La vicenda drammatica e tragica del corpo di spedizione italiano in Russia, che affiancò l’armata tedesca, dovrebbe essere emblematica.
Una monarchia e un dittatore (nostri) e un Führer circondato da una corte di delinquenti asserviti alle sue ambizioni spediscono i loro eserciti ad invadere mezza Europa e i territori delle “colonie”.
Mi scuso per la semplificazione.
Centinaia di giovani italiani, alpini e non, partirono, comandati, sui carri merci, stipati come carne da macello verso terre lontane e giustamente ostili.
Tra questi mio padre, militare di leva a cui fu lasciata solo la possibilità di essere spediti in Africa o in Russia. (E poi tanto li mandavano nella direzione opposta a quella scelta, e fu Russia).
Ragazzi sui vent’anni, senza corredo adeguato al ghiaccio e alla neve, convinti che in poche settimane sarebbero tornati dalle mamme, dalle famiglie: quelli che sono partiti in migliaia sono tornati in poche centinaia spesso malati e comunque sbandati da un regime criminale che è ancora la nostra vergogna.
Carne da cannone, si diceva in passato? Sempre solo carne da macellare a causa delle follie ideologiche e le ambizioni di persone maledette che pagano sempre troppo tardi per le tragedie che causano, per le generazioni che falciano con la guerra, per le famiglie devastate, le città distrutte, i bambini orfani e le donne violentate. Eccetera.
Oggi cosa cambia?
Certo qualcosa cambia: rischiamo anche le scorie e le esplosioni nucleari.
Ma la dinamica dei poteri è sempre la medesima.
Gli alpini così come la grande maggioranza dei militari (che allora erano di leva visto che il servizio militare era obbligatorio e oggi da noi no) erano la cosiddetta “meglio gioventù che va sotto terra” come dice una delle loro canzoni.
Maledetta guerra, maledetti siano quelli che non vogliono vedere altra scelta e poi ce la impongono.
Maledetti siano sempre.
Ma quelli che fomentano la morte della ragione e la celebrano?
Sulla coscienza avranno altre migliaia di morti.