Archivi tag: vecchi e giovani

Over 60: un sostegno coi piedi di vetro

wp-1585849737549.jpgBreve: ci avete massacrato per anni dicendo che le età, quelle età della vecchiaia, erano cambiate e che prima dei 75 non si era vecchi.
Poi è arrivata l’epifania del virus, e la pessima definizione di “fragile”.
Eccallà si direbbe con slang già desueto.
E non rifaccio la pappardella: over 90, 80, 70, 65… ma poi arrivano i 50 con patologie. E le donne no e poi le donne sì.
Mi sono innervosita parecchio.
Facciamo che si tirano i dadi come al gioco dell’Oca?
O torni indietro o sei fuori.

Mi sono stancata. Fino a 3 mesi fa i nonni erano senza età e “preziosi” (diciamo come l’oro? ) sostegni delle famiglie giovani.
Eh i giovani! Con qualche aiutino anche fino a 52/55 anni.
E attivi sul lavoro anche fino a 70.

Poi arriva covid19 .
E quell’oro prezioso diventa fragile, dunque vetro.
E noi qui, finalmente fermi: assisi sullo scranno che spetta alla vecchiaia, chiusi come sottaceti nel barattolo, a inspirare aria dallo spiraglio della finestra cercando anche di capire se si respira profondamente o arriva la tosse.
E come svago? Allucinanti minacciosi talk e tg.
E come botta di vita? Acchiappare uno slot libero per la consegna dalla spesa online: si deve pur mangiare (magari poco).
Nessun comunicatore né medico né giornalistico né scienziato né politico (e lasciamo da parte i parroci che c’infestano coi videini per le prediche in streaming pretendendo di consolarci), nessuno ripeto ha omesso di definirci FRAGILI!

Possin’acciaccavve!
Mi basta guardare la pelle delle mani per vedere che non son più quelle di quando dattilografavo la tesi di laurea.
Mi avete stancato tutti. E specialmente i virologi.
Non è la bellezza che ci salverà, perché noi non siamo più nemmeno belli.
Però l’amore sì.
E non le paternali sulla fragilità; quella ce la siamo sentita benissimo, e assai prima di tutti i predicozzi, tra ossa e pelle, tra respiro e fiatone, tra fastidio e stoicismo verso quel vostro mondo esibizionista e aperitivo-dipendente che voi rimpiangete, ma io no.
Davvero parecchio fragile è ormai solo la mia sopportazione: la pazienza è finita, andate fuori dai piedi.

Voglio vivere, ma d’affetto.

Il tanto che abbiamo avuto

primo giorno scuola

in II Elementare

Quando sento parlare di “generazioni che hanno avuto tanto mentre oggi i giovani non hanno lo stesso benessere” mi sento quasi male, e vorrei ristabilire alcune verità, ma non di quelle basate su demagogie o reazioni sentimentali.
Solo storie vissute e fatti veri, cronache della mia infanzia.
Voglio parlare di casi veri reali, di persone vere come i miei coetanei e coetanee (ma potrei parlare, per qualche episodio, anche di me stessa) e poter dire cosa  fosse, se c’è, di quel “tanto” che avrebbero avuto, che avremmo avuto.
Oggi voglio ricordarmi solo di una compagnetta di scuola: Laura che era la più brava della classe, eccelleva su tutti.
Laura aveva i capelli neri che le scendevano sulle spalle in lunghi e neri boccoli; era una bambolina. Ma i suoi vestiti, sotto il grembiule bianco obbligatorio in quegli anni, sapevano sempre un po’ di selvatico.
Laura aveva la faccina sempre abbronzata, era figlia di contadini e veniva a scuola da sola, a piedi, dalla campagna.
Perché me ne sono ricordata?
Forse perché si dice che vivessimo nel benessere, ma io so che la nostra maestra aveva organizzato, spontaneamente, noi bambine, in modo che la piccola Laura (ovviamente metto questo nome di fantasia) fosse a turno invitata a pranzo a casa di qualcuna di noi.
Laura, che ci aiutava sempre nei compiti perché era la più brava e intelligente, non aveva abbastanza da mangiare; ma questo l’ho capito solo molto tempo dopo.
Ecco chi aveva tanto ieri, ecco cosa aveva.
E meno male che portavamo il grembiule che, almeno all’apparenza, ci rendeva tutte uguali.

Le colpe dei vecchi politici (con o senza leopolda)

Come sostiene il nuovo Masaniello o Cola di Rienzo, personaggi che la Storia nel suo lungo e non sempre silenzioso cammino non manca di proporci periodicamente, la vecchia classe politica ha colpe gravi. E non si tratta di quelle di aver perso voti.
Lui, Matteo-Masaniello-Cola, se la prende con i vecchi del suo Pd, ma potremmo negare che quelli degli altri partiti siano innocenti e che le devastazioni a cui assistiamo li esonerino da responsabilità?
Il fatto è che i vecchi, o le vecchie generazioni, le loro colpe le hanno e sono evidenti. Hanno anche grandi meriti, ma il riconoscerli non appartiene alla famelica e arrembante brama di potere della gente nuova e possiamo questa volta tacerne.
Aver lasciato crescere la corruzione,  aver trasformato la politica in una sorta feudalesimo vergognosamente volto ai vantaggi personali, al nepotismo, al familismo, aver concesso che scandali fossero riassorbiti nel magma e che il potere si ammantasse di privilegi inossidabili e, il che è forse più grave se possibile,non aver maturato un pensiero in grado di sostenere il confronto col presente sono colpe gravi. E altre che tutti sappiamo potremmo aggiungerne.
Ma la più odiosa è probabilmente quella di non aver voluto e saputo educare e far crescere una nuova generazione di politici colti, responsabili, seri, preparati.
E, senza farla troppo lunga, ecco qua il Masaniello populista, il tribuno arrogante o, se preferite, il vitello d’oro in bluejeans abbarbicato ai twitt.
Non sorprende che si diletti a ghignare sull’uso del digitale secondo lui sconosciuto ai vecchi. Sorprenderanno solo coloro che lo voteranno ancora: alcuni di noi possono aspettare e verificare. Ma chi ha perso lavoro, speranza, futuro non può aspettare e non porta a casa il pane della leopolda.
E questa è una colpa vostra, vecchi politici, e non provate a negarlo. Colpa vostra. Maxima culpa.
Noi cittadini comuni abbiamo educato i figli molto meglio, e la maggior parte di questi nostri figli subisce dignitosamente i colpi di avversa fortuna o, meglio di avversa politica. Colpa vostra. Gli sbeffeggiamenti del vitello d’oro leopoldino ve li meritate tutti.

Unomattina e il verbo montiano secondo bocconi e ab_bocconi e via con lo slogan su vecchi e giovani

Il palinsesto televisivo non si smentisce nemmeno in piena fusione agostana. La rigida sequenza è pressoché liturgica: la mattina inizia con le pseudo-news che aperte dallo stilema “ilpremiermonti ha detto”, continua  con un dialogo tra un manipoletto di esperti, segue una rubrichetta di medicina dosata ed allarmante che ti aiuta ad anestetizzare la paura della crisi con quella del colesterolo o del neo o del calo ormonale e a seguire, ad libitum, vanno in scena consigli per gli acquisti al mercatino rionale, le ricette e le giulive preparazioni culinarie. Del pomeriggio-sera tacere è bello, anzi meglio. L’indomani si replica.In questa fiera di luoghi comuni passati al microonde si propone anche lo stand di Unomattina estate dove non mancano originali argomenti pensosi: oggi ad esempio si parlava degli under 40 precari e ipersfigati VS gli over 50 stabili e ipergarantiti.
Non se ne può più. Ma forse questa insofferenza riguarda il cervello e il fegato di chi pensa, e non il pubblico abituale di rai 1 o affini.
Fa dunque bene ilpremiermonti a snocciolare la sua giaculatoria a Rimini.
Fa bene perché è ragionevole approfittare dell’onda propizia (e lui ha appena lusingato un’area politica) per accendere una lumino sulla, secondo lui, possibile fine delle crisi.
Fa bene perché se è vero che “chi pecora si fa il lupo se la mangia” allora vale anche la proprietà reciproca “chi lupo è si mangia la pecora distratta.”
Fa bene perché non spetta a lui accendere il riflettore sulle vistosissime smagliature di un ragionamento, più patacca di un elogio del pedalino bucato tutto da scrivere, che sempre più abbocconi prendono sul serio.
La contrapposizione tra presunti giovani under 40 e presunti agiati over 50 è infatti smaccatamente strumentale alla voluta frantumazione della unione sociale che esisteva nel nostro paese e non solo.
La contrapposizione giovani vs vecchi è una sorta di pensiero dominante creato per disinnescare la solidarietà costituita da una virtuosa catena sociale e che in passato aveva ottenuto proprio gli stessi diritti che oggi ci sono negati.
Quella catena sociale era costituita, in qualche caso, anche dalla solita famiglia italiana, ma in altri casi da una consolidata tradizione culturale di fratellanza tra cittadini e si va spezzando anche chiudendo ospedali, tagliando posti di lavoro, erodendo cultura e sviluppo e non solamente allungando l’età pensionabile o potando l’albero del welfare.
Lo slogan sciorinato quest’oggi nel tendone del lunapark unomattina proclama che “i precari stanno pagando le pensioni a chi ha lavorato 40 anni ed adesso si gode da maiale pasciuto i suoi diritti garantiti”. Beh, davvero avvilente per chi ci crede.
Tuttavia si sta riuscendo, con la complicità di accademici, sociologi, economisti ecc a far passare per credibili dei semplicistici slogan cancellando, nel contempo, la nostra storia sociale.
Inutile dunque tentare di ricordare che i precari sono comunque nipoti o figli di chi li sostiene, con affetto e denaro, e che oggi ha ben poco da godere vedendo come sono trattati i suoi “giovani”.
Potremmo anche dire che le false vacanze e i cortile dei vergognosi di cui ha parlato Anna Lombroso nel Simplicissimus2 sono una realtà non solo per i precari.
Potremmo anche ricordare che i diritti sono sempre stati una conquista e mai una concessione o anche semplicemente documentare l’orda, (evidentemente anaffettiva e gaudente?) di nonni, a volte un po’ barcollanti, che impestano le strade di paesi e città con nipoti di tutte le età da accompagnare a scuola o al parco, per cui far la spesa e cucinare, da vestire-lavare-intrattenere, a cui comprare scarpe e videogiochi.
Ma chi ascolterebbe, e a che servirebbe di fronte agli argomenti di premiermonti o elsafornero?
Grandi giornalisti, accademici, pubblicisti e opinionisti hanno il megafono e forse non è azzardato immaginare che abbiano precise istruzioni.
Noi, al massimo, abbiamo nostri pensieri, sentimenti e parole che arrancano per difendere la nostra storia personale e quella della nostra Repubblica, nata dalla Resistenza (come si osava dire una volta) e nella quale la generazione degli adesso ottanta-novantenni, che lentamente si spegne, ha ricostruito il paese lavorando e non facendo le pratiche per false invalidità.
C’è rimasto appena solo il tempo per la domanda di riserva: quando anche tutti questi vecchi presunti agiati e agevolati saranno spenti, e non ci vorrà molto, vedremo finalmente lo spread azzerato, il merito premiato, i posti di lavoro disponibili? Signor premiermonti lei profetizza dall’alto del suo aplomb cipressino, non ci dica altro per favore. E non ci faccia lezione. Ci basta, e avanza, Rai 1.