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Vivere oggi e vivere ieri

  • Forse accettare questa nuova realtà è davvero più difficile per chi sia nato e vissuto solo dagli anni ’80 del ‘900. E davvero affermare spensieratamente “Quant’è bella giovinezza” a volte è arduo.
    Forse ( il dubbio è davvero necessario) per chi ha conosciuto solo la società conforme all’attuale modello, quello che e si è formato dopo l’era che chiamavamo del riflusso e che grosso modo potremmo affiancare alla nascita della tv del biscione, è impossibile trovare respiro in quella attuale, ossia in una realtà dove invece è necessario attingere, per trovare pause di equilibrata serenità, a risorse personali.
    Le risorse personali, (provo a dire, ma non con l’intenzione di sentenziare), sono quelle costituite anche da una base di tradizione di famiglia, di esperienze improntate a difficoltà da superare, da una scuola capace di dire no, da principi da rispettare. Per qualcuno sono risorse frutto anche di rinunce piccole o grandi, frutto di abiti ereditati da fratelli o sorelle, di due paia di scarpe all’anno e di colazioni con caffellatte e pane del giorno prima o di pranzi cucinati o riscaldati alla meglio. Di ore di “noia” superate cercando qualcosa da fare, qualcuno con cui parlare. O un libro desiderato e da leggere e spesso rileggere due o tre volte, perché non si avevano frequentemente dei regali.
    Non sto dicendo che fosse meglio allora.
    Sarebbe sciocco oltre che inutile.
    Ma forse posso dire che si diventa più fragili quando si nasce e cresce in un mondo che non finisce da nessuna parte, in cui ti dicono che devi perseguire i sogni a qualsiasi costo e dove, spesso, non si hanno confronti con se stessi e con i propri limiti.
    A me sembra che si viva con insoddisfazione in un mondo invaso continuamente da comunicazioni suggestive e allettanti e dove la quotidianità è basata sul rito: ad esempio ci si deve rilassare pena lo stress, non si deve accettare un limite o ci ritiene meritevoli di tutto ciò che vorremmo per noi, ma senza troppo calcolare gli altri.
    So da me che il discorso è noioso. So anche che non è concludente.
    Penso tuttavia che sia un discorso serio.

Social, politici e info. Ma anche blog

pcSe è vero che troppi politici sono troppo presenti su social è, a mio avviso, anche vero che quando i media riferiscono le loro dichiarazioni accade che sovente le manipolano sia nel sintetizzarle sia nel modo in cui accostano le diverse frasi di diversi politici sia anche nel taglia e cuci che ne fanno.
È altresì vero, sempre secondo me, che su social posso leggerli o anche non, mentre se ascolto un tg per cercare di capire cosa accade nel mondo mi viene imposta una sequenza di informazioni costruita ad arte e non sempre in modo oggettivo
Allora concludo che se i media e Confindustria attaccano la presenza su social dei politici (a cui è lecito certamente chiedere la maggiore sobrietà possibile) è altrettanto vero che fino a ieri il potere dei media e dell’informazione era controllato da finanza&soci in modo assoluto
🤨
Invece oggi no e non solo i politici presentisti, ma anche alcuni di noi possono esprimersi e dir qualcosa.
Scrivo quest’ultima frase pensando soprattutto a noi #blogger, piccoli o importanti che si sia, e a all’uso utile che possiamo fare di questo mezzo. Non penso ad un utile moralistico, bensì ad un utile sociale. Chi di noi pensa di poter trasmettere un messaggio che va nella direzione del bene comune può farlo, ed è utile che lo si faccia.
Se è vero che una goccia non riempie il mare è anche vero che tante gocce possono riempire almeno un bicchiere. E non è poco. Come dice qualcuno : nessuno di noi è inutile, e sta a noi cercare di fare il mondo migliore.
È vero che ci sono i famosi o le famose influencer che scrivono per ottenere molti contatti e quindi denaro. Ma nessuno vieta di scrivere per diffondere pensiero e idee.
Buona scrittura a tutti.

Pavese, una passione

Luna di notte

“La luna – disse Nuto – bisogna crederci per forza.”

Provo a dirlo brevemente. Rileggo La luna e i falò. Un libro che cambia man mano che la vita ci cambia. La prosa: meraviglia di un ritmo spoglio, arcaico, intarsiato di prestiti e costrutti dalla parlata regionale. Catartico il racconto che non risolve, non conclude, non spiega eppure, eppure sì è un magma simbolico senza tempo. Universale, eppure chiede silenzio.
Tali sono i grandi miti, e Pavese qui è mito.
E poi, in me modesta lettrice, dolore profondo contro chi, invece, vilmente parla di un Pavese “suicida per amore”.
Cito a memoria, che ora sono talmente travolta dalla voglia di dirlo senza far lezioni a nessuno: “non ci si uccide per amore di una donna, ci si uccide perché ogni amore, qualunque amore, rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla.”
E mi vien voglia di dire : somari.
Ma perché, scusate, quelli come me studiano per anni e leggono e cercano, sentendosi insufficiente sempre, di conoscere gli autori nelle loro pieghe più affascinanti e difficili a dirsi e poi rinunciamo: lo sai, hai letto tanto, ma non ti sembra ancora abbastanza.
E invece esce dalla sua palude un qualche rinoceronte trionfante, circondato da uccellacci gracchianti, che calpesta e si pavoneggia come un ballerino ubriaco ma sì, ma lui sa, lui dice, lui dichiara di sapere tutto perfino che Pavese si è ucciso per amore, un depresso che magari alzava il gomito.
Somari.
Ignoranti.
Vergogna.
Rispetto no, vero?
Rispetto almeno per un suicidio lungo come una vita, no?
Istituire il reato di crassa ignoranza non servirà. Ma se c’è un dio dei Poeti, e certamente c’è , troverà il modo di punirvi.
E quei falò che generano vita bruceranno sempre nelle notti di tutti di luna.
La luna – disse Nuto – bisogna crederci per forza.

Famiglia sì. Ma le corna? no/sì

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Nonostante la, vogliamo chiamarla drammaticità in senso teatrale?, della questione a me tutto questo rinnovar crociate sulla famiglia e sui diversi generi possibili di famiglia sembra una farsa; e della fioritura di questa farsa coglierei un fiorellino bruttarello intitolando la questione: “ma le corna no” ovvero, meglio ancora, “corna libere per tutti.
Siccome, infatti, sono persona di età adulta e che dunque un po’ ne ha viste, aggiungerei solo che dopo aver assistito al sistematico scombinare del vecchio puzzle della Famiglia nel nome della emancipazione di tutto, coppia compresa, mi vien difficile sostenere con il dovuto zelo il furore matrimoniale di chiunque.
A me la famiglia piace, ma la difenderei, se fossi proprio costretta, sommessamente nel mio e non facendone una ennesima volgare e chiassosa sbandierata di, mi sia consentito, mutande.