Ho scritto: poesie, racconti di scuola, storie di vita. Ho raccolto i miei scritti in edizioni autopubblicate che presento qui, in queste pagine. Man mano aggiornerò lo stato dei lavori.
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Una breve premessa sullo scrivere, il narrare e il raccontare
Raccontare non è molto difficile, parlare lo è molto di più.
Se si racconta si può anche aggiustare un po’ ciò che è accaduto, si può inventare o immaginare, amplificare o ridurre; in ogni caso il racconto ha un narratore che può un po’ giocare con le parole.
Quando si parla invece, e ci si esprime e ci apre, è diverso.
E se si tratta di scuola mi rendo conto che è molto più difficile parlarne che raccontarla o rappresentarla perché la scuola è vita.
A scuola ci chiedevamo spesso come verificare l’utilità del nostro lavoro.
Un medico vede un paziente guarire o no.
Un progettista vede se il suo lavoro si realizza e se funziona.
Lo stesso si può dire di tante professioni, dal cuoco all’astronauta e così via.
Un insegnante invece è, azzardo un’immagine, un giocatore speciale.
Infatti muove i suoi pezzi secondo le sue strategie o punta la sua giocata su un domani lontano, a volte lontanissimo; sa che non gioca da solo e che le intersezioni o gli ostacoli e le smentite alle sue azioni ci sono e ci saranno sempre.
Solo di rado potrà verificare sapere se la sua scelta è stata quella giusta.
Raccontare si può, io stessa ci ho provato. Ma è come se avessi descritto un documento, una fotografia che ho narrato. Non saprei dire se questo basti a prefigurare una conclusione.
Appare dunque così importante conoscere l’esito della partita? In realtà non si tratta di questo.
Il punto è che l’inquieto scorrere di attimi che segnano ogni ora di lezione non è fine a se stesso.
Credo sia importante percepirlo e viverlo in una prospettiva che si proietta nel domani molto più che nel presente.
Il bravo insegnante è un giocatore speciale, ma il vizio del gioco lo assedia e lo assilla come qualunque altro giocatore. Difficilmente smette. E quando è finalmente costretto a smettere nella reale quotidianità, continua tuttavia nella fantastica simulazione quotidiana e
sovente si interroga sugli inquieti momenti di vita trascorsa con i suoi ragazzi.
Ne parlo per affermare che nulla di quanto si vive si può davvero raccontare, ma lo si riesce dire ad anime sensibili e recettive.
Le anime infatti, loro sì, le cose se le dicono.
.. leggo sempre volentieri quanto scrivi e apprezzo il valore delle tue riflessioni .. sono d’accordo con te e penso che le scelte che ognuno di noi fà sono poi i percorsi della vita . che comunque si fanno e a volte sono accidentati …ma questa è la dialettica della fede ( buona)!!..
buona giornata
Proprio così Umberto, noi siamo giocatori della nostra vita, giochiamo senza troppi azzardi, in buona fede: eppure a volte la vita sceglie per noi. Forse è meglio così!
Buona giornata anche a te.