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fogli di maggio

Raccolgo qui di seguito alcune coseGIUGNO 2013, in campagna scritte nel mese di maggio in anni diversi


Maggio 2016
Accendere il cervello: on/off.

Il tedio assale a leggere le frasi
di reboanti retori morali
pronti a colpire con gran lance e strali
ed a tranciar giudizi o pene capitali,
eh sì sono gli eroi della tastiera,
gli acchiappa mosche da mattino a sera;
virgulti rifluenti da reflussi
senza una macchia e certo anche indiscussi
ciclando, e riciclano del rusco.
Che telo dico a fare? il tedio è fusco.

Maggio 2015
Ragazzi miei, innovatori immaginari,
secondo i nostri sogni anni sessanta
oggi doveva essere già possibile
galassie avere da colonizzare.

Ebbene mai come in giorni, questi, amari,
mille volte io vorrei e più millanta
che fosse stata proprio realizzabile
avere un pianetino in cui scampare.

E scuotere la polve dai calzari
e non ciabatte, anche da rammendare.

Zan zanetta a bocca stretta, e con amor.

 

Maggio 2013

Scenda la notte
caritatevole sorella
di questo oscuro
opaco mondo
di grassi buoi
di stalle pasciute di strame
di poveri eroi
destinati alla fame.

 

Dove sei? dentro o fuori dal talk?

watch20tv-kjqh-u43210446972357pnh-1224x91640corriere-web-sezioni-593x443Non è mia intenzione trasmettere ansia, ma mi sembra necessario, considerando ciò che quotidianamente leggiamo su web, nei social, porsi questa domanda.
Da che parte della realtà stiamo? 
Siamo spettatori, o meglio tele_spettatori o ci sentiamo dentro e parte del media, dello spettacolo? Godiamo di una inconsapevole condizione di cervelli asserviti?
Gli esperti ci avevano avvertiti già da mezzo secolo, ma chi li ha ascoltati?
A me sembra una questione molto seria.
La grande parte di chi scrive oggi come ieri e temo ancor più domani non scrive per esprimersi, per dire quel che pensa e soprattutto per proporre ragionamenti.
Si scrive per schierarsi, e bellicosamente perfino, al seguito dei media; si scrive per fare affermazioni perentorie e solitamente senza due soldi di argomentazione.
Si scrive come quella persona che, lo ha raccontato in un recente processo penale assai noto, ha redatto un verbale (o una relazione) ma poi l’ha sbianchettata e infine ha dichiarato per proprie parole altrui vergate sotto dettatura.
Sia che la trasmissione tv sia di Gruber o di Merlino, di Floris o di Fazio (e ne potrei nominare altri che tantissimi conoscono, e conoscono certamente meglio di me che, invece, diserto i talk di tutti perfino della Bianchina e del suo smanicato) la solfa è la medesima.
Si diceva in passato “vedi Napoli e poi muori” per celebrare l’unicità e bellezza di una città.
Oggi invece possiamo dire “vedi il talk e poi spegni il cervello e ripeti a pappagallo”.
Siamo messi male, ma vorrei dire immodestamente sono (o siete) messi male.
A me tutto questo non trasmette timore, ma sgomento sì.
Infatti il mio, mio personale, punto è proprio questo, non lasciarmi trascinare dall’effetto talk o dall’effetto anchorman o dall’effetto social.
No, non voglio partecipare allo spettacolo da marionetta, o da burattino ammaestrato a muover la bocca con le parole altrui.
E se potessi credere di persuadere qualcuno cercherei di esortarlo a uscire dal riflesso di quel focolare avvelenato attorno a cui si accostano, soli o in compagnia, praticamente tutti gli italiani.

Purtroppo non si ascoltano gli autorevoli, infatti gli autorevoli latitano dalle tv, mancano, sono spenti o peggio zittiti: non ci chiediamo mai dove sono le intelligenze spassionate, colte, riflessive?
E noi, noi dove siamo? Dov’è il nostro impegno a capire, a pensare, a valutare, a confrontare?
Per questo torno a chiedere: da che parte della realtà stiamo? 


così fan tutti (e il social giustifica)

maschere2bdi2bcarnevaleOggi, ovviamente sul cosiddetto caso Renzi, ossia dei genitori dell’ex premier agli arresti domiciliari, si può leggere di tutto. Specialmente sui social.
E trovo perfino un tizio, che non citerò, che invoca il ritorno di un Emile Zola che difenda, come difese l’innocente Capitano Dreyfus da una infamante accusa di tradimento (un caso conclamato di odioso razzismo, il capitano era infatti ebreo).

Non tutto si può digerire, specialmente le menzogne, e specialmente quelle pretestuose e strumentali.
Ma i social sono così, e purtroppo divulgano anche colpevoli fesserie.
Ecco perché ho reagito buttando giù due righe di modesta satira, in forma di canzoncina, o forse di filastrocca.

Alla fiera del sociàl

Alla fiera me ne andai
(di effebì di effebì)
per cercar nuove ragioni
(da effebì di effebì)
ed invece vi trovai
(da effebì di effebì)
vecchie balle da vecchioni;
(di effebì di effebì).
La canzone più insistente
(di effebì di effebì)
più venduta, certamente!
(da effebì sì da effebì)
è:
lo si fa e lo fanno tutti,
fin dal secolo di Adamo
magna, imbroglia, fa il magliaro”
che effebì ti salverà.
(la vergogna? non ci sta)
“.

zan zan

 

 

Opinioni e boiate (dal profondo)

mariaserena 1 g scuola

Il mio primo giorno, di scuola

Quando ebbero inizio l’uso di tenere un blog e poi la diffusione dei social mi parve si fosse accesa una luce sulla valorizzazione dello scrivere per comunicare un proprio pensiero, e che questo desse un po’ di respiro alla libertà.
Il fatto è che, purtroppo, lo scrivere può avere diverse direzioni.
Ad esempio si possono esprimere sentimenti oppure esternare opinioni.
I sentimenti sono personali, e il filtro può essere solo quello del rispetto per gli altri e se stessi.
Invece le opinioni, specialmente se riguardino eventi storici o politici oppure fatti che coinvolgano etica, religione o scelte di vita, si espongono al rischio di quella che, senza offesa per nessuno, definirei ignoranza arrogante.
Se una persona non si sente ignorante e non legge, non studia, non si confronta prima di sbottare in opinioni e affermazioni perentorie e arrembanti può anche ottenere i famosi like e i cuoricini, ma può anche ottenere di mostrare e svelare la propria pochezza intellettuale.

So che posso apparire snob, invece vorrei essere intesa solo come una persona che si rammarica di non aver letto mai abbastanza e che ha la sensazione amara che non riuscirà mai a studiare tutto quello che avrebbe dovuto.
Per questa ragione mi azzardo, e spero di non offender nessuno, a dire: leggete, studiate, riflettete.
Farei qualche esempio di eventi recenti che riguardano cronaca e storia, etica e politica.
Ma non cerco la canizza, cerco la riflessione.

(ps: e per finire un tiepido zan zan:
Sulla Storia o sulla Letteratura potrei, arrivando al dibattito, anche mettere qualcuno (certo pochi!) in difficoltà, ma vedete come sono buona? Non lo farei mai.
Dico solo che dobbiamo tutti studiare di più prima di bloggare o chattare sparando le immortali “cazzate dal profondo” di cui cantò Antonello Venditti)