Lo so bene che ci sono molte interpretazioni del fenomeno suscitato dalla giovane Greta Thunberg e vedo altrettanto bene che sono possibili le eventuali strumentalizzazioni mediatiche o liberiste che sono pronte ad azzannare la preda; una preda giovane deve sembrare particolarmente interessante ai soliti che sanno tutto, che “tu non immagini cosa ci sia dietro”, “è un fenomeno mediatico”, “sì però c’è strumentalizzazione” e così via.
Del resto cosa non si strumentalizza oggi?
Cosa si salva dal tritatutto mediatico?
Mi chiedo anche come mai le suddette interpretazioni critiche siano così accese, rancorose e sghignazzanti a volte fino a darne una satira acidissima.
Ma a me non interessa e ripeto quello che penso e ho già detto altrove: l’idea proposta e diffusa grazie a Greta Thunberg è forte e buona e sta coinvolgendo molti giovani. E direi finalmente!
Fino a tempi recentissimi qualche adulto, non privo di aureola di autoassolvimento, ha stigmatizzato i giovani come passivi fruitori di divano, inerti, ignoranti, senza idee. E potremmo continuare.
E si sono puntate dita e mani, vedi caso, contro insegnanti e scuola. Come noto la scuola ha colpa di tutto e ad accusarla non si sbaglia mai.
Ma riflettiamo una attimo: se la sensibilizzazione promossa dal Greta sul tema del CLIMA può essere strumentalizzata, bisogna pur ammettere che si tratta di una tema vitale per tutti ed è evidente che si sta diffondendo in modo straordinario. Dunque a molti sta a cuore il pianeta, e la gran parte di quei molti sono ragazzi, sono giovani. Mentre quelli che acidamente criticano fanno forse qualcosa di meglio?
E allora perché invece di tentare di depotenziare tutto con la dietrologia ed evitare il rischio che e che tutto quanto sta accadendo di scuola in scuola, di città in città, di paese in paese diventi un fenomeno, come alcuni dicono, ” da baraccone “, perché, ripeto, non ci si impegna a sostenerne il lato buono e a consolidarne il contenuto culturale?
Perché voler lasciar sempre carta bianca al lato oscuro del male?
Forse qualcuno difende una sorta di primato o di monopolio dell’impegno sul clima?
E quali sono stati finora i risultati verso la natura, il clima, la qualità dell’aria, dell’acqua, dei continenti tutti e della nostra vita se non un continuo peggioramento?
Non sono io che casco dal pero, non sono io una Alice nel paese delle meraviglie, e nemmeno penso che la protesta dei giovani sia una chiave magica, ma è pure sempre una forma di resistenza.
E inoltre sono invece una molto stanca di pessimismi e di posizioni rinunciatarie.
Trovo insopportabile la palude del negazionismo sul clima e quella del “tanto sono tutti uguali” perché non c’è nulla di più ipocrita e strumentale che diffondere questa mentalità. Trovo pretestuoso e perfino grottesco mentre si applaude senza remore né perplessità ai garruli rampolli del mondo dello spettacolo, o si lascia spaziare quelli del mondo dei media o ci si inchina compuntamente agli eredi dei grandi e grandissimi industriali e delle classiche reali famiglie stranote andare a fare le pulci alla famiglia di Greta Thunberg colpevole di non essere necessariamente orfana o trovatella o figlia di provetta.
Sono stanca di sentir dire “tanto non cambia niente perché è tutto un imbroglio”-
Ormai faccio come Buck, il cane del Richiamo della Foresta di Jack London; non leggo i giornali e vado incontro al futuro cercando richiami naturali e non filtrati dalla Repubbica, dal Libero, dal Corsera e così via o peggio ancora da qualche talk di approfondimento: queste interpretazioni mi disgustano.
(E tra parentesi faccio notare che se è vero che se a Buck, ma lo avete letto quel capolavoro? accade di prendere legnate e frustate dagli uomini avidi e crudeli è anche vero che poi trova la sua vera vita nella infinita e meravigliosa foresta ossia nella libertà, quella che insegna anche a noi.)
Il fenomeno mediatico, se di questo si trattasse, andrebbe allora studiato seriamente. Ma bisogna partire da un dato di fatto: oggi adolescenti e i giovani non sono succubi dei media, e particolarmente non sono dipendenti dai quotidiani e dalle televisioni, per fortuna. Sembra un regresso culturale, ma ne sarei, ragionando nel medio-lungo termine, così certa.
Sono sempre stata con i giovani e sono fiduciosa che non si lasceranno imbambolare o distrarre come si fatto in passato.
Invece (e ci dovete stare in tanti), quelli che nel ’68 partirono, in buona fede per carità, per cambiare il mondo sono invece finiti in parte al bar, magari con uno spinello, una cocacola, o peggio con una vodka nel bicchiere, altri alla sala giochi, altri ancora alla buvette; e in altri a combattere per la propria individuale quotidianità. Molti profeti poco onore, per la verità. Salvo isolati casi che cantano, come sempre stonando, fuori da questo opprimente coro.
Coraggio e avanti, ragazzi, che lo spirito di Buck sia con voi.
zan zan basta.