TRAME VIRTUOSE ed EDUCAZIONE: Atena ed Aracne

E fu ancora notte e ancora mattina,
e fu ancora sole
e fu ancora nuvole e pioggia.
Nulla si ferma, tranne l’uomo che si lascia vivere.
Tranne chi, prima ancora di iniziare dice che sa già come andrà a finire.

Questo atteggiamento è frequente, sciaguratamente frequente anche nel rapporto tra adulti e giovani. Non è la scuola ad essere malata, né la famiglia.
La malattia è nel conformismo che si adegua, è nella pigrizia di chi ripete ripete ripete, è nella paura di chi non rompe lo schema né cambia strategia.
La malattia è la sisifea ottusità: o non si è passivi o si replica, e non chi non riesce a spezzare la spira avvolgente della rassicurazione vive la situazione dell’insetto, preda del ragno. Irretito, paralizzato e messo vivo in dispensa per la ragnacea discendenza.

Possiamo continuare a mantenere viva l’aracnide a spese nostre?
Ci sono forme del presente che ci sprofondano nel passato, mentre ci sono miti che ci proiettano nel futuro.
Possiamo dimenticare che quella di Aracne fu una condanna di una Atena irritata contro la bellezza dell’invenzione meravigliosa di una tessitrice?
Sarebbe davvero firmare una resa, e senza condizioni.
E gli adulti, se tali sono, non possono insegnare ad arrendersi.

***
Riprendilo in mano il telaio
riprendi con forza il tuo filo
e pensa già tutto il disegno;
lasciando che il cuore lavori
tu tessi, scegliendo i colori.

Riprendi quel filo, quel pettine
e passa la trama vivace
veloce con l’agile ordito
che chiede soltanto la luce.

Riprendi il lavoro al telaio
e immagina, a liberi voli.
Non spezza quel filo il coraggio
di nuovi disegni, né voli
ronzanti d’insetto
che vola nell’aria dorata
per fare al pedante un dispetto.

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