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Atti eroici in luogo pubblico, ad esempio in parlamento

Sandro Pertini

In questi giorni ci hanno inondato di dati sulle elezioni presidenziali per cui tutti sappiamo che per eleggere, ad esempio, Sandro Pertini furono necessari sedici scrutini. Tanti? Però fu una scelta felice e, a distanza di tempo, possiamo ben dirlo e confermarlo.
Invece questa volta pareva che la velocità fosse essenziale; è vero che… la situazione, la crisi, l’Europa, i mercati, lo spread e tante altre urgenze drammatiche ci incalzano, ma ci si può anche chiedere se davvero non ci fosse più tempo o se la concitazione non fosse anche voluta e pilotata.
Ed è andata come è andata. No comment.
E tuttavia come non provare a rovesciare il pacco per vedere cosa c’è dentro? E come negare l’eroismo della resistenza sulla battigia del sesto scrutinio? si son fronteggiati gli spelacchiati franchi tiratori che facevano temere l’ingovernabilità e gli arcigni 5stelle che facevano paventare il disordine sociale, morale, politico e legislativo. Con tali avversari solo un Mago Merlino come Bersy poteva chiedere ad un Artù, casualmente attempatello, di estrarre la spada dalla roccia. Ne è uscita, invece di excalibur, una durlindana arrugginita: oh gran bontà dei cavalieri antichi! smessi gli atti eroici e ritrovata la follia tutti applaudirono: e fu subito caiman(o).
Nel paese dei lotofagi anche un collezionista di cimeli fa la sua bella figuretta.

Pochi congiurati e vita da beati?

A proposito di pochi e molti.
Come disse Giulio Cesare: “non facciamoci impressionare da solo ventitre (leggasi 23) facinorosi che ti minacciano di coltellate.
Fuori ci sono i Romani che mi amano, e sono MOLTI ma molti di più.” E morì. E finì la Repubblica. E iniziò l’epoca imperiale.
Quindi penso siano fuori strada coloro che ignorano con sufficienza quelli che dissentono dicendo che sono pochi, che sono una minoranza.
ne bastarono 23 per spacciare il grande Cesare, quello del Rubicone, quello del veni vidi vici, quello che arrivò in Inghilerra senza aereo

Molto di nuovo sul fronte Quirinale – di Mariaserena Peterlin

Quando il Movimento cinque stelle è approdato, con un foltissimo gruppo di parlamentari eletti dal suo popolo, a Palazzo Madama e a Montecitorio quei nobili palazzi costruiti da papi e da re, ricchi di storie e di riti politici sembrarono ritrarsi inorriditi come davanti alla discesa di novelli lanzichenecchi armati non di alabarde e bombarde, ma di altrettanto pericolosi tablet, smartphone e zainetti e di maniere un poco ruvide.
La storia è talmente recente che non vale la pena di rievocarla.
Vale però la pena di ricordare, con un filo di impertinente malizia, come tutta la stampa e tutti i parlamentare altri si siano espressi più e più volte con espressioni di disgustato snobismo verso quei  colleghi, cittadini eletti, che sono stati analizzati e studiati come insetti (beh… del resto son grilli_ni) repellenti ma resistenti al baygon.
Pur non essendo a mia volta grillina, non mi associo ad  appartenenze a formazioni politiche, ho pensato e scritto che non condividevo le critiche che consideravo espressioni, a mio modesto avviso, di pregiudizi snobistici, e ho pensato e scritto che sarebbe stato più ragionevole dialogare sempre e stare a vedere.
Ebbene abbiamo dialogato in pochissimi, ma tutti,ora, stiamo vedendo cose che quasi nessuno si attendeva.
Oggi una attillata Alessandra Mussolini con t-shirt (il diavolo veste prodi) ha liquidato da par suo la presidente Boldrini, amata dagli italiani, che l’ha richiamata vanamente all’ordine ricevendo una reazione strafottente e scocciatissima “io sono senatrice!”
E, ancora oggi, abbiamo assistito ad una performance alternativa e irrituale, con replica, dell’esercizio di voto eseguito dai disobbedienti del piddì.
I suddetti piddini disobbedienti infatti, a quel che si dice, non sanno che votare per il presidente “è una cosa seria…” e di fatto non contenti di aver  sbeffeggiato Bersani, Bindi e tanti altri maggiorenti del loro partito, hanno umiliato a sangue “i candidati di prestigio” e soprattutto Romano Prodi.
Non contenti fanno cucù.

Sarebbe strano chiedere a liturgisti ed pedagoghi di come si fa politica  se non sia il caso di fare un ragionamento diverso?
E dunque non sarà forse giunto il tempo che i puristi della politica di tradizione e i giornalisti osservanti la liturgia classicista si scelgano, per bacchettarli, allievi diversi dai M5S i quali, da ieri votano e sostengono non una Messalina, non Giggierbullo, non mamma Ebe, ma l’austero Stefano Rodotà su cui non si riesce a trovare, e non è un parere mio personale o originale, manco una pecca?

Il colle infinito, anzi sfinito

L

Lo Sfinito
Sempre caro ci fu quell’alto colle
e quel palazzo che di tanta parte
del vile cittadino il guardo esclude.
Ma sedendo e inciuciando interminate
ciance nei corridoi e disumani
intrallazzi e segretissimi accordi
lor nel pensier si fingon dove per poco
nostra pazienza dura. E come Cipro
odiam giunger qui da quelle stanze, noi nostra
infinita pazienza a quelle ciance
andiam comparando. E sopravviene l’ira,
e la crisi e i suoi danni. Così per quelli
cresce la vostra indignazione e mia
e ci costa un po’ troppo il Quirinale.