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Ma cos’è questo amore?

Perplessità?

Leggo uno slogan su una t-shirt di una delle contestatrici della ministra Roccella al Salone del libro di Torino:
“E’ l’amore che crea una famiglia”.

Bene, lodevole come principio. Avrei solo precisato “finché dura”.

Un distinguo tuttavia occorrerebbe: famiglia cos’è?

Possiamo dire con ferma e profonda certezza che l’amore, in ogni caso, sia un concetto universale e che famiglia ed amore siano strettamente correlati?

Tutto questo solo per provare a dire che, a me sembra, ci possa essere amore anche senza famiglia. Senza un istituto che si chiami così.

Perché, mi chiedo, arrembare al concetto di famiglia e cercarne a tutti i costi l’etichetta?

Perché non esser conseguenti e dire “solo l’amore conta?”.

“Amore e cor gentil sono una cosa”.

Arrivo anche a dire: ma che c’azzecca l’Amore con la Famiglia?

Lo affermo perché a me sembra che Famiglia sia un’opzione “sociale” resa possibile dall’amore.

Ma che Amore non sia un elastico o un colla né una empatia generica o senza genere che determini l’esistenza della Famiglia.

E concludo: lasciamo perdere la Famiglia che è un legame complicatissimo che vorrei fosse preservato da gioiose e simpatiche arlecchinate.

Coloro che vogliano amare amino, poi si vedrà, ma non si inerpichino in definizioni e sentenze disinibite e semplicistiche e sulle quali, se davvero affrontassero un confronto serio e colto, uscirebbero leggermente sbrindellate o sbrindellati, t-shirt comprese.

Faticosamente vostra.

Chi “educa”: non la famiglia né la scuola

Educazione? non è più una prerogativa solo della scuola e della famiglia
Probabilmente è corretto chiedersi se non sia colpa nostra, degli adulti insomma, se tra le giovani generazioni dilagano quelle che a noi appaiono come pseudoculture o, forse peggio, carenze di conoscenze in tanti campi che fino a poco tempo fa erano considerati elementari. Dalle carenze in geografia alla quelle in lingua italiana, dalla matematica alla musica passando per elementi basici di educazione al rispetto del prossimo: chi ne sarebbe il responsabile delegato ad insegnarli?
Trovo sia corretto, dicevo, chiedere di chi sia responsabile, ma è starato rispetto alla realtà nella quale viviamo tutti.
Infatti dovremmo ammettere, senza generalizzare troppo ovviamente, come attualmente non siano più né le #famiglie né la #scuola le istituzioni, le agenzie (come si dice oggi) o semplificando, gli adulti ad avere influenza sulla formazione, l’educazione, la cultura dei giovani.
No. Molti dei nostri ragazzi vivono piacevolmente la conseguenza d’esser casualmente nati sotto il segno dei media, dalle tv ai social.
Semplifico perché non mi attribuisco altro ruolo che quello di osservatrice.
Usi e costumi, linguaggio e modelli, concetti e metodi, argomenti e preferenze, aspirazioni e desideri non sono più indotti esclusivamente dalla famiglia di origine.
Allo stesso modo il modo di ragionare, gli argomenti di cui occuparsi, i modelli a cui tentare di uniformarsi sono suggeriti in modo suggestivo dai media e dal mondo social.
Perfino le famiglie cedono alla tv, ma molto di più ai cellulari, ai tablet l’intrattenimento ma anche i modelli di comportamento.
Tutti abbiamo visto bambini ancora in carrozzina con un cellulare tra le manine e il ciuccio in bocca.
Riconosciamo una tendenza anche se generalizzare sarebbe ingiusto e tendenzioso.
Pe la stessa ragione dovremmo riconoscere una medaglia al merito a tutte le mamme e i papà che perseverano nel mantenere verso i bambini un ruolo educativo non certo tradizionale, ma formativo.
E la scuola, o meglio gli insegnanti?
Troppo spesso schiacciati tra l’evidente discredito delle autorità politiche e la sfiducia delle famiglie svolgono un lavoro fondamentale ma che gli stessi studenti guardano con poco rispetto.
Cosa può pensare un ragazzo se si confronta con i fasti e i successi sanremesi, tanto per citarne di recenti, con un conduttore e i suoi colleghi (che possiamo immaginare miliardari) che si vantano di aver occupato l’ultimo banco a scuola e di non aver nemmeno un diploma di media superiore ma cambiano smoking più spesso dei kleenex ?
Può pensare che gli sarebbe utili studiare la Storia o la Biologia?
Ma mi faccia il piacere!

#basta_plastica

173541Regaliamoci,  a #Natale, un basta alla #plastica
Dunque il mio augurio è proprio questo: #basta_plastica a tutti. e non solo basta a buste, sacchetti o bicchieri. Basta a questo uso indotto di materiale di difficile o impossibile smaltimento. Abbiamo pensato di semplificarci la vita e invece abbiamo accettato di usare un materiale che fa concorrenza all’eternità.
Abbiamo semplificato e lo abbiamo fatto perché, obbedendo al sistema sociale in cui siamo inseriti e viviamo abbiamo accettato il furto del tempo e ci siamo diretti, ad occhi bendati, verso una vita dai ritmi frenetici, a volte disumani e spersonalizzzanti.
E non bastava ancora: infatti abbiamo anche svilito il senso di ogni lavoro da svolgere in casa, che si svolgesse mediante le consuete attività domestiche definendolo lavoro da “serve” e dunque liberalmente disprezzabile. Abbiamo, anzi hanno, reso ridicolo il lavoro, antico e faticoso ma che sembrava non redditizio, delle mamme, delle nonne, delle amiche che facevano le sarte in casa e che non si emancipassero diventando anche impiegate, postine, manager e così via e perfino iene da economia globalizzata.

Anche la tavola di casa, dunque e di conseguenza, ha spento un, seppur virtuale, focolare. Non c’era più tempo da perdere! E perciò tutti condizionati ma felici di trasferirsi, nonostante le agevolazioni delle lavastoviglie, nei fast food, nel ristostop e comunque nei luoghi del pasto veloce dove è proprio la soffocante plastica che gestisce le cose e le persone.
decor-piatti-spaiati-3Non sono qui a esortare di tornare tutti alla schiscetta di alluminio da portare al lavoro, e nemmeno invoco lavapiatti e casalighe di tutto il pianeta unitevi, ma se vogliamo ridurre la plastica inquinante e soffocante dovremmo ricominciare a lavare almeno stoviglie e bicchieri, ad indossare cotone e lana vergine, a valorizzare gli oggetti di vetro e ceramica. Oggi perfino i lavelli o i sanitari sono di materiale plastico, davvero sono preferibili?
Altrimenti possiamo rassegnarci e continuare a morire lentamente insieme alla Terra: siamo chiamati, volendo ascoltare la nostra naturale condizione umana, ad essere artefici del nostro, e non solo del nostro, futuro destino. Ma ascoltiamo?
Infine dobbiamo pur riconoscere che, tradizione o no, il luogo degli affetti sinceri e del sostegno reciproco si realizza anche dove la tavola si apparecchia e sparecchia, si parla e si lavora insieme alle cose quotidiane, senza riempire, necessariamente, il contenitore del conferimento-plastica.

Famiglia sì. Ma le corna? no/sì

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Nonostante la, vogliamo chiamarla drammaticità in senso teatrale?, della questione a me tutto questo rinnovar crociate sulla famiglia e sui diversi generi possibili di famiglia sembra una farsa; e della fioritura di questa farsa coglierei un fiorellino bruttarello intitolando la questione: “ma le corna no” ovvero, meglio ancora, “corna libere per tutti.
Siccome, infatti, sono persona di età adulta e che dunque un po’ ne ha viste, aggiungerei solo che dopo aver assistito al sistematico scombinare del vecchio puzzle della Famiglia nel nome della emancipazione di tutto, coppia compresa, mi vien difficile sostenere con il dovuto zelo il furore matrimoniale di chiunque.
A me la famiglia piace, ma la difenderei, se fossi proprio costretta, sommessamente nel mio e non facendone una ennesima volgare e chiassosa sbandierata di, mi sia consentito, mutande.