Ieri è stato il giorno dello sciopero generale, Cremaschi aveva scritto: "Questo sciopero è dunque un primo segnale di una svolta" Invece qualcuno ha parlato di flop, e ne ha vilmente goduto. Peccato. "C'è da augurarsi che anche chi ha dovuto subire contestazioni e fischi , come il vecchio Bertinotti, che rappresenta molto per l'Italia che lavora, e può essere anche il simbolo storico di una sinistra che probabilmente non ha azzeccato tutte le sue scelte, ma che ha dato tanto al paese, continui a resistere, e a sostenere le ragioni del lavoro e dei lavoratori o meglio del popolo dei lavoratori.
Una domanda è quasi inevitabile: esiste ancora una categoria sociale consapevole di rappresentare il "popolo dei lavoratori"? Se non esiste o manca questa consapevolezza occorrerà ripartire da ancor più lontano, ma qualcuno deve sobbarcarsi in compito di farlo, di raccogliere le forze, di continuare a trasmettere segnali. E un segnale forte viene proprio dalla nostra storia ancora abbastanza recente da poterci insegnare molto. Mi riferisco alla nostra storia tra la fine dell'Ottocento e il primo Novecento quella che ci racconta come si sia passati da condizioni di esclusione delle donne e situazione semi-feudale dei lavoratori a una società dei diritti e come dall'analfabetismo e dal suffragio per censo si sia passati all'istruzione obbligatoria e al suffragio universale.
Qui si dovrebbe chiamare in causa la scuola e chieder conto ai docenti (non solo quelli di lettere e storia, ma certamente a loro in primis ) del perché, nonostante il loro insegnamento e i nostri attuali giovani appaiano così "ignoranti" da non saper interpretare il presente, storicizzare il contesto, e progettare il futuro.
Già la scuola e gli insegnanti : perchè accade che, anche loro, latitino pure alle manifestazioni sindacali?
Se è vero che alcune categorie, come appunto i docenti, non hanno mai dato segnali particolarmente accesi di partecipazione a scioperi e manifestazioni è anche vero che, in linea generale, l’attuale precarizzazione del lavoro unita al sistema diffuso dei contratti a progetto, cococo, lavoratori costretti alla partita iva ecc ecc ha, nei fatti, ridotto parecchio il numero di tutti i lavoratori che possono davvero scioperare.
Personalmente sono sgomenta di fronte al fatto che tutti tendiamo alle divisioni piuttosto che all’unione; qualcuno di coloro che ha aderito allo sciopero si sdegna per la non partecipazione di altri lavoratori e dice che non si devono più lamentare o non “mando a…”.
Invece qui si commette un grave errore: non si deve “mandare” proprio nessuno in alcun luogo, piuttosto è necessario rifondare la solidarietà e la partecipazione; occorre credere fermamente nel futuro, e continuare a lottare per l’unione e per la crescita della consapevolezza dei diritti, per la giustizia sociale, per la lotta contro il privilegio.
Tutto il resto fa il gioco di quei signori che toccano e ritoccano la manovra sempre a nostre spese.
Tutto questo ingrassa il padrone e tiene a digiuno il popolo e ormai è tempo di indignarsi.
E’ bene, tuttavia, fare molta attenzione prima di fomentare ulteriori divisioni.
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Maria Serena Peterlin
Ascolto, osservo e leggo. Mi interesso di letteratura. Mi occupo di formazione, scuola ed educazione. In questo blog parlo soprattutto di problematiche giovanili e di interessi culturali e questioni di attualità. Pubblico qui i miei scritti, racconti, ricordi, foto e disegni e le mie libere parole-
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