamenti, organizzazione eventi, viaggi di lavoro, progetti e tutto quello che avrei potuto raccattare tra carte e memoria?
Avrei potuto dimostrare che sono nociva/benefica o che sono utile/inutile?
Che ho lasciato segni o sassi dietro di me?
Avrei potuto dire quali sono le mie idee e valori, difetti ed errori?
No. Arriva un momento della vita, e non parlo solo di età, in cui ci si può liberare dalla vanità sociale e ti rimane dentro, se sei fortunato, la dignità personale.
E allora descriversi in un curriculum è piuttosto farsesco.
Alla amichevole richiesta di curriculum risposi : facciamo così, metti solo Maria Serena Peterlin – Insegnante Scrittrice
E mi pareva di aver già fatto troppo danno…
(E poi definirsi scrittori si può anche fare, ma insegnanti è davvero già una bella presunzione).

Lei scrive poesie?

Vedo un bannerino su fB.

Manda ora la tua poesia !! – (esorta la scritta)

Ok, mi dico; pesco la prima che mi capita rovistando tra i miei files, copio-incollo ed invio. Allegando un n. di cell. Poi me ne dimentico.

Dopo qualche giorno il cell suona:

– Salve! lei ci ha inviato una poesia! –         

– Che? Chi? io?? –

– Sì certo, è lei Maria Serena ecc ecc?

– beh sì!

– E la sua poesia inizia dicendo “nuvole  ecc ecc…

– ah quella! sì è mia.

– E’ inedita vero?

– sì.

– Sarà inclusa nel nostro sito.

– ah.. ok

– Non la sento emozionata…

– ah… no, dovrei esserlo?!

– Beh… dovrebbe essere contenta! E’ stata letta dal grande poeta XYW

(Mai inteso… mi dico,  sicuramente è colpa mia…ma sono gentile e rispondo gentilmente.)

– Grazie.

– Ma lei scrive poesie?

(oh che purga st’omo! penso ma non lo dico ovviamente)

– Sì scrivo poesie.

– E le pubblica?

– Auto-pubblico da sola.

(rispondo ormai allo stremo e sperando di chiudere)

– E perchè? Non pensa di pubblicare con un editore?

– Mai cercato editori. Le mie cose devono restare mie.

– Oh! beh lei potrebbe vincere la selezione e la sua poesia potrebbe essere inclusa nella nostra antologia ed essere premiata.

– Correrò il rischio. Grazie!

– Allora signora la saluto. Se vuole vedere la sua poesia pubblicata nel nostro sito vada a www. pincopallo .che.ne.so.com.

– Perfetto.

(che pazienza che ce vò…. dindolì dindolò; mi piace fare l’orsa polare a volte… ihihihih)