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E tu con chi stai?

 

maxresdefault-1Sì bisogna schierarsi; bisogna smetterla di fare i pesci in barile, di essere quelli che ammiccano e sorridono di là e di qua e cercano di compiacere chiunque sottraendosi al dovere di prendere una posizione.
Ma aggiungerei che schierarsi non dovrebbe portare necessariamente ad aderire a movimenti, a sigle, organizzazioni, partiti o associazioni e così via già esistenti e in cerca di consenso. 

A volte sembra presuntuoso chi voglia elaborare un proprio pensiero o una opinione frutto di ragionamento personale; ma in realtà abbiamo bisogno sempre, e in questo tempo dell’oggi in particolare, di elaborazione critica, di riflessione attiva, di confronto personale.
Non sempre aderire a una linea di pensiero o di comportamenti o di azioni come, ad esempio, versare i famigerati 2 euro con il cellulare o 5 da fisso, schierarsi con chi riesce a coinvolgere emotivamente o a fornire una spiegazione dei fatti che possa apparire convincente porta a prendere buone decisioni. 
Non sempre aderire significa scegliere bene. Siamo subissati da condizionamenti potenti. E può accadere che la bacinella di Pilato sia una soluzione involontaria e in buona fede: se lancio un insulto al razzista e dono due euro e sono a posto.
Razzismo e fascismo sono crimini, ma dichiararsi antirazzisti e antifascisti è anche troppo semplice, se uno dice cosa non è riuscirà anche a dire cos’è? 
Abbiamo bisogno di idee, di ideali, di valori che sono la cosa più importante, ma anche di ideologie e di politica per realizzarli.
E per realizzarli abbiamo bisogno anche di una bandiera sotto cui impegnarci. Oggi troppo facilmente se da un lato si dice che i vecchi partiti hanno finito il loro tempo dall’altro si sente rispondere che non ha più senso parlare di destra e sinistra. E se da un lato nessuno si dichiara razzista o fascista dall’altro le accuse di fascismo e razzismo piovono peggio che i coriandoli a martedì grasso. Se è vero che viviamo un tempo difficile è anche vero che si cerca di farci apparire semplici le scelte che ci vengono sottoposte; valgono, a questo proposito sia l’esempio di chi voleva semplifica il sistema elettorale per sapere, dopo poche ore, chi aveva vinto ed avrebbe governato, sia l’esempio di chi dice chiudo i porti e così finiscono il commercio di donne e uomini e nessuno muore più in mare. Semplificare, a parole, è facile.

Per mia sfortuna io sono molto complicata.

Crì-crì e Crax-crax

Crì-crì & Crà-crà

C’è chi si mette degli occhiali da sole
per avere più carisma e c’è chi invece
gli occhiali se li mette dove duole
e dove, caso mai, non batte sole.

Ed è così che s’apre la gran danza
che, senza nemmen troppo mal di panza,
partorisce la terza maggioranza
che Trasformismo si chiama o transumanza.

La storia ce lo insegna ma si sa:
Cavour, Depretis e Giolitti o i nostri eroi
coi baffi o senza baffi,
c’è poco da cambiar.

« Se qualcheduno vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma, se vuole trasformarsi e diventare progressista, come posso io respingerlo? » (Agostino Depretis, Stradella 1882) cfr: Trasformismo

Crollano cariatidi: alla ricerca della sinistra perduta

Sileno

Sia risparmiato a chi perde, il disonore di essere sbeffeggiato a patto che rifletta e si metta a disposizione del futuro evitando protagonismi e vittimismi.
Ma ne sarebbe capace?
Chi ha assistito, o peggio, ha partecipato all’errore acconsentendo vuoi per piaggeria, vuoi per comodità o per quieto vivere oggi dovrebbe abbassare il livello del rancore e della rabbia e mettersi a ragionare senza sbiancare dalla paura, pur giustificata.
Ma esiste ancora la virtù del dubbio?
Il dubbio dovrebbe suggerire di non perseverare nell’errore.
A chi infatti giova prendersela con un 25% di presunti traditori che nel PD di Bersani rifiutano cariatidi di eccellenza, prima Marini e poi Prodi, umiliando quest’ultimo con  eloquenti numeri da rubamazzo?
E poi perché definir traditore chi non obbedisce e probabilmente ha dato segnali ignorati da vecchie prassi autoritarie?
Ma traditori di chi, di che?
Se tracima questo irrazionalismo bilioso tra un altro po’ di dirà: ecco cosa succede a mettere troppe donne in lista o troppi giovani o troppi che non vengono dalla politica. E non saremmo allora alla completa cecità dell’arroganza politica?
Sembra invece molto più probabile che si siano fatti una serie ostinata di errori di valutazione prendendo, una dopo l’alta, decisioni fallimentari e si sia immaginato che bastasse accordarsi tra vertici e caporali, mentre oggi le basi contano molto, specie se contrarie e incazzate.
Come non pensare che chi vive il quotidiano, o proviene dalle basi, o deve render ragione ai propri elettori, spesso conosciuti o che ti rintracciano in rete tramite twitter, blog, fB, non avrebbe potuto votare il professore svolazzante tra un incarico e una prebenda o il rudere vecchio sindacalista (con quello che hanno lasciato passare i sindacalisti sulla pelle non del 25% ma di tutti i lavoratori, specialmente i giovani)?

Forse sarebbe meglio smettere di cercare colpevoli da demonizzare. E’ il momento invece progettare e costruire, anche valorizzando l’intelligenza collettiva, il patrimonio che si è voluto dimenticare e l’energia di nuove generazioni. Occorre puntare, con passione, su idee ed ideali guardando alle persone.
Altrimenti si perde la rotta e prevarranno i berluschini, ma passeranno anche loro, come i lanzi del Wallenstein faranno altri danni, ma passeranno.

“Voto utile”, il mio no – di Mariaserena Peterlin

Immagine elezioniBersani, Monti, Berlusconi e i loro fervorosi coristi conducono, come ognuno può costatare, una campagna elettorale in affanno e non priva di vistose svirgolate di stile, ma che vuole apparire razionale e ragionevole facendo appello a un voto utile alla governabilità responsabile e affidabile.
Voteremo tra pochi giorni secondo le regole di una legge elettorale che conosciamo e che i suddetti, per varie ragioni, hanno omesso di modificare durante la legislatura appena scorsa pur parlandone continuamente.
Dunque la questione appare cornuta o, se si preferisce, biforcuta.
Da un lato il porcellum, dall’altro come ottenere la conseguente utilità del voto. In realtà dovremmo dire che la questione è triforcuta perché c’è un ulteriore condizionamento esibito autorevolmente dai suddetti. È il risultato dei sondaggi fino a ieri l’altro sbandierati, come direbbe un romano un po’ burino, da tutti i pizzi e che vedrebbe salire minacciosamente e di volta in volta la rimonta, il calo, lo stallo, il grillismo e così via.
In realtà questa sorta di tridente intimidatorio non basta a esaurire le nostre preoccupazioni perché anche l’informazione mediatica gioca il suo ruolo.
Il campo dove si svolge la contesa è infatti, quasi esclusivamente, la televisione dove giornaliste e giornalisti sono interlocutori, conduttori o moderatori spronati da evidenti compulsioni ad apparire e fare audience tanto che spesso sembrano dare la precedenza a quella invece che allo stringere sull’analisi degli argomenti messi in campo della propaganda elettorale.
Al cittadino elettore-telespettatore, e non solo, infatti, appare chiaro che di questo si tratta: un susseguirsi di meri show di propaganda dispiegata a botte di slogan, effetti speciali e scontri ultra vivaci o grossolani e non di divulgazione e spiegazione ragionata sul confronto di programmi. Anche perché i programmi sono tutti genericamente simili e si potrebbe dire, parafrasando ed invertendo il solito Manzoni, che il romanzo che stiamo, ahimè forzatamente leggendo, abbia l’utile-voto per scopo, le balle per oggetto e la noia per mezzo. E potremmo facilmente dimostrarlo prendendo a prestito poche perle a caso da un lessico sempre assertivo e mai argomentativo dei leader: bersani “vi potete fidare solo di noi” ecc, monti “vi ho salvati dal baratro”, o berlusconi “aboliremo, restituiremo”.
Tutto tecnico insomma, tutto razionale, tutto esente da dimostrazioni logiche, tutto piattamente condizionato dall’imbarazzante tridente  porcellum-sondaggi-utilità mediaticamente espressi.
E così la passione civile va a farsi seppellire insieme alle idee, agli ideali, alle convinzioni, alla nostra tradizione culturale e, perché no, a quelle che ci presentano come obsolete cariatidi ideologiche: la destra e la sinistra.
Si vogliono disinnescare ed esorcizzare destra e sinistra che invece non sono finite e antistoriche, tanto è vero che la prima fa ancora oggi pesanti danni e compie violenze più o meno mistificate e la seconda esprime ancora un insieme di diritti fondamentali che danno fastidio ai signori del tridente.
La sinistra vuole esistere ed esprimersi anche con persone e soggetti politici impegnati a difendere principi base, come la distribuzione equa della ricchezza, la giustizia sociale, l’eguaglianza e il diritto reale al lavoro senza i quali proseguirà l’infame corsa alla svendita di persone, cultura e anima di questo paese.
Ecco perché trovo irritante ed offensivo l’invito al voto utile.
Il concetto di voto utile o di scelta tecnica sono una sorta di spot pubblicitario che impone, appunto, una scelta unica, o così o pomì, e vuole imporre di accettare ciò che è già stato pensato al posto nostro.
Molti di noi non riescono ad accettare un invito a far calcoli in base a sondaggi, peraltro autoreferenziali, la cui attendibilità è legata anche al momento in cui vengono effettuati e dai quali, per di più, risulta oltre un 40% di incerti o astenuti.
Il voto, invece, non è un tango figurato; è anche una scelta personale, una indicazione di pensiero, una possibilità di esprimere consenso (e allora che sia coerente almeno con la coscienza di chi lo esprime) o dissenso.
Di dissenso ce n’è tanto da esprimere anche perché in prima fila a resistere siamo in tanti, ma ancora avanti alla prima fila vi sono quelli che resistono alla disperazione, quelli che portano avanti la loro vita anche nel nome di chi se l’è tolta (e di cui ci si accorge solo per farne retorica da palco) proprio perché credevano nella dignità data da un lavoro negato dalla realtà ma garantito invano dalla disattesa Costituzione.
Non cediamo, perciò, ad una paura del disordine che deve intimorire solo chi lo causa. Se ci vogliono assoggettare o comprare rispondiamo chiedendo un progetto che restituisca i diritti costituzionali, la giustizia sociale e quella uguaglianza a cui sono evidentemente allergici. L’utilità può essere solo quella di una scelta coerente con un progetto di soluzione dei problemi e di risposta agli interessi del cittadino. E se per farlo capire dobbiamo votare formazioni diverse dai soliti noti lo faremo senza problemi e a testa alta.