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Tempo del governo e tempo degli spari

Sono ormai molti mesi che in rete si leggono opinioni e riflessioni pensose e preoccupate; in tanti si dice e si scrive che la gente non ne può più, che prima o poi succederà qualcosa, che non ci si fa a sopportare il carico di angoscia e paura generato dall’affastellarsi di problemi quotidiani. Sarebbe stato meglio ascoltare invece di accusare il web di essere un promotore di ire funeste, di fomentare la separazione tra politica e cittadino.  Che stupidaggine pensare di poter ricamare altre trame di un potere che fa ciò che vuole, sulle nostre teste. Quanto è più semplice giudicare dall’alto in basso e magari guardare, origliare, tenere le distanze, accusare di semplificazioni eccessive, di dilettantismo, di provocare allarme e mai confrontarsi. Eppure anche i grandi giornali, le tv, i partiti tramite i loro uomini politici twittano, aprono pagine su social netwok e invitano a mettere il mi piace e a commentare. Però poi si dice che la rete va controllata, che è pericolosa, che induce opinioni pericolose ed influenza (la rete e non, casomai, quarant’anni di bombardamento mediatico) i comportamenti.  
I suicidi di Civitanova fomentati dal web? e l’autore della sparatoria di oggi anche? E a chi tocca la prossima volta? E perché non ammettere che lo scollamento tra paese e politica è invece una pesante responsabilità di un sistema di ingiustizie sistematico a causa del quale stiamo precipitando in una miseria escludente?  
Ci siamo sentiti bacchettare, ci hanno ammonito che questo è un governo politico in cornice istituzionale. Guai a definirlo diversamente. Eppure c’è da temere che sarà incorniciato da tanta altra insopportabile ingiustizia.
Spero solo che non paghino altre persone che campano la vita con un lavoro che può essere duro e amaramente ripagato. Spero che prevalga una ritrovata coesione umana solidale che ci porti a sopportare quello che stiamo vivendo e come siamo costretti a viverlo ; tutto il resto è contro di noi: ministri in taxi, con nipotini e automuniti compresi.

Gli eredi della Thatcher danzano sul Titanic?

La Thatcher è morta: ha tirato le cuoia all’Hotel Ritz (non male per la figlia del droghiere, no?) e non in una squallida RSA o in un feroce reparto lungo degenti dei nostri ospedali oggi disumani dove non ti lasciano nemmeno tenere compagnia ai moribondi.
La Thatcher ha mollato, ma in questi lunghi anni ha figliato generazioni thatcherini e thatcheroni che ci hanno dichiarato guerra, la guerra della fame, dell’esclusione, dell’umiliazione suicida. Una guerra molto pesante da cui noi non ci difendiamo perché abbiamo assorbito, lentamente, l’attitudine a quell’ipnosi  della leggenda del serpente che ipnotizza le sue prede.
Loro ci fissano dalla tv e dalla stampa e noi restiamo imbambolati e frustrati a subire. Eppure non sarebbe impossibile dire di no e, anche se gli effetti potrebbero essere lenti, sarebbe comunque un atto di dignità manifestare con energica non violenza, così come qualcuno ha fatto a Civitanova Marche: potremmo infatti alzare la voce verso i nuovi thatcher rapaci e i loro  zelanti paladini.
Devono pur uscire dal bozzolo dorato del palazzo, e allora potrebbero ben sentire le nostre voci esasperate accusarli.
No, non è difficile, ma occorre rifiutare l’ipnosi, rifiutare le sceneggiate come quelle delle primarie ad esempio, occorre sostenere chi denuncia e smaschera e non lo fa per arricchirsi con il solito instant book, occorre  dissentire da quelli che vanno in piazza con il berlusc; occorre smetterla di essere snob e interessarsi invece alle nuove proposte politiche, che invece sono state emarginate, e dialogare sempre anche con chi ci sembra così diverso da mettersi a leggere la costituzione. Dialogare, e lo sappiamo bene tutti, non significa aderire e obbedire, ma confrontarsi, discutere, accapigliarsi, crescere.

In Italia dunque aumentano i poveri e i disperati, ma ci sono anche i privilegiati che riescono a rimanere miliardari delocalizzando le aziende (industria) e licenziando gli italiani, mantenendo il potere (politici, super manager, alte cariche di vario tipo) e servendo il potere (grandi giornali, telegiornalisti potenti, anchormen e mercanzia simile). Questi nuovi patrizi si fanno sempre più ricchi e si supportano reciprocamente sulla pelle dei nuovi plebei sempre più poveri. I patrizi thatcheriani sono inoltre convinti di meritare il loro privilegio e si sono inventati la meritocrazia per darsi dignità sociale; dunque si pavoneggiano di presunti meriti e considerano un noioso accidente sociale le lacrime di
chi piange i morti, di chi è umiliato dal bisogno, di chi trova insopportabile mendicare. Invece la pietas, nostra autentica umana ricchezza, ci dice che le lacrime devono essere di tutti, che chi le rispetta vuole anche evitare a tutti i costi il sangue.
Loro non si pongono il problema; loro si sono meritati il privilegio così come noi ci siamo meritati le lacrime e l’esclusione e perciò si spolverano la coscienza e l’anima e pensano ad altro. Magari si intrattengono tra loro e stilano l’unto e bisunto menu dei nomi presidenziabili illudendosi che il loro potere durerà sempre.
E allora che dire?
Spettabili figli della Thatcher, ballate pure le vostre danze esclusive alla faccia della democrazia e della costituzione, buona crociera sul vostro Titanic personale.
Laggiù, al largo del mare del nostro scontento c’è un’iceberg anche per voi.

Premier Monti tra applausi, fischi e miseria

mettiamoci la faccia

Erano già tanti i motivi di dissenso da questo governo e da questo premierMonti come si ostinano a chiamarlo i tggì pronunciandone titolo&nome attaccati. Erano già tanti e riguardavano la posizione politica, la orchestrata frantumazione delle differenze ideologiche e l’alzar barriere sulla diversità sociale (i poveri in piccionaia e i ricchi alla destra del padre), ma riguardavano anche il modo in cui è stato nominato (ché nemmeno Carlo Magno sfornava titoli e feudi in questo modo, e chiedeva ai suoi che si distinguessero in imprese di valore almeno a Roncisvalle…) e tanto altro. Non c’era dunque bisogno che venisse a civettare col pubblico scelto e plaudente del Festival della Famiglia (e dei rimbambiti presumo) tenutosi a Riva del Garda pontificando di essere riuscito a far “lavorare insieme i nemici”, a “essere uditi senza gridare e compresi dai cittadini, forse forse anche apprezzati, senza tentare di sedurli”. No, non c’era bisogno che aggiungesse il paternalismo insopportabile con cui ha calcato la mano affermando che lui e questo governo hanno trattato “gli italiani da adulti”. Pesantissimo il disagio che ha provocato questa odiosa affermazioni. Questa mattina, davanti a casa mia, un padre con due bambini rovistava nel cassonetto della spazzatura. Insopportabile signor premierMonti, no, non si trattava di cittadini Rom (e quando pure…) si trattava di persone povere e basta: i bambini si provavano delle scarpette trovate nel ciarpame dei rifiuti e il padre raccoglieva avanzi di cibo. Tutto vero, tutto visto coi miei occhi stanchi, come tutta me stessa, di questa patina sussiegosa, mormorante, ipocritamente educata e bon ton che spalma caviale e miseria su questo nostro paese: dipende da dove siamo seduti, in piccionaia o alla destra del premierMonti.

Buona domenica