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Gli eletti del nostro scontento

Disgusto.
2a1065ff-6a49-4518-9505-8ee9a0837427_mediumNon lo so se sia giusto sopportare ancora a lungo la volgarità dilagante tra quelle e quelli che non riesco a definire “politici”, ma posso al massimo definire “sciaguratamente eletti al Senato e alla Camera dei Deputati”; è inaccettabile che questi parvenu (e non intendo solo troppi cinquestelle, ma la grandissima parte dei cosiddetti eletti) esultino ostentando striscioni o in altro modo in queste ore di lutto.
Cosa c’è da esultare? La morte innocente ci circonda, e grida vendetta.
Costoro non provano nemmeno ad impedire il traffico di umani, né che bambini, ragazzi e ragazze affoghino disperati nel nostro mare. Invece gli eletti in Italia ed Europa tengono una puntigliosa e grottesca contabilità di poche decine o centinaia di persone da spostare come le pecore, come pecore appestate appioppandole a questa o quella generosissima nazione cosiddetta civile.
Ma loro no, non lo sanno, e invece esultano per le cosiddette poltrone vincendo il nobel per imitazione del cinismo papeetiano e dintorni.
Ma basta, vadano tutti ad asfaltare le strade, che son piene di buche. Fanno pena per quanto sono meschini.
Fiori nel mare e facce di bronzo nelle istituzioni.
Chi non prova sincera pietà per morti innocenti come può chiedere consensi?

A proposito di Marino, il breve

C’è una bella analisi, di Anna Lombroso, sulla vicenda dell’ex sindaco detronizzato che possiamo leggere in Sale Marino
L’analisi tocca molti punti importanti, tra questi ho scelto quello, ben noto, che è stato più volte comunemente sintetizzato in “Marino sarà anche onesto, ma l’onestà non basta a fare un buon politico”; ma Lombroso ne dice molto altro.
Per quanto mi riguarda mi limito a una breve osservazione.

La questione #onestà è molto cara, come noto, agli slogan dei cinquestelle; e d’altronde come negare che possa suscitare adesioni e come negare sia questione che scotta.
Ma è proprio vero che essere onesti non è sufficiente.  Facciamo attenzione però, questo non deve e non può bastare a farci digerire i tanti mascalzoni, imbroglioni e corrotti che circolano serviti e riveriti nelle autostrade della politica.
Dobbiamo badare bene, specie in tempi di campagna elettorale, a non farci intortorare dai discorsi del tipo: beh non sarà onesto, ma è abile; certo è corrotto, ma sa far soldi; ok è un lestofante ma sa muoversi. La disonestà genericamente intesa, non è come la medicina amara, ma che fa passare la febbre; la disonestà è invece come la pallina di zucchero che Pinocchio pretendeva promettendo di prendere la medicina che poi era pronto a rifiutare.
E molti, troppi, per quella pallina di zucchero ingurgitano il liquame ringraziando.
Tornando alla scelta di un partito a cui dare fiducia e della persona che ci dovrebbe rappresentare in quel partito e poi nelle istituzioni,  non dovrebbe sfuggire a nessuno, ma questo non accade, che se un partito è costretto a cercare altrove dal suo ambito persone che possiedano le altre indispensabili qualità, e non solo l’onestà, allora cade, e cadiamo noi, nelle mani dei cosiddetti e nefasti cosiddetti tecnici.
Le qualità politiche indispensabili come la competenza, la lucidità nel momento delle scelte, l’intelligenza (pare strano dirlo), una buona cultura, la capacità di analisi dei problemi, una forte tempra morale portatrice di valori condivisibili, e via dicendo, dovrebbero essere considerate essenziali e fondamentali.
Ma ahimè i nostri non sono tempi maturi, almeno a me sembra, per tutto questo. Questi sono i tempi in cui si considera dote politica il saper apparire e comunicare. E dal nostro berlusconuccio al megatrump è tutto un orrore.
Del resto dove sono le strutture e le istituzioni formative?
Tra poco si affermerà che uno strumento elettronico robotizzato o meno valga quanto un bravo insegnante, se non di più.
Del resto la nostra scuola è stata depotenziata, il nostro liceo viene sfoltito come un barboncino e la nostra Università è qualcosa di cui si parla solo per esibire intelligenze migranti o, oggi proprio oggi, sfilate di moda.
E il cerchio si chiude.
Una proposta moderata?
Ce l’ho: diamogli fuoco.
(dimenticavo, e spargiamo sale sulle ceneri)

Gli eredi della Thatcher danzano sul Titanic?

La Thatcher è morta: ha tirato le cuoia all’Hotel Ritz (non male per la figlia del droghiere, no?) e non in una squallida RSA o in un feroce reparto lungo degenti dei nostri ospedali oggi disumani dove non ti lasciano nemmeno tenere compagnia ai moribondi.
La Thatcher ha mollato, ma in questi lunghi anni ha figliato generazioni thatcherini e thatcheroni che ci hanno dichiarato guerra, la guerra della fame, dell’esclusione, dell’umiliazione suicida. Una guerra molto pesante da cui noi non ci difendiamo perché abbiamo assorbito, lentamente, l’attitudine a quell’ipnosi  della leggenda del serpente che ipnotizza le sue prede.
Loro ci fissano dalla tv e dalla stampa e noi restiamo imbambolati e frustrati a subire. Eppure non sarebbe impossibile dire di no e, anche se gli effetti potrebbero essere lenti, sarebbe comunque un atto di dignità manifestare con energica non violenza, così come qualcuno ha fatto a Civitanova Marche: potremmo infatti alzare la voce verso i nuovi thatcher rapaci e i loro  zelanti paladini.
Devono pur uscire dal bozzolo dorato del palazzo, e allora potrebbero ben sentire le nostre voci esasperate accusarli.
No, non è difficile, ma occorre rifiutare l’ipnosi, rifiutare le sceneggiate come quelle delle primarie ad esempio, occorre sostenere chi denuncia e smaschera e non lo fa per arricchirsi con il solito instant book, occorre  dissentire da quelli che vanno in piazza con il berlusc; occorre smetterla di essere snob e interessarsi invece alle nuove proposte politiche, che invece sono state emarginate, e dialogare sempre anche con chi ci sembra così diverso da mettersi a leggere la costituzione. Dialogare, e lo sappiamo bene tutti, non significa aderire e obbedire, ma confrontarsi, discutere, accapigliarsi, crescere.

In Italia dunque aumentano i poveri e i disperati, ma ci sono anche i privilegiati che riescono a rimanere miliardari delocalizzando le aziende (industria) e licenziando gli italiani, mantenendo il potere (politici, super manager, alte cariche di vario tipo) e servendo il potere (grandi giornali, telegiornalisti potenti, anchormen e mercanzia simile). Questi nuovi patrizi si fanno sempre più ricchi e si supportano reciprocamente sulla pelle dei nuovi plebei sempre più poveri. I patrizi thatcheriani sono inoltre convinti di meritare il loro privilegio e si sono inventati la meritocrazia per darsi dignità sociale; dunque si pavoneggiano di presunti meriti e considerano un noioso accidente sociale le lacrime di
chi piange i morti, di chi è umiliato dal bisogno, di chi trova insopportabile mendicare. Invece la pietas, nostra autentica umana ricchezza, ci dice che le lacrime devono essere di tutti, che chi le rispetta vuole anche evitare a tutti i costi il sangue.
Loro non si pongono il problema; loro si sono meritati il privilegio così come noi ci siamo meritati le lacrime e l’esclusione e perciò si spolverano la coscienza e l’anima e pensano ad altro. Magari si intrattengono tra loro e stilano l’unto e bisunto menu dei nomi presidenziabili illudendosi che il loro potere durerà sempre.
E allora che dire?
Spettabili figli della Thatcher, ballate pure le vostre danze esclusive alla faccia della democrazia e della costituzione, buona crociera sul vostro Titanic personale.
Laggiù, al largo del mare del nostro scontento c’è un’iceberg anche per voi.

Con poche stelle sulla bandiera?

Diceva un tale che il coraggio se uno non ce l’ha non se lo può dare; io penso che nemmeno tante altre doti (intelletto, razionalità, altruismo ecc) si ottengano senza impegno; e nemmeno il talento per la politica attiva. Per questo tendo a non sottovalutare mai il coraggio di chi dice di volerci provare, per questo sono portata a pensare che i cinquestelle si ostinino lecitamente sulla loro linea. Mi sono data da tempo la linea, anche per la professione di insegnante che ho svolto, di cercare di capire sempre la contrapposizione, il pensiero diverso, la contestazione e di non alzare mai barriere se non contro la violenza o la menzogna. Ovviamente la linea di cinquestelle può non convincere, ma come ho già detto altre volte, non è necessario essere convinti per evitare le squallide manifestazioni di preclusione e lo snobismo con cui sono stati marcati fin dal primo giorno sia dai media tv sia dai giornalisti della stampa, sia da modesti commentatori quattro stagioni che impazzano anche su social network senza mai rispettare altri che la loro cerchia che diventa il circo o la piazzetta della loro personale convinzione.
Cosa dovremmo pensare-fare-dire, allora di un pdl e dei suoi repellenti rappresentanti per i quali non ci sono più aggettivi? Che cosa con chi tenta comunque di imbarcare pd e pdl sullo stesso battello dal fasciame marcio?

No, non vedo per ora il sole dell’avvenire spuntare all’orizzonte, ma posso aspettare negandomi, come cittadina e persona, al compromesso e continuando a cercare di essere vicina intellettualmente alle generazioni che sperimentano piuttosto che a quelle dei vecchi ostinati nei loro errori che sono la nostra sciagura e, purtroppo, spesso il loro vantaggio personale.Immagine