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Quello che non ho

Nelle menti umane dei nostri concittadini non c’è più la dote dell’analisi critica.
Nel corso degli ultimi 50-60 anni sono state tolte o depotenziate tre colonne almeno tre delle basi su cui si fondava la nostra vita sociale e il senso di etica comune inteso in senso generale.
Infatti sono state depotenziate o addirittura spazzate via tre qualità come:
a) la considerazione per la cultura seria, per la scuola e il ruolo dei docenti
b) il rispetto per la famiglia e gli insegnamenti che venivano trasmessi dai genitori a figlie e figli
c) il valore del bene comune
Queste qualità (le definisco tali per semplificare) facevano sì che:
1) le opinioni e i giudizi sul presente e sulle persone si fondassero su conoscenze, studi, analisi, verifiche ecc
2) laddove mancasse una scolarizzazione superiore o universitaria intervenisse almeno la tradizione famigliare che insegnava la cosiddetta educazione, il rispetto, il buon senso
3) il bene comune, l’attenzione al cosiddetto bisognoso o povero o infelice per qualsiasi motivo non fosse solo elemosina né, peggio, una sorta di condanna calvinista per cui chi soffre se lo è meritato e il suo destino infelice è causa sua.

Anche la religione, non mi riferisco al bigottismo o al beghinismo, insegnava la carità e il condursi senza nuocere.

Non voglio generalizzare né farla lunga, sono consapevolissima di essere stata incompleta e imperfetta, ma almeno una domanda facciamocela.
Se il passato era cattivo maestro cosa abbiamo sostituito a quello?

Cancellato, tra irrisione e sghignazzi, il passato oggi cosa abbiamo?q
Un laicismo equilibrato, ecologista e rispettoso di tutte le creature, colto, progressista? O invece si è optato per individualismo, edonismo, consumismo, collettivizzazione, odio, razzismo, strumentalizzazione del prossimo a costo zero e culto del benessere personale (ecc ecc)?
Non lo so voi, io ho spesso la sensazione di aver sbagliato pianeta. Quello che non ho è un mondo che crede e spera nella costruzione del futuro, insieme.

Una guerra, ma senza la Storia

Se la Storia fosse maestra di vita allora non ci sarebbero più guerre.

Il nostro passato, infestato di guerre, invasioni e dominazioni e relative conseguenti tragedie sarebbe definitivamente classificato come esempio da non imitare e archiviato.

Ma non succede.

Tuttavia mentre il tempo passa tutto cambia profondamente e radicalmente: società, economia e concetto di sviluppo, trasporti e consumi, conquiste scientifiche, istruzione e comunicazione.

Tutto cambia e solitamente si considera sorpassato e inapplicabile oggi quello che accadeva ieri o accadde l’altro ieri, anche ciò che potremmo considerare positivo (ad esempio io personalmente penso a istruzione, famiglia, regole sociali per dire qualcosa di semplice e comprensibile).

E nemmeno i paralleli tra passato e presente si dovrebbero perciò considerare credibili.

Ma allora perché stabilire, come fa ad esempio molto giornalismo (Gad Lerner, uno per tutti) un parallelo tra la resistenza italiana al nazifascismo con la situazione tra Zelensky e Putin?

Perché l’unica possibile scelta del passato potrebbe essere anche l’unica possibile soluzione a un conflitto del presente?
Se tutto cambia allora cambiamo anche noi, anche la Storia, la nostra Storia, e che sia diversa. cioè davvero nuova e ispirata a tutti i princìpi che sono stati, in questi decenni, proclamati, festeggiati, diffusi e celebrati in assise internazionali, convegni, congressi e meeting peraltro costosissimi e pagati dal solito popolo che poi viene mandato al macello, già perché poi?
Perché c’è la guerra, il nemico è alle porte e la patria si difende. Col sangue degli altri, preferibilmente.

Vivere oggi e vivere ieri

  • Forse accettare questa nuova realtà è davvero più difficile per chi sia nato e vissuto solo dagli anni ’80 del ‘900. E davvero affermare spensieratamente “Quant’è bella giovinezza” a volte è arduo.
    Forse ( il dubbio è davvero necessario) per chi ha conosciuto solo la società conforme all’attuale modello, quello che e si è formato dopo l’era che chiamavamo del riflusso e che grosso modo potremmo affiancare alla nascita della tv del biscione, è impossibile trovare respiro in quella attuale, ossia in una realtà dove invece è necessario attingere, per trovare pause di equilibrata serenità, a risorse personali.
    Le risorse personali, (provo a dire, ma non con l’intenzione di sentenziare), sono quelle costituite anche da una base di tradizione di famiglia, di esperienze improntate a difficoltà da superare, da una scuola capace di dire no, da principi da rispettare. Per qualcuno sono risorse frutto anche di rinunce piccole o grandi, frutto di abiti ereditati da fratelli o sorelle, di due paia di scarpe all’anno e di colazioni con caffellatte e pane del giorno prima o di pranzi cucinati o riscaldati alla meglio. Di ore di “noia” superate cercando qualcosa da fare, qualcuno con cui parlare. O un libro desiderato e da leggere e spesso rileggere due o tre volte, perché non si avevano frequentemente dei regali.
    Non sto dicendo che fosse meglio allora.
    Sarebbe sciocco oltre che inutile.
    Ma forse posso dire che si diventa più fragili quando si nasce e cresce in un mondo che non finisce da nessuna parte, in cui ti dicono che devi perseguire i sogni a qualsiasi costo e dove, spesso, non si hanno confronti con se stessi e con i propri limiti.
    A me sembra che si viva con insoddisfazione in un mondo invaso continuamente da comunicazioni suggestive e allettanti e dove la quotidianità è basata sul rito: ad esempio ci si deve rilassare pena lo stress, non si deve accettare un limite o ci ritiene meritevoli di tutto ciò che vorremmo per noi, ma senza troppo calcolare gli altri.
    So da me che il discorso è noioso. So anche che non è concludente.
    Penso tuttavia che sia un discorso serio.

Il “laico” romano impero… d’EUROPA vs la democrazia popolare? – di Mariaserena

«Ecco la fiera con la coda aguzza, 
che passa i monti e rompe i muri e l’armi! 
Ecco colei che tutto ‘l mondo appuzza!»
 (Inferno XVII)

Quanto dobbiamo subire ancora prima di capire che il potere è, di per sé, sanguinario, arrogante, devastatore ed ipnoticamente capace di sottomettere annientando le coscienze e il desiderio, naturale nell’uomo di conoscere?

Cosa deve ancora accadere prima che ci rendiamo conto che ogni grande impero ha una inesauribile ed avida fame di conquista e sottomissione di tutto e tutti a vantaggio di  pochi o pochissimi ed ha sempre asciugato beni e famiglie, proprietà e lavoro, corpi ed anime dei molti, del popolo, delle persone come noi?

Probabilmente, si tende troppo facilmente a credere che si sia davanti a qualcosa o ad eventi nuovi e inediti; ma (mutatis mutandis) molto di quello che si pensa di affrontare da pionieri di un mondo diverso e nuovo è, in realtà, un copione già scritto e uno scenario già allestito.

Allo stesso modo, infatti, accade con la natura umana che, dove non è sostenuta, guidata e corretta da forti convinzioni e valori etici si lascia affascinare e guidare dal potere e dall’avidità.

Dante e Virgilio incontrano Gerione

Prestatori, usurai, traditori e, in generale, fraudolenti di tutte le specie, sono sempre esistiti.

E ancora una volta siamo sottoposti a vecchi schemi a causa dei quali ciò che è  nuovo e  giovane si adegua, per sopravvivere, al peggiore vecchiume travestito e arrogante.

Ma non ci arrendiamo. Noi cerchiamo di veder chiaro e, pur pesantemente sfottuti, non caschiamo nel tranello infernale. Altri lo fanno e soffrono applaudendo.