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Parisi, o caro…

Basta pasta. Caro Parisi, mangeremo brioches.

Il piatto di #pasta: partendo dai tempi del glorioso e ingiustamente diffamato Medioevo la pasta ha sfamato tutti, anche le persone che si potevano permettere solo quel piatto in tutta la giornata.

La pasta è stata recentemente definita un confort food.

La pasta è il pasto veloce, improvvisato è amicizia.

Ma i benpensanti obiettano: ohibò! la cottura della pasta consuma il prezioso GAS! Si tacciano dunque fornelli sfrigolanti.

Il che, si badi, perché il gas si consuma in quei 7-12 minuti (a seconda del formato, in cui bolle la pentola della pasta).

Non si consuma energia cucinando il ragù, il brasato, l’arrosto di vitello, la cernia e mille altre preparazioni.

No vabbè, basta pasta. Fa anche ingrassare.

Me ne ricorderò andando a votare.

A proposito di competenti, e di poveri

Ho letto anni fa, in un romanzo di cui non ricordo il titolo, che le dame morigerate e perbene nei piovosi pomeriggi s’intrattenevano sferruzzavando indumenti per i poveri di buona condotta.

Era un romanzo umoristico.

Ma tutte le mense per i poveri, quella dei frati, quelle di qualunque genere religioso, laico, pesudolaico eccetera, mi indignano.

tante “povertà”

Se ci sono tanti poveri, se i poveri dormono in strada e muoiono per il freddo o per altri motivi, se bambini muoiono bruciati in una sorta di baracca, se persone, donne e uomini di qualunque età, accettano, addirittura chiedono, anche lavori su turni assurdi e senza sufficienti protezioni , e muoiono di lavoro allora è davvero grottesco, ridicolo, offensivo mandare in onda il governo migliore e competente, che fa il bene dell’Italia e dintorni, che contrasta pandemie e crisi economica. E che piace in Europa e dintorni.

Questi indispensabili e competenti che fanno il bene del paese sono in realtà tali e quali alle dame perbene, che sorbiscono te e sgranocchiano scones sferruzzando per i poveri di buona condotta, presumibilmente perché nessun altro del loro ceto perbene indosserebbe le loro produzioni: calzini pelosi o maglioni urticanti. Corrispondenti a lor medesime, d’altronde.

I poveri alla messa

170148837-9368b274-1d13-4dd6-8ca0-e2e9135e039eAscoltavo recentemente un’omelia dove si commentava la parabola del grasso Epulone e del povero Lazzaro, e venivamo severamente ammoniti : – Voi comprate il suv (si rivolgeva ai fedeli il predicatore) e trascurate i poveri che vi sono vicini.-
E allora mi sono guardata intorno: vicini vicinissimi, e anche loro destinatari dell’omelia, anziani con addosso indumenti con almeno trent’anni di logorio e gente, nonostante la serata umidina, con sandali per risparmiare sulle calze (tanto ancora non fa freddo), vecchi sbilenchi ed evidentemente sofferenti trascinati da badanti di tutte le nazionalità possibili.
Già: ma allora gli Epuloni da ammonire non stanno tra noi. 
E allora perché bisogna sempre aspettare il giudizio universale? Cosa ci manca? il coraggio o il cervello?

Ma sì ci manca invece la #politica, quella che ha inseguito non la giustizia sociale ma imitato inseguendolo in modo forsennato il televisionaro di arcore, e ora ancora insegue: ora il food. Il cibo, il bere fino ad andare a sbattere, il mangiare fino alla spazzatura iperglicemica.
Sono proprio scocciata.

Guerra o pace sociale? la filosofia della gallina.

depositphotos_94386388-stock-video-during-the-day-a-personMi dicevo in questi giorni quanto fosse, tutto sommato, più allestire (si fa per dire) una Rivoluzione con la maiuscola quando era evidente il tiranno, lo zar, il re o anche un partito, nel quale identificare un nemico sociale; quando chi ti metteva le mani in tasca, chi ti levava la casa o ti impediva di andare per legna, sfamare la famiglia, curare i malati e seppellire i morti senza pagare balzelli pesanti aveva una precisa identità.
Era più semplice quando imbavagliavano gli oppositori, quando mettevano semplicemente in galera a pane e acqua chi protestava o quando spedivano in colonie, al confino, o nelle galere a remare fino alla morte, o quando, risalendo risalendo, ti buttavano nel circo a sfamare leoni e gladiatori sanguinari.
Invece adesso tutto è represso, ma tutto è assorbito, spento, riciclato e mistificato: adesso, ed è peggio, ci guardiamo tutti in cagnesco e i poveri non possono nemmeno stendere la mano. Se lo facessero, e qualcuno spericolatamente lo fa ancora, si può sentir dire che se l’è cercato, meritato e ben gli sta.
Infatti, solo per fare uno stupido esempio, adesso girano poveri veri o presunti che fanno finta di spazzare il marciapiede per “meritarsi” l’elemosina, ma sempre elemosina è.
E in questo rancore circolare (altro che economia circolare!) perdiamo di vista il fratello, l’amico, il compagno; insomma il prossimo con cui, caso mai arrivasse un baffone adeguato, sviluppare un’azione energica, forte e anche contro le norme, ma efficace sul piano politico e sociale. Chi possieda un  piccolo pollaio domestico sa bene che se vuole inserire delle galline in una gabbia o un recinto in cui esista già una popolazione di pennute rischia di vedere sgozzare le nuove venute a furia di assalti con gli artigli (ce l’hanno anche i polli) o colpi di becco. Le apparentemente miti e sciocche galline domestiche, quelle che ti regalano l’ovetto buono e sano, si difendono dalle galline migranti, immigrate, inserite nella loro società gallinacea semplicemente spacciando presunti nemici anche se il cibo non cala: ma diminuisce, secondo loro (sono galline, signora mia!) lo spazio “vitale”. C’è da imparare dalla gallina.
Allora oggi, come galline? siamo tutti contro tutti, dalle contrapposizioni generazionali alle lotte per il tetto e via col tango. Amaro ma sempre fascinoso tango della morte, perché non dirlo? quello che ballano addobbati con piume e volants, quello dell’immagine e del modello prevalente ossi la violenza che attira, affascina, soggioga ma trascina in un vortice stupido, volgare, nevrastenico.
Far pace col cervello? Ovvero cervelli sfrattati come scrive oggi Anna Lombroso nel Simplicissimus.
E a proposito: ma avete visto il look della Raggi (povera, a me fa addirittura simpatia) l’hanno conciata vestita da gallina o da impianto di irrigazione alla prima del Rigoletto. Pace col cervello? coccodè, casomai.