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Le brioches sono finite, la povertà no

  Nel nostro paese civile dove i profughi e gli immigrati sono curati dall’eventuale scabbia a botte di compressore, nudi al freddo cielo aperto, ci sono anche persone sagge e fiduciose. Sono i nostri opinionisti ufficiali, i maestri di pensiero mediatico, gli editorialisti della carta stampata e dei tiggì. Chissà come mai dopo gridolini di orrore contro forconi e forcaioli grillini, dopo piccoli sussulti snobistici sapientemente espressi in voce o su carta, adesso adesso i quieti sostenitori dei quarantenni rampanti, autentici nipotini di Luigi Facta (che fu ultimo presidente del consiglio prima dell’avvento del fascismo e della marcia su Roma) , attendono le prossime manifestazioni di piazza mentre “nutrono fiducia”.
Non saltano a banali conclusioni ma si genuflettono al conformismo rassicurante: il nemico è diviso, è eterogeneo dunque ha già perso. Bene, buona fortuna.
Ci crederanno davvero? Oppure è sagace un tentativo di divulgare un’interpretazione rassicurante nella convinzione che una volta nascosto il volto nella sabbia anche l’immagine sparirà? Oppure non hanno capito perché non vogliono capire? Saldamente adagiati alle loro poltrone vintage, con alle spalle collane di libri e fascicoli avuti in omaggio, assistono, come sentendosi in un vecchio palco della Scala, ad una rappresentazione di cui pensano di poter già conoscere il finale.
Eppure non mancano né i pensosi avvertimenti di persone colte e illuminate, né osservazioni di buon senso di chi la vita l’ha vissuta e vive senza scorciatoie né corsie di favore.
Davvero preoccupata per le prossime europee, per il nostro paese e per le nostre famiglie direi che rimane un ultimo avvertimento per i chierici asserragliati in sacrestia: fate attenzione, le brioches sono finite, ve ne dovrete andare, ma non sappiamo se ve ne andrete in pace.

Quello che i nostri politici e amministratori “non sanno”

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Quello che è successo a Prato con la strage di lavoratori cinesi e gli amministratori che dicono che”non sapevano”  è l’emblema delle tante tragedie italiane vissute nel dolore dai normali cittadini, ma sorvolate bellamente da quelli che manteniamo, nel lusso, al potere.
Loro non vedono, non sentono, non sanno, non c’erano e se c’erano erano al telefono.
Non sanno?
Non sanno che la gente non va più a curarsi i denti, a farsi monitorare e non può pagare i ticket?
Non sanno che i giovani non fanno più figli?
Non sanno che i vecchi muoiono soli come cani e che se si lamentano li legano al letto?
Non sanno che le lavoratrici firmano che, in caso di gravidanza, si dimettono?
Non sanno che le scuole non hanno strutture sicure?
Non sanno che si concede di costruire su aree pericolose che se piove il fiume se le porta via?
Non sanno che i supermercati cambiano le etichette e ti vendono merce scaduta?
Non sanno che c’è gente che si vende, si prostituisce, vende i figli?
Non sanno, non sanno, non sanno: però come mangiano, come sono lustri, come si esibiscono coi macchinoni, con le cravatte o i vestiti sempre nuovi di sartoria, coi cellulari e i tablet  e tutti i benefit pagati da noi!
Non sanno che i ragazzi si fanno di droga fino agli occhi? eppure i rave non sono tanto silenziosi!
Non sanno che il disabile non è assistito, che il malato di SLA deve esibirsi in piazza e poi muore lo stesso senza assistenza tranne la famiglia.
Non sanno che esodati e cassintegrati perdono il sussidio e poi la casa?
Non sanno che si muore sul lavoro, per il lavoro, per l’inquinamento da lavoro, per incidenti sul lavoro se e quando il lavoro c’è?
E cosa sanno allora? Sanno solo leccarsi la pancia schifosa unta?
Ragazzi sono proprio arrabbiata.
Verrà bene il giorno che pagheranno, spero di esserci.

Loro intascano 8000 al mese, noi se la pijamo ‘n saccoccia

ABSTRACT – di Francesco Maggi Nadagemini

Io volo rasoterra in questi casi: se avete seguito il mediocrissimo show dei tre candidati alle primarie avrete sentito quanto dichiarano di percepire mensilmente. Se non lo avete seguito sapete ugualmente di che si parla. Il loro reddito, quello palese e innegabile, l’hanno detto obtorto collo adducendo affitti da pagare (problema che solo loro hanno!) e dichiarando stipendi che, per i parlamentari superavano gli 8.000 euro (cadauno al mese, sottolineo) e che, se paragoniamo ai dirigenti e super manager (cfr Amato) è anche pochino, no?
Domandina: I terremotati d’Emilia come stanno dopo un anno? e gli aquilani? e i cittadini della Sardegna, gli alluvionati (che ci sono anche in quartieri romani), gli avvelenati della Campania e dintorni, e gli ammalati dall’Ilva? E gli italiani semplici come noi, come sfangano la vita quotidiana, sempre che sperino di avere almeno un po’ di salute?
Beh i nostri figli stanno a mille euro quando ci stanno, i nostri pensionati sono in caduta libera, i vostri stipendi non so, ma per tutti noi è evidente che chi prende oltre 8000 al mese è come un venusiano col quale si potrebbe sostenere questo dialogo

Venus: “vota per me, so io quello che ti serve”
Io: “tu? ma se vieni da un altro pianeta!”
Venus:”no preocupe, tu votare, io comandare; tu pagare, io decidere!”
Io:”spetta ‘n attimo che telefono alla parlamentare Paola Taverna ***** e me faccio dì ‘ndove te devo mannà”

No, non sono come noi, non lo sono fin dalla nascita, fin dal dna. Non possono nemmeno capire cosa ci serve. Questi sarebbero tutti peggiori anche della monarchia, se fosse possibile.

Tempo del governo e tempo degli spari

Sono ormai molti mesi che in rete si leggono opinioni e riflessioni pensose e preoccupate; in tanti si dice e si scrive che la gente non ne può più, che prima o poi succederà qualcosa, che non ci si fa a sopportare il carico di angoscia e paura generato dall’affastellarsi di problemi quotidiani. Sarebbe stato meglio ascoltare invece di accusare il web di essere un promotore di ire funeste, di fomentare la separazione tra politica e cittadino.  Che stupidaggine pensare di poter ricamare altre trame di un potere che fa ciò che vuole, sulle nostre teste. Quanto è più semplice giudicare dall’alto in basso e magari guardare, origliare, tenere le distanze, accusare di semplificazioni eccessive, di dilettantismo, di provocare allarme e mai confrontarsi. Eppure anche i grandi giornali, le tv, i partiti tramite i loro uomini politici twittano, aprono pagine su social netwok e invitano a mettere il mi piace e a commentare. Però poi si dice che la rete va controllata, che è pericolosa, che induce opinioni pericolose ed influenza (la rete e non, casomai, quarant’anni di bombardamento mediatico) i comportamenti.  
I suicidi di Civitanova fomentati dal web? e l’autore della sparatoria di oggi anche? E a chi tocca la prossima volta? E perché non ammettere che lo scollamento tra paese e politica è invece una pesante responsabilità di un sistema di ingiustizie sistematico a causa del quale stiamo precipitando in una miseria escludente?  
Ci siamo sentiti bacchettare, ci hanno ammonito che questo è un governo politico in cornice istituzionale. Guai a definirlo diversamente. Eppure c’è da temere che sarà incorniciato da tanta altra insopportabile ingiustizia.
Spero solo che non paghino altre persone che campano la vita con un lavoro che può essere duro e amaramente ripagato. Spero che prevalga una ritrovata coesione umana solidale che ci porti a sopportare quello che stiamo vivendo e come siamo costretti a viverlo ; tutto il resto è contro di noi: ministri in taxi, con nipotini e automuniti compresi.