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66. Narici delicate

66. Narici delicate.

di Fabrizio Centofanti

Di Fabrizio vedi anche Gesù per atei Omelie fuori dagli schemi

55. Habemus Papam – Di Fabrizio Centofanti

in queste ore ho pensato continuamente che avrei atteso le parole di Fabrizio Centofanti. E come sempre sono parole che aprono i cuori. Sono anche io in mezzo alla tanta umanità che aspetta parole e gesti comprensibili. Grazie.

via 55. Habemus Papam.

Essere seminatori di giustizia

Il seminatore – Vincent van Gogh

A chi ci esorta a muoverci, ad impegnarci, a svegliarci e mobilitarci “per venirne fuori, per una mobilitazione vera di tutto il paese, una presa di coscienza personale e sociale” (F.Centofanti) si risponde sovente dubitando che gli italiani siano in grado di farlo tutti d’accordo oppure che  la coscienza è compromessa, offuscata e soffocata, che non tutti sono giusti e che prevale la coscienza degli ingiusti narcotizzata dall’egoismo e dai discorsi di convenienza.
Purtroppo i dubbi sono legittimi.
Sappiamo tuttavia la quantità dei giusti non è determinante, sappiamo che il lievito che si mette nella farina è una piccola quantità e sappiamo che un granello di senape diventa un albero altissimo. Insomma sappiamo anche che la massa spesso delira innamorandosi, incosciente ma consenziente, di un dittatore (anche il più bieco), sappiamo che il grido di condanna si leva dalla folla. Perché dunque pensiamo sia indispensabile essere tutti o tantissimi? Sappiamo anche che la luce, pure la piccola luce di una fiaccola, si deve collocare in evidenza e non in un luogo nascosto. Insomma uno prova e inizia, due o più si impegnano insieme, e poi si semina: il raccolto arriverà.
Già, se solo avessimo fede.
Ma possibile che si sia diventati tutti diventati conservatori, pessimisti, conformisti? Che auto-tradimento è questo?

Lottare per la giustizia, anche su questa terra

da un post di Fabrizio Centofanti su fB

da un post di Fabrizio Centofanti su fB

“E’ Natale solo se comunico pace lottando per la giustizia” (Fabrizio Centofanti)

“Oggi la passività è un crimine” (Fabrizio Centofanti)

Aggiungo qualche parola, così come mi viene in mente vedendo l’immagine e leggendo le considerazioni di Fabrizio. È necessario rendersi conto che la passività, il bisogno di essere rassicurati, gratificati, soddisfatti, consolati anche nella modesta quotidianità, il sentirsi accettati perché si da ragione a tutti e atteggiamenti simili ci sono stati indotti lentamente ma inesorabilmente; è una storia di seduzione mediatica che non finisce mai, ma dalla quale si può uscire smascherandola. Ormai in troppi si amoreggia col medium televisivo, visivo, elettronico e si tende a replicare lo schema all’infinito.

Il prossimo? tra un po’ sarà un videogioco anche lui.

I rapporti tra persone? codificati.

L’amore? ci deve rendere felici o non è amore; ma non è così. Non voglio essere categorica ma se proviamo a guardare sinceramente e senza filtri probabilmente ce ne accorgiamo in tanti.