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Gli eredi della Thatcher danzano sul Titanic?

La Thatcher è morta: ha tirato le cuoia all’Hotel Ritz (non male per la figlia del droghiere, no?) e non in una squallida RSA o in un feroce reparto lungo degenti dei nostri ospedali oggi disumani dove non ti lasciano nemmeno tenere compagnia ai moribondi.
La Thatcher ha mollato, ma in questi lunghi anni ha figliato generazioni thatcherini e thatcheroni che ci hanno dichiarato guerra, la guerra della fame, dell’esclusione, dell’umiliazione suicida. Una guerra molto pesante da cui noi non ci difendiamo perché abbiamo assorbito, lentamente, l’attitudine a quell’ipnosi  della leggenda del serpente che ipnotizza le sue prede.
Loro ci fissano dalla tv e dalla stampa e noi restiamo imbambolati e frustrati a subire. Eppure non sarebbe impossibile dire di no e, anche se gli effetti potrebbero essere lenti, sarebbe comunque un atto di dignità manifestare con energica non violenza, così come qualcuno ha fatto a Civitanova Marche: potremmo infatti alzare la voce verso i nuovi thatcher rapaci e i loro  zelanti paladini.
Devono pur uscire dal bozzolo dorato del palazzo, e allora potrebbero ben sentire le nostre voci esasperate accusarli.
No, non è difficile, ma occorre rifiutare l’ipnosi, rifiutare le sceneggiate come quelle delle primarie ad esempio, occorre sostenere chi denuncia e smaschera e non lo fa per arricchirsi con il solito instant book, occorre  dissentire da quelli che vanno in piazza con il berlusc; occorre smetterla di essere snob e interessarsi invece alle nuove proposte politiche, che invece sono state emarginate, e dialogare sempre anche con chi ci sembra così diverso da mettersi a leggere la costituzione. Dialogare, e lo sappiamo bene tutti, non significa aderire e obbedire, ma confrontarsi, discutere, accapigliarsi, crescere.

In Italia dunque aumentano i poveri e i disperati, ma ci sono anche i privilegiati che riescono a rimanere miliardari delocalizzando le aziende (industria) e licenziando gli italiani, mantenendo il potere (politici, super manager, alte cariche di vario tipo) e servendo il potere (grandi giornali, telegiornalisti potenti, anchormen e mercanzia simile). Questi nuovi patrizi si fanno sempre più ricchi e si supportano reciprocamente sulla pelle dei nuovi plebei sempre più poveri. I patrizi thatcheriani sono inoltre convinti di meritare il loro privilegio e si sono inventati la meritocrazia per darsi dignità sociale; dunque si pavoneggiano di presunti meriti e considerano un noioso accidente sociale le lacrime di
chi piange i morti, di chi è umiliato dal bisogno, di chi trova insopportabile mendicare. Invece la pietas, nostra autentica umana ricchezza, ci dice che le lacrime devono essere di tutti, che chi le rispetta vuole anche evitare a tutti i costi il sangue.
Loro non si pongono il problema; loro si sono meritati il privilegio così come noi ci siamo meritati le lacrime e l’esclusione e perciò si spolverano la coscienza e l’anima e pensano ad altro. Magari si intrattengono tra loro e stilano l’unto e bisunto menu dei nomi presidenziabili illudendosi che il loro potere durerà sempre.
E allora che dire?
Spettabili figli della Thatcher, ballate pure le vostre danze esclusive alla faccia della democrazia e della costituzione, buona crociera sul vostro Titanic personale.
Laggiù, al largo del mare del nostro scontento c’è un’iceberg anche per voi.

FRATELLI D’ITALIA, L’ITALIA CONTESTA

Ai funerali delle vittime dell’indigenza e dell’ottusa macchina macina-cittadini, a Civitanova Marche, la presidente Boldrini è stata contestata dai presenti e dai parenti.
Laura Boldrini pare abbia tuttavia chiarito con i contestatori e credo sia giusto riconoscerle il garbo e la sensibilità mostrati (anche se sorprende non poco sentirla dichiarare che non pensava che nel nostro paese ci fosse la drammatica emergenza economica che ci opprime) ed è anche necessario darle il tempo per dimostrare le sue qualità (o meno) come presidente della Camera dei Deputati.
E tuttavia la realtà, almeno su noi, incombe; il clima sociale è esasperato e sta cambiano, e all’orizzonte non si vedono tarallucci e vino ma disperazione e bocconi amari.
In molti siamo preoccupati o angosciati per la situazione e se non è necessario dare il dettaglio dei disagi (disoccupazioni, blocco pensioni, esodati, precariato ecc) è impossibile non dare atto che in alcune regioni le cose siano più pesanti e i malfunzionamenti e i disagi peggiori. Ad esempio nel Lazio la sanità, specie dopo le belle trovate di Renata Polverini, è praticamente distrutta e tutti i servizi in generale sono di pessima qualità. In compenso equitalia lavora alla grandissima.
E non solo nel Lazio: in tanta Italia i cittadini sono esasperati ed è ben comprensibile che questa esasperazione si manifesti.
E’ inevitabile che il cittadino, frustrato e senza speranza, si faccia sentire e credo che si possa riconoscere che fino ad oggi le reazioni sono state contenute, ma se e quando  la gente esasperata dovesse manifestare in massa, non so quanto politici ed apparato possano illudersi che le contestazioni popolari seguano il galateo di Monsignor della Casa o il bon ton suggerito da levigate signore per bene. Sarebbe utile rifletterci.
Non conosco abbastanza Boldrini per dare un giudizio su di lei come presidente della Camera, probabilmente lei stessa sa bene che chi accetta questi ruoli oggi deve sapere che va a rappresentare uno stato di cui ci si chiede in molti: a che servi, caro stato, se io cittadino devo solo pagare e subire?
Non sono sfascista, sono una che si guarda intorno e si impegna da sempre. E proprio per questo aggiungo che se poche settimane sono poche per giudicare Boldrini, la legge della sospensione di giudizio vale per tutti e le settimane di cui parliamo son poche anche per giudicare M5S, gli attuali parlamentari di nuova nomina e il presidente Grasso nella sua veste attuale.
Invece queste poche settimane sono più che sufficienti per sventolare un bel pollice verso per Monti, Fornero e soci, il pd , il pdl e i loro vecchi e tutti gli ostinati apparati che non mollano: li conosciamo già, hanno fatto danni e perseverano.
Sarebbe meglio, per loro e non solo, smettere lo snobismo, la puzza sotto al naso e il facile giudizio per costruire invece affettuosi rapporti umani solidali (non onlus), ne abbiamo proprio bisogno.

Suicidi per indigenza: prima muori, poi mi accorgo che ci sei

Al tg regionale delle Marche l’assessore ai servizi sociali di Civitanova, alquanto provata, dice che “bisogna superare la vergogna di certe situazioni e chiedere aiuto; noi quella famiglia l’avremmo accolta, ma non ha chiesto aiuto”
Bene, grazie.
Pure il cazziatone post mortem?
E chi dovrebbe dare, ai cittadini indigenti, le informazioni in merito al diritto all’assistenza (come, dove chiedere, situazioni che ne danno diritto, tempistica, come si è aiutati e per quanto ecc ecc)?
Come mai un comune così relativamente piccolo (circa 40.000 abitanti, molto meno di un quartiere di Roma preso a caso, il mio ad es.) non arriva a conoscere i suoi cittadini?
Perchè pur sapendo quanto siano diffusi i casi di nuova povertà (le fabbriche, le aziende, gli artigiani falliscono e chiudono) il Comune e la Provincia non hanno monitorato la situazione op mappato le realtà più gravi?
Insomma, in una domanda sola: a che serve mantenere lo stato, il comune, la provincia, la regione, la circoscrizione di questa scalcinata repubblica?
Qui siamo molto oltre la vergogna. Qui siamo alla colpa morale e materiale.