Comunque vada questa Italia appare sempre più vecchia ed invecchiata male, e fa un po’ compassione. Comunque vada ci si abbarbica al passato, alle certezze, alle fregature collaudate.
Si affonda l’ancora alla fonda di vetusti porti in disarmo mentre si temono e ostracizzano rotte o progetti realmente nuovi e che ci sono invece necessari.
Si parla di rinnovamento e riforme, m non di cambiamento: infatti rinnovare significa solo modificare un vecchio cappotto rivoltandone la stoffa e non progettare e inventare, significa ri-fare e non costruire il nuovo daccapo.
Il mondo è cambiato? Ma l’Italia no.
Tutto questo è stramaledettamente borghese nel senso peggiore del termine.
Si vuol fare come quando un vecchio divano diventa scomodo e ha una zampa rotta e, invece di acquistarne uno nuovo lo si rappezza e riveste con spesa maggiore, ma tanta inspiegabile nostalgia e il divano zoppica sempre.
Eppure la nostalgia è dolce e può essere nobile quando si riferisca alla saggezza di insegnamenti alti, quando ci ricordi, casomai, che siamo nati per seguire virtute e conoscenza, quando ci richiama alla Costituzione di un’Italia fondata sul lavoro, non quando ci attira verso cose di stantio sapore nocivo come i consolidati poteri, le certezze dei vecchi riferimenti, il familismo, la corruzione (magari quella contenuta e sciccosa, senza esagerare), le compromissioni ma condotte solo fino a un certo punto, di tradizionali cordate affidabili.
E mentre di ostracizza il nuovo si pretende di affidare il rinnovamento di un paese profondamente tarlato dal vecchio sistema con le stesse procedure con cui si affida un programma tv a qualche vecchio presentatore, pronto uso e pronto effetto e che, pur con tinture e parrucchini accesi e fatti orridi, ma iridescenti dalle luci di studio, blatera e sorride abbracciando la soubrette scosciata.
E c’è tutto un piro-piro, un biascicare, un riadattar dentiere, look e discorsi a pseudointellettuali di riporto, figli di figli, nipoti di zii, cocchi di case editrici pronto-effetto. E cognomi che ritornano, come rigurgiti di vecchie cipolle mal digeribili e che si ripropongono imperterrite.
I media, i giornaloni, i politici vecchio stile, gli intellettuali consolidati da molteplici regimi e potentati economici che stanno già tessendo uno squallido arazzo per coprir magagne e instillare nostalgie di un mondo che invece non dovremmo mai rimpiangere. Si moltiplicano appelli, si invita a mediare con la vecchia politica, si insinua che c’è in giro gente inesperta, ignorante, pericolosa come se quella che fino ad oggi ci ha afflitto, spesso esperta in malaffare, non fosse colta sì, ma in coltivar gli affari suoi e certamente poco benefica alla sorte del paese. Però solida, consolidata, navigata. Ah che bellezza.
E i trentenni, i quarantenni secondo lorsignori inesperti? E le persone fino ad ora fuori dal giro? Restassero a mugugnare.
Riavvolgiamo allora il nastro fino in fondo, e ricominciamo a dire che la terra è piatta e il sole le gira intorno, che le Americhe sono le Indie e saremo tutti felici. A proposito: di sabato notte non uscite, girano le streghe.