Ilaria Beltramme: Il papa guerriero, Newton Compton, 2014
Ilaria Beltramme al Villaggio Cultura Pentatoniccon Anna Maria Curci
Ho incontrato questo libro e la sua Autrice grazie ad Anna Maria Curci, che ne ha curato una presentazione al Villaggio Cultura Pentatonic di Roma. Nel leggerlo l’attenzione si tende ininterrottamente alla ricerca delle premesse contenute nel titolo. Si attende con curiosità l’ingresso in scena di questo papa che, nonostante fosse circondato anche dal consenso popolare non fu, racconta Ilaria Beltramme, pastore d’anime di fedeli ma rapace stratega. Ci si mette dunque sulle tracce delle mosse e degli intenti del papa guerriero, delle trame della corte papale, della politica del nuovo Cesare che Roma, secondo l’autrice, aveva individuato nel pontefice da subito energico promotore della rinascita del potere e della bellezza artistica della città. Ilaria Beltramme, tuttavia, alza lentamente il sipario sulla figura di Giulio II della Rovere che domina non solo lo sfondo storico delle vicende narrate ma, indirettamente, i moventi delle azioni della protagonista che considera il papa responsabile di delitti che le hanno ispirato inestinguibile sete di vendetta contro di lui. Il romanzo ruota intorno a due energiche, complesse e modernissime figure femminili: Isabella la cortigiana e Felice della Rovere, la figlia bastarda papa, ma mette in scena un articolato ventaglio di numerosi altri personaggi, cardinali e artigiani, nobili e mezzane, capitani e serve di una Roma rinascimentale e papalina e non solo. Ha senso chiedersi se si tratti di un romanzo storico o se la storia sia stata romanzata piegandola alle esigenze narrative? E’ utile domandarsi se la vita sociale e le vicende militari siano esattamente rispecchiate o se la verosimiglianza necessaria a mantenere l’equilibrio tra realismo storico e la libertà fantastica dell’arte sia stata arbitrariamente gestita? Dubbi leciti, forse necessari, che non possono inficiare il risultato della narrazione in cui certamente spiccano la ricchezza di documentazione ma soprattutto l’abile sensibilità che l’autrice mostra nel tratteggiare la psicologia dei personaggi e delle due protagoniste ed anche nel rappresentare una scena politica spietata e ardita dove non mancano il coraggio e la spregiudicatezza, i sentimenti e i tormenti che animano una visione imponente del ruolo del potere e dell’arte del governare uomini e stati. Un ennesimo grazie alla promotrice di incontri vivi e interessanti, Anna Maria Curci.
L’argomento era dei più intriganti ieri, domenica 6 Aprile 2014, al Villaggio Cultura Pentatonic: Briganti e Brigantesse del Sud, relatori Biagio Ferrara e Felice Di Nubila, moderatori Augusto Benemeglio e Anna Maria Curci. Ho cercato, prima di avviarmi all’evento, di racimolare qualche informazione nella biblioteca casalinga e sono inciampata in un libro che, sebbene non del tutto pertinente, richiamava il tema per associazione di idee. Il testo di Ernesto Ferrero, I gerghi della malavita, nell’edizione Oscar Mondadori del 1972, non conteneva infatti riferimenti storici ai briganti, protagonisti dell’occasione, però vi ho trovato, dettaglio non proprio marginale, alcune immagini tratte dal noto studio di Cesare Lombroso: L’uomo delinquente. Una di queste rappresentava il ritratto del “brigante della Basilicata”, un’altra era sottotitolata semplicemente “Passannante”. (come dire basta e avanza per l’anarchico lucano autore d’un un fallito attentato a Umberto I, condannato a morte e poi ad un duro ergastolo e morto infine manicomio, folle secondo il dott. Lombroso la cui diagnosi fu però contestata).
Giovanni Passannante,
Inquietanti simmetrie.
Come è ovvio, di assassini e stupratori o ladri ce ne sono sempre stati in tutte le regioni e non ne mancano i ritratti, ma va sottolineato che nel proporre un esempio di brigante il riferimento lombrosiano va a quello del Sud dell’Italia e lucano. L’inventore dell’antropologia criminale, infaticabile studioso, ha dunque ravvisato proprio nella facies del brigante lucano un esemplare rappresentativo della categoria. E tuttavia almeno un altro brigante deve aver attirato la sua attenzione di ricercatore, visto che gli eredi di Eustachio Chita, detto Chitaridd (cfr. Matera rivuole il suo brigante, ne “La Stampa”), ucciso nel 1886, hanno richiesto nel 2008 che fossero restituiti i resti del cadavere a suo tempo trasportato a Torino per essere catalogato e studiato, sempre dal Lombroso, e mai più restituito alla terra materna.
Divagazioni e curiosità personali inevitabili queste, che non ci distoglieranno dal riferire di un pomeriggio interessante, denso, vivace. Biagio Ferrara, introdotto ed intervistato da Augusto Benemeglio, si è definito non uno storico ma un curioso di storia. In realtà è apparso subito chiaro come per la Storia del brigantaggio, in passato particolarmente elusa o marginalizzata, se non interpretata in chiave fuorviante, sia molto più appropriata l’indagine di un curioso che va a cercarsi carte, lettere, testimonianze e le incrocia e soppesa che non la semplice lettura e sintesi che s’attenga a ciò che riferiscono i calepini storici e accreditati anche nei più modesti manuali scolastici.
Appropriato e vantaggioso per i presenti l’excursus di Biagio Ferrara che ha fornito le coordinate del fenomeno brigantaggio e ne ha illustrato sia gli aspetti rilevanti, inediti sia quelli curiosi. A seguire abbiamo ascoltato l’intervento di Felice Di Nubila, autore del volume La Basilicata nel Crocevia della Storiache presto vedrà la luce. Di Nubila, introdotto da Anna Maria Curci ha approfondito il tema del brigantaggio in Lucania. La situazione economica e sociale dell’Italia del Sud post-unitaria è riprodotta, egli ha affermato, in piccolo, ma in modo esemplare in questa regione che, con la sua storia, ci consente di comprendere non solo le cause del brigantaggio e dello spaventoso numero di morti che la repressione del fenomeno ha causato, ma anche di avere un quadro dell’Italia post unitaria e di indagare sulle radici del cosiddetto divario tra nord e sud. Il nostro paese, come hanno ribadito insieme Di Nubila e Ferrara, ha pagato un prezzo enorme in sangue e risorse all’Unità Nazionale e proprio per questo pur ragionando a fondo sulle problematiche del processo di unificazione esso non deve e non può essere contestato.
Su questo punto ed altri abbiamo ascoltato anche interventi di Anna Maria Curci e di Augusto Benemeglio.
Particolarmente sostanzioso e vivace (la definizione è in un commento di Anna Maria Curci), l’evento è stato rilevante anche per gli interventi dei presenti tra i quali, esteso e puntualizzatore, nonché apprezzato, quello di Franco Ferrari che ha completato il quadro delle possibili diverse interpretazioni dell’argomento facendo riferimento a “Storia del brigantaggio dopo l’Unità”, di Franco Molfese, ed. Feltrinelli, la cui prima stesura risale al 1964.
Briganti a 360 gradi dunque, ma non solo; s’è parlato anche delle Brigantesse del Sud: amanti o compagne degli uomini, ma anche guerrigliere, armate e capaci di usare le armi, coraggiose e spietate. Probabilmente le brigantesse del Sud sono state tra le prime donne, in Italia, a rivendicare l’emancipazione e lo hanno fatto con indomito coraggio, sfidando odiose violenze e repressioni crudeli, mettendo insieme l’essere fuori legge con l’esser donne pronte ad accogliere, nonostante tutto, anche la maternità.
Impossibile, per me italianista oltranzista, non risalire con la personale memoria letteraria a Peppa: la protagonista de L’amante di Gramigna, una novella del Verga, a torto considerata minore. Forse l’impersonale canone del Verga ha ceduto in questo caso alla lusinga di una narrazione pronto effetto narrando di una Peppa. che si fa brigantessa per amore abbandonando una condizione sociale di contadina quasi benestante destinata sposa a un possidente (che aveva terre al sole e una mula baia in stalla, ed era un giovanotto grande e bello come il sole) per affrontare la vita in clandestinità, le fucilate, le ferite, la fame e la sete e seguire il suo amante fino a farsi serva e miserabile ed abbandonare ai trovatelli il figlio suo e di Gramigna: tutto per seguire lui che, dietro le sbarre, sconta la galera fino alla deportazione che lo cancella dalla vita.
Ah questi briganti!
No, con l’illegalità non hanno certamente ottenuto il diritto alla giustizia sociale ed economica, ma con il sangue ne hanno rivendicato, nonostante la primitiva ignoranza che vien loro attribuita, il bisogno.
Una speciale menzione al coro del Pentatonic ha ben eseguito l’Inno dei Briganti tra l’entusiasmo dei presenti:
Omo se nasce brigante se more
ma fino all’ ultimo avimm’a spará
e si murimmo menate nu ciore e na jastemma pe sta’ libertà.
Aere perennius, scriveva l’amico primo e grande di noi che amiamo la letteratura e crediamo nella sua funzione insostituibile. Citazione un tempo scontata, oggi necessaria e da riscoprire insieme a tanto passato che ha lasciato in noi tracce formidabili e invano nascoste e taciute in questo nostro tempo che spende i suoi furori alla ricerca del bello, attraente e vittorioso, non sempre mediato, pensato, destrutturato, reso umano e sublime dell’etico e dai sentimenti elevati. Aere perennius : non solo più durature, ma assai più potenti del bronzo sono le parole quando le detta l’amore di una madre sfigliata e mutacica (*)che non si vuole nascondere e chiudere, ma definisce se stessa spudorata nell’esibire, nel parlare del suo dolore non accostabile ad altri né paragonabile, ma esprimibile con la sua poesia dove non mancano i temi della disperazione e dell’incredulità ma anche quelli del realismo che si confronta con il tempo presente e gli spettatori involontari e renitenti del dolore, della volontà di testimoniare e raccogliere nella sua il coro delle voci di tante altre madri; e per farlo a volte occorrono neologismi, voci petrose di nuovo conio. Le poesie di Mariastella Eisenberg non sono infatti bronzi sonanti, ma scavo di filoni inesplorati; la loro potenza evocativa abbraccia l’ombra tanto amata e la fa presente, trasforma le trasparenze in immagini sensibili alla luce di una vita non tolta, ma trasformata. Sono poesie di un amore così grande da trattenere con forza certa, e non solo per un attimo effimero, l’immagine cara della figlia, che possono dire no, non è lei che se ne è andata, ma è la visione della madre ad essersi rovesciata è la sua parte quella sbagliata.
“Si è capovolto il mondo, tutto qui e sono rimasta dalla parte sbagliata.”
Il libro di Mariastella Eisenberg “Madri vestite di Sole”, è stato presentato domenica pomeriggio, 30 marzo 2014 al Villaggio Cultura Pentatonic in Roma. Ricca e pensosa l’appassionata presentazione di Plinio Perilli e di Anna Maria Curci che hanno dato vita, insieme alle poesie di Mariastella, a un altro pomeriggio diverso, straordinario, prezioso sul quale tanto si può dire e tanto altro si dovrà aggiungere. Un libro fuori dal comune “Madri vestite di Sole” per la dote che appare a noi inedita del dar voce, e femminile, al grido delle madri sfigliate, delle innumerevoli madri colpite allo stesso modo (da Maria al mito, dalla madre di Jan Palach alle madri della Plaza de Mayo a quelle dell’Aquila). Un libro denso e interessante anche come testo letterario ad esempio per l’uso del ritmo dei versi spezzati come un pianto e tenuti insieme, spesso, da poche o una sola sillaba; una e congiunzione, ad esempio, un nome, una breve parola. Le parole, infatti, appaiono come una sorta di incantesimo efficace e definitivo che trattenga per sempre in vita la figlia alla madre, ma non solo a lei. Tutto questo Mariastella Eisenberg sa dirlo con disarmante, direi scientifica, purezza.
Le parole: accompagnano la figlia nella sua malattia:
Lei pensa non guarirò mai Tu racconti storie – come Sherazade – per allontanare la morte.
Le parole, nella Bellezza dell’oltre eternano, perché il nome della figlia non si possa perdere, perché Alessandra sia ancora con la madre, da questa parte del mondo. Se nominare è far essere ciò che si nomina nominerò te in continuazione finchè avrò fiato e così il tuo nome non si potrà perdere.
Il tuo nome non si potrà perdere perché ripetuto, invocato dalle Madri vestite di sole che sono vita e luce; sono luce partorendo, lo sono quando non possono più partorire i loro figli troppo grandi, affidati alla vita e a un destino nemico che tenta invano di strapparli per sempre e di portarli in quell’oltre da dove solo loro, chiamandoli per nome, li riconducono in vita; le madri non si sbagliano, non fanno come Euridice, non si girano per verificare: loro sanno già.
(*)neologismi coniati dall’Autrice perché non esistono, come ella ha detto nella presentazione del libro, parole italiane che corrispondano a “madre a cui è morto un figlio”, mentre esistono “orfano”, “vedovo” per altri lutti di famiglia.
L’evento si è svolto presso l’ Associazione Culturale “Villaggio Cultura – Pentatonic” – Incontro con l’autore: Mariastella Eisenberg, Invito alla lettura organizzato da Anna Maria Curci di “Madri vestite di sole (interlinea 2013)” Introduzione di Plinio Perilli e Anna Maria Curci
I pomeriggi delle domeniche, i mezzi pomeriggi a dir il vero, trascorsi con gli Inviti alla lettura organizzati da Anna Maria Curci al Villaggio Cultura –Pentatonic, iniziano alle 17 e dovrebbero terminare verso le 19; in realtà può accadere che non termino affatto perché l’eco che suscitano ti tiene legato al di là della dimensione formale spazio/tempo. Non si tratta di una tracimazione di input, bensì di un effetto semina. Si vengono a scoprire autori, si ascoltano, si dialoga e si continua a riflettere. E si può dire che il pomeriggio di domenica 23 marzo 2014 abbia avuto un effetto semina particolarmente interessante: del resto è primavera e piove; piove di quella pioggia che ammorbidisce i semi e li fa germogliare e forse tutto questo ha concorso a far sì che le parole di Anna Maria Curci sul poeta e musicista Marco Annicchiarico, e le parole di Marco Annicchiarico stesso abbiano messo radici nei pensieri.
Radici tenui ma ostinate tanto che, se si dovesse dare una definizione, o meglio una sintesi delle scoperte di ieri, si potrebbe dire di aver incontrato la visione di una specie di microscopio cosmico. Le parole scritte da Marco Annicchiarico, e di cui certamente non si può pretendere di esaurire l’interpretazione in poche righe, più che descrivere, esprimere o cantare tendono a gettar luce sulle fessure della vita; fessure in cui sembra infatti nascondersi, a volte, quella polvere che serba memorie, che protegge dall’erosione quotidiana, che trattiene l’essenziale.
Con personale soddisfazione non ho incontrato ostensione di analogie, di simboli, di suggestioni sognanti: ho trovato, in quelle poesie e in quelle musiche cantate piano con voce tenue e corretta, il suggerimento a fermarsi ad osservare dettagli importanti, oggetti che troppa luce o troppa ombra impediscono di veder nitidamente, ponti e passaggi che troppo spesso trascuriamo di attraversare. ma che possono condurre verso una realtà più concreta di quella che sfugge alla nostra distrazione. Quel microscopio puntato sul cosmo non si lascia distrarre dagli infiniti eccessi che tutti ci sollecitano, ma va al dettaglio imprescindibile sia che si tratti di storia civile e sociale che ci riguarda, sia che si tratti di esperienze personali e ne provo a dare due esempi mediate due brevi citazioni.
Nel primo caso:
Sedici Marzo Settantotto
Quattro lettere il nome e quattro il cognome. Anche la città, teatro della vicenda, sempre e solo quattro lettere. Solo il destino non più da pace a inferno.
Nella strada cinque corpi quattro avieri, una donna quattro falchi. Nove i comunicati e tante le verità
nascosta la più vera. ……………
Nel secondo caso:
Fiori viola Ci sono fiori viola sul balcone. l’ho notato questa mattina. Il sole disegna ancora le loro ombre sulle piastrelle e alcune formiche si fermano sull’orlo come se in quel momento fossero arrivate al limite del mondo. ……………………
E mentre i semi fanno il loro prezioso lavoro sarà bene cercare i libri di Marco Annicchiarico, mentre l’eco si protrae, grazie anche alla sua esibizione musicale, e il pomeriggio dell’Invito alla Lettura al Pentatonic, ancora una volta, non finisce più.
Bio-bibliografia di Marco Annicchiarico
BIOGRAFIA
Marco Annicchiarico nasce in una mangiatoia milanese nel maggio del 1973, lo stesso giorno in cui La Malfa padre annuncerà il ritiro della fiducia del P.R.I. al Governo. Da quel momento capisce che è meglio accantonare la politica e si appassiona alla musica e alla letteratura.
Se ne perdono le tracce fino agli anni zero, quando compare in diverse antologie con poesie che non gli varranno mai il Premio Nobel.
Nel 2007, con l’amico Giacomo Rabiti, cura e produce un cd tributo a Vinicio Capossela, chiamando diciotto artisti del panorama indipendente italiano tra cui Bugo, Federico Sirianni, Roberta Carrieri e Nobraino; il ricavato viene devoluto all’Amref per la costruzione di un pozzo in Africa.
Nel 2009 pubblica e poco più lontano (LietoColle). Nello stesso anno, tre giorni dopo il suo decesso, resuscita nella fredda Torino, dove realizza siti internet, scrive recensioni musicali (anche per il mitico Fuori dal Mucchio), fonda un’Associazione Culturale, una rivista letteraria (Fuori Asse) e ritorna a suonare. Sotto la metropolitana.
Nei (pochi) concorsi ai quali partecipa colleziona pergamene e targhe varie, evitando accuratamente qualsiasi premio in denaro (è una questione di principio, dirà in un’intervista radiofonica).
A fine 2012 realizza su carta riciclata Canzoni da stonare, libro di poesia interamente autografo in tiratura limitata e incide con i Pura Follia il disco eVenti ascensionAli. Due di queste canzoni saranno poi incise anche dall’Orchestra Grande Evento di Moreno il Biondo.
Nel 2013 con Gattili Edizioni pubblica le plaquette Alessandro Bono (nella collana Monografia musicale) e Ventuno settembre (nella collana di Poesia).
Attualmente collabora con la cantautrice Rosa Mangano al progetto musicale Turi Mangano Orchestra, circondato dalla natura, da sogni grandiosi e da tanta voglia di fare. Nulla.
Attualmente vive.
Bibliografia essenziale:
Fuori Asse – Speciale Fumetto (Febbraio 2014)
Fuori Asse 10 (Gennaio 2014)
Verba Agrestia, LietoColle (aa vv, 2013)
Fuori Asse – Speciale Labirinti Festival (Dicembre 2013)
Ventuno settembre, Gattili Edizioni, 2013
Alessandro Bono, Gattili Edizioni, 2013
Fuori Asse 9 (Ottobre 2013)
Le strade della Poesia, Delta 3 Edizioni (aa vv, 2013)
Fuori Asse 8 (Luglio 2013)
Canzoni da stonare (autografo, rilegato a mano), 2013
Il segreto delle fragole 2013, LietoColle (aa vv, 2012)
Poesia 274 (Settembre 2012)
Fuori Asse 2 (Maggio 2012)
Poeti e Poesia 25, Pagine Edizioni (aa vv, 2012)
Fuori Asse 1 (Marzo 2012)
Sfrutta il segno, La Vita Felice (aa vv, 2012)
Arbor Poetica, LietoColle (aa vv, 2011)
Fuori dal Mucchio 93 (Dicembre 2011)
Fuori dal Mucchio 92 (Novembre 2011)
Fuori dal Mucchio 91 (Ottobre 2011)
Il segreto delle fragole 2012, LietoColle (aa vv, 2011)
Le strade della Poesia, Delta 3 Edizioni (aa vv, 2011)
Poesia 260 (Maggio 2011)
Poesia 258 (Marzo 2011)
Il segreto delle fragole 2011, LietoColle (aa vv, 2010)
Corale per Opera Prima, LietoColle (aa vv, 2010)
Rosso – Tra erotismo e santità, LietoColle (aa vv, 2010)
Demokratica, Limina Mentis Editore (aa vv, 2010)
Il segreto delle fragole 2010, LietoColle (aa vv, 2009)
e poco più lontano, LietoColle, 2009
Il segreto delle fragole 2009, LietoColle (aa vv, 2008)
Stagioni, LietoColle (aa vv, 2007)
Il segreto delle fragole 2005, LietoColle (aa vv, 2004)
Maria Serena Peterlin
Ascolto, osservo e leggo. Mi interesso di letteratura. Mi occupo di formazione, scuola ed educazione. In questo blog parlo soprattutto di problematiche giovanili e di interessi culturali e questioni di attualità. Pubblico qui i miei scritti, racconti, ricordi, foto e disegni e le mie libere parole
dopo i poeti della domenica, viene il lunedì degli scrittori o gli scrittori del lunedì, ma anche poeti. ma morta lì. niente santi, né navigatori. cioè, quelli del web sì, intendevo navigatori...insomma, fate voi. questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7-3-2001. le immagini e video qui inserite sono nella maggior parte tratte da internet; se qualche immagine e video violasse i diritti d'autore, comunicatemelo in un commento alla predetta immagine.
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