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Ombrellate sode, antiregime

E tra cocci di Italia saccheggiata
sempre più spesso, di recente, chiedersi 
se invece
d’altisonanti analisi
e di invettive d’alto bordo
non sarebbero meglio 

ombrellate fuori bordo

Ma buone, e sode.

Governo: la pastiera napolitana

pdl – E damme la presidenza
bers – La presidenza gnornò gnornò
pdl – E damme la presidenza
bers – La presidenza gnornò gnornò
pdl – Se non me la voi dà la Cancellieri già sta qua
Se non me la voi dà la Cancellieri già sta qua

M5S – … e dammelo ‘sto governo
bers – e il goveno gnornò gnornò
M5S – … e dammelo ‘sto governo
bers – e il goveno gnornò gnornò
M5S – Se non me lo voi dà dal Colle devi ritornà
M5S – Se non me lo voi dà dal Colle devi ritornà

Colle – porcaccia la miseria la pastiera sta a aspettà
– porcaccia la miseria la pastiera sta a aspettà
sta storia de primarie ‘na frescaccia sta a creà!

Bers: non-siamo-mica-qui-a-togliere-i-canditi-dalla-pastiera: punto!!

“Voto utile”, il mio no – di Mariaserena Peterlin

Immagine elezioniBersani, Monti, Berlusconi e i loro fervorosi coristi conducono, come ognuno può costatare, una campagna elettorale in affanno e non priva di vistose svirgolate di stile, ma che vuole apparire razionale e ragionevole facendo appello a un voto utile alla governabilità responsabile e affidabile.
Voteremo tra pochi giorni secondo le regole di una legge elettorale che conosciamo e che i suddetti, per varie ragioni, hanno omesso di modificare durante la legislatura appena scorsa pur parlandone continuamente.
Dunque la questione appare cornuta o, se si preferisce, biforcuta.
Da un lato il porcellum, dall’altro come ottenere la conseguente utilità del voto. In realtà dovremmo dire che la questione è triforcuta perché c’è un ulteriore condizionamento esibito autorevolmente dai suddetti. È il risultato dei sondaggi fino a ieri l’altro sbandierati, come direbbe un romano un po’ burino, da tutti i pizzi e che vedrebbe salire minacciosamente e di volta in volta la rimonta, il calo, lo stallo, il grillismo e così via.
In realtà questa sorta di tridente intimidatorio non basta a esaurire le nostre preoccupazioni perché anche l’informazione mediatica gioca il suo ruolo.
Il campo dove si svolge la contesa è infatti, quasi esclusivamente, la televisione dove giornaliste e giornalisti sono interlocutori, conduttori o moderatori spronati da evidenti compulsioni ad apparire e fare audience tanto che spesso sembrano dare la precedenza a quella invece che allo stringere sull’analisi degli argomenti messi in campo della propaganda elettorale.
Al cittadino elettore-telespettatore, e non solo, infatti, appare chiaro che di questo si tratta: un susseguirsi di meri show di propaganda dispiegata a botte di slogan, effetti speciali e scontri ultra vivaci o grossolani e non di divulgazione e spiegazione ragionata sul confronto di programmi. Anche perché i programmi sono tutti genericamente simili e si potrebbe dire, parafrasando ed invertendo il solito Manzoni, che il romanzo che stiamo, ahimè forzatamente leggendo, abbia l’utile-voto per scopo, le balle per oggetto e la noia per mezzo. E potremmo facilmente dimostrarlo prendendo a prestito poche perle a caso da un lessico sempre assertivo e mai argomentativo dei leader: bersani “vi potete fidare solo di noi” ecc, monti “vi ho salvati dal baratro”, o berlusconi “aboliremo, restituiremo”.
Tutto tecnico insomma, tutto razionale, tutto esente da dimostrazioni logiche, tutto piattamente condizionato dall’imbarazzante tridente  porcellum-sondaggi-utilità mediaticamente espressi.
E così la passione civile va a farsi seppellire insieme alle idee, agli ideali, alle convinzioni, alla nostra tradizione culturale e, perché no, a quelle che ci presentano come obsolete cariatidi ideologiche: la destra e la sinistra.
Si vogliono disinnescare ed esorcizzare destra e sinistra che invece non sono finite e antistoriche, tanto è vero che la prima fa ancora oggi pesanti danni e compie violenze più o meno mistificate e la seconda esprime ancora un insieme di diritti fondamentali che danno fastidio ai signori del tridente.
La sinistra vuole esistere ed esprimersi anche con persone e soggetti politici impegnati a difendere principi base, come la distribuzione equa della ricchezza, la giustizia sociale, l’eguaglianza e il diritto reale al lavoro senza i quali proseguirà l’infame corsa alla svendita di persone, cultura e anima di questo paese.
Ecco perché trovo irritante ed offensivo l’invito al voto utile.
Il concetto di voto utile o di scelta tecnica sono una sorta di spot pubblicitario che impone, appunto, una scelta unica, o così o pomì, e vuole imporre di accettare ciò che è già stato pensato al posto nostro.
Molti di noi non riescono ad accettare un invito a far calcoli in base a sondaggi, peraltro autoreferenziali, la cui attendibilità è legata anche al momento in cui vengono effettuati e dai quali, per di più, risulta oltre un 40% di incerti o astenuti.
Il voto, invece, non è un tango figurato; è anche una scelta personale, una indicazione di pensiero, una possibilità di esprimere consenso (e allora che sia coerente almeno con la coscienza di chi lo esprime) o dissenso.
Di dissenso ce n’è tanto da esprimere anche perché in prima fila a resistere siamo in tanti, ma ancora avanti alla prima fila vi sono quelli che resistono alla disperazione, quelli che portano avanti la loro vita anche nel nome di chi se l’è tolta (e di cui ci si accorge solo per farne retorica da palco) proprio perché credevano nella dignità data da un lavoro negato dalla realtà ma garantito invano dalla disattesa Costituzione.
Non cediamo, perciò, ad una paura del disordine che deve intimorire solo chi lo causa. Se ci vogliono assoggettare o comprare rispondiamo chiedendo un progetto che restituisca i diritti costituzionali, la giustizia sociale e quella uguaglianza a cui sono evidentemente allergici. L’utilità può essere solo quella di una scelta coerente con un progetto di soluzione dei problemi e di risposta agli interessi del cittadino. E se per farlo capire dobbiamo votare formazioni diverse dai soliti noti lo faremo senza problemi e a testa alta. 

M.Monti cambia il significato delle parole: conservatore a chi?

Il “serio” dottor Azzeccagarbugli, abilissimo nel confondere le idee giocando con la trappola delle parole

Al potere, così come al potente avvolto da lusinghe e consensi, spesso interessati, non serve una rivoluzione linguistica per cambiare significato alle parole: gli basta pronunciare frasi dal significato abilmente stravolto.

Oggi mi chiedo se possa sembrare solo una sfumatura che M.Monti abbia definito “conservatore” chi vuole tutelare il lavoro e i lavoratori e “innovatore” se stesso. Mi chiedo se intervenire sulle parole mutandone il significato sia solo un piccolo accorgimento retorico o se non sia, invece, un modo pesante per dare messaggi ingannevoli.

Vediamo qualche altro esempio odierno:

Rendere competitiva l’Italia ossia abbassare il costo del lavoro (e la paga) al livello della Cina, dell’India?
silenziare un po’ la parte conservatrice del suo movimento (il PD) ossia far tacere chi non si allinei, dal pd, con lui?

Il polo di destra e di sinistra sono distinzioni che hanno avuto un significato in passato, ma oggi ne hanno molto meno ossia non sentiamo più il bisogno di una sinistra distinta dalla destra? E come distinguiamo, allora, il diverso modo di affrontare e risolvere, ad esempio, le sempre più vistose disuguaglianze sociali, lo stato dei ricchi sempre più ricchi e della classe media sempre più povera e dei poveri che diventano sempre più marginali, disperati, abbandonati?

Potremmo fare tanti altri esempi pescando, ad esempio, tra le dichiarazioni dei tecnici che considerano “esami medici inutili” quelli della prevenzione che ci dice se rischiamo l’infarto o il tumore, ma non penso sia necessario.
È invece necessario ed indispensabile alzare il livello dell’attenzione.
E infatti fondamentale ricordarci che la parola, il senso delle parole, è sempre garanzia fondante e fondamentale della democrazia.
Abbiamo accettato già troppi lazzi e travisamenti. Facciamo attenzione, riflettiamo, concentriamoci quando questi tecnici e politici parlano: spesso ci stanno ingannando proprio facendo a nascondino col significato delle parole.

Ho letto e sentito molte ottime persone definire il prof Monti dicendo “è una persona seria”. Serio è serio, anzi serissimo: e con ciò? Serio significa (cfr M.Dardano: Nuovissimo Dizionario della lingua Italiana)  “che ha un’aria di compostezza e di gravità negli atti e nelle parole”, “che ha un’espressione accigliata, severa, triste”. Serio non vuol dire democratico; e non è una piccola differenza.

Ma è evidente che non si tratta solo di questo.

Quando una parola non è usata, in politica particolarmente, nel suo corretto e consueto significato occorre fiutare l’aria e accendere il cervello. Contro la scuola e contro il livello di istruzione fornito ai nostri giovani cittadini si è lavorato da anni con metodica e proterva sistematicità. Il risultato, e so bene di fare un discorso impopolare, è che in molti non abbiamo anticorpi della mente in grado di attivare il senso critico e la consapevolezza dei nostri reali interessi.  Infatti indebolendo il nostro livello di istruzione abbiamo prodotto cittadini che si destreggiano alla grande nei video games o tra i tour operator, ma non so quanto siano in grado di difendersi dai messaggi mendaci o manipolati ad arte. Il risultato è che appare più che serio e più che credibile un bravo affabulatore che parla dal grande media televisivo e non è adeguatamente fronteggiato da un interlocutore attento e critico, ma solo da una spalla giornalistica genuflessa.

Non a caso sia Monti sia Berlusconi vanno solo ai dialoghi a due e con domande concordate… A chi giova tutto questo?
Ma se molti stentano ad accettare l’amara verità delle parole semanticamente modificati tutti finiremo per dovere forzatamente accettare quella dell’amara povertà che avanza, e allora forse ci accorgeremo che destra e sinistra non sono solo i lati di una strada provinciale, ma le strade su cui si perde o si vince in democrazia.