Merito, meritevole, meritato? Meritocrazia. Si sciacquano il cavo orale e si propongono come saggi riformatori, tra costoro tale Di Maio, alias un incrocio tra Gastone Paperone e Mister Bean (ma non simpatico), affermando al Meeting che “i giovani devono essere pagati per formazione e merito”. Il problema, per la mia coscienza di persona democratica, è solo che questo “merito” di cui si parla e straparla, non è una unità di misura scientifica come il metro, il litro, il chilometro o i drammatici kilowattora sempre più minacciosi. Il merito è infatti una misura che dipende da una valutazione di un superiore su un dipendente, che si vorrebbe far credere oggettivo, ma che varia in funzione e secondo l’opinione di quello che un “Superiore Giudicante”, pensa su qualcuno che dipende da lui. Tutti siamo d’accordo che c’è chi lavora molto, chi si impegna meno, chi è più veloce nel risolvere un problema e così via. Ma da questi elementi non discende direttamente e logicamente una verità. Dovrebbero invece discendere, ad esempio, riflessioni, strategie, opportunità, confronto con il giudicato. Il valore di una persona, di un essere umano è di per sé sacro e garantito da diritti sociali nati con la civiltà e faticosamente riconosciuti. Quello stesso valore è tuttavia correlato, almeno, a tutta una serie di opportunità e condizioni in cui una persona si trova a nascere e vivere o da cui è formato. Se tutti nascessimo (ma qui dico una cosa superflua) figli di casa reale e allevati conseguentemente non dovremmo dimostrare un bel niente. E ci sono illustri cretini che hanno governato nazioni. Ma siccome la nascita non garantisce eguaglianza sembrerebbe lecito contestare questa idolatria del merito non in sé, ma come unica unità di misura di un essere umano che si inserisce o tenta di crescere nel mondo del lavoro. Concludendo: Gastone paperone Giggino la finisca. Dovrebbe baciar per terra e dileguarsi pudicamente. E non da solo.
Non appena è apparso all’orizzonte lo stendardo della Meritocrazia, anche i più torpidi tra i putrefatti che pisolavano ormai stecchiti negli stambugi-dormitorio (spesso del pubblico impiego, di enti e via dicendo) del “lascia perde è già tanto che sono venuto a lavorare, mica devo pure fare qualcosa?” si sono rianimati. Si scopron le tombe, si levano i morti, diceva l’Inno Garibaldi; e quelli che oziavano, aggiungiamo, son tutti risorti.
Improvvisamente hanno scoperto di essere laboriosi e costruttivi lavoratori indispensabili, preziosi, anzi no: eccellenti e dotati di ogni abilità. (E io ne ho visti, purtroppo anche a scuola).
Ma la loro più fine abilità, coltivata nel sereno far-poco-o-niente di lunghi anni senza fatiche, è e sarà, non c’è da dubitarne, quella di buttare bastoni tra le gambe di chi ha lavorato una vita senza mai alzare la testa, di chi non ha mai chiesto di essere sollevato dalle fatiche del dovere quotidiano né con pretesti né con validissimi motivi.
Ora lo stendardo della Meritocrazia attira, chiama e lusinga, come le Sirene che innamorano i marinai e troppi tra tutti, ma specialmente troppi tra i peggiori, arrancano col petto in fuori, gonfiandolo,prontissimi a offrirlo per raccattar medaglie.
E sapete qual è la cosa più, ehem, sorprendente?
Che i meritevoli saranno evidentemente scelti dai loro dirigenti; e anche se tra i dirigenti che sceglieranno fior da fiore ci sono certamente ottime persone, sappiamo bene ci sono anche, ahimè! non pochi capi-cordata di quelli che a loro volta hanno scalato con ogni mezzo, meritevole o non.
E adesso il merito, signora mia? A chi tocca tocca.
E come non citare, per chiudere, lo spietato “Testamento” di De Andrè, applicandolo al testamento della nostra Italia che vacilla tra Costituzione repubblicana e boiate pazzesche ma pericolose?
“Voglio lasciare a Bianca Maria,
che se ne frega della decenza,
un attestato di benemerenza
che al matrimonio le spiani la via
con tanti auguri per chi ci ha creduto
di conservarsi felice e cornuto”.
Nell’augurare buon lavoro e tanta dedizione per il ruolo alla professoressa Carrozza, neo ministro dell’Istruzione, e non avendo la ventura di conoscerla né di poter contare su conoscenze comuni mi documento coi soliti sistemi ed attendo qualche fatto concreto prima di esprimere qualunque pur modesta riflessione personale.
Mi limito perciò a leggere la sua prima dichiarazione da ministro e a costatare che dice qualcosa su cui si potrebbe riflettere, nel frattempo mi ostino a nutrire nel contempo fiducia e dubbi curiosi
Ecco le sue parole:
“con spirito di servizio metto a disposizione la mia esperienza per convincere gli italiani che l’istruzione e la conoscenza sono pedine fondamentali per la ripresa culturale ed economica dell’Italia. Dobbiamo aiutare i più meritevoli a studiare secondo i dettami della Costituzione, dare fiducia ai ricercatori e offrire nuove motivazioni a tutto il corpo insegnante. ”
A) gli italiani forse sarebbero più convinti che l’istruzione e la conoscenza sono pedine fondamentali per la ripresa culturale ed economica dell’Italia se avessero i mezzi per far studiare i figli, se la scuola offrisse di più (e su questo non mi soffermo, ne abbiamo tante volte parlato) se chi studia e si laurea avesse opportunità di lavoro e sviluppo personale. Altrimenti le convinzioni rimangono appese tra le buone intenzioni.
B ) Quanto all’ aiutare i più meritevoli a studiare secondo i dettami della Costituzione siamo tutti d’accordo a patto che la Costituzione venga intesa nel suo insieme, e non ritagliata per singole parziali frasi. Inoltre la questione del “merito” vale, io penso, per Università, ricerca e studi di specializzazione; la distinzione va fatta e fatta con chiarezza quando ci si vuol riferire alla scuola nell’età infantile e alle altrettanto complesse e delicate fasi dell’adolescenza.
Maria Serena Peterlin
Ascolto, osservo e leggo. Mi interesso di letteratura. Mi occupo di formazione, scuola ed educazione. In questo blog parlo soprattutto di problematiche giovanili e di interessi culturali e questioni di attualità. Pubblico qui i miei scritti, racconti, ricordi, foto e disegni e le mie libere parole
dopo i poeti della domenica, viene il lunedì degli scrittori o gli scrittori del lunedì, ma anche poeti. ma morta lì. niente santi, né navigatori. cioè, quelli del web sì, intendevo navigatori...insomma, fate voi. questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7-3-2001. le immagini e video qui inserite sono nella maggior parte tratte da internet; se qualche immagine e video violasse i diritti d'autore, comunicatemelo in un commento alla predetta immagine.
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