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Maria Serena Peterlin
Ascolto, osservo e leggo. Mi interesso di letteratura. Mi occupo di formazione, scuola ed educazione. In questo blog parlo soprattutto di problematiche giovanili e di interessi culturali e questioni di attualità. Pubblico qui i miei scritti, racconti, ricordi, foto e disegni e le mie libere parole-
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Scuola e Famiglia: meno arroccamenti e più bene comune
Non so se dipenda dal fatto che mi imbatto sempre su dialoghi intorno alla scuola,
La scuola, dal canto suo, deve evitare di valutare i ragazzi usando notizie che riguardano le famiglie, la loro cultura e le situazioni di cui venissero a conoscenza; questa prassi nella vecchia scuola era quasi usuale.
Pubblicato in adolescenti, adolescenza, amici, amicizia, bravo insegnante, didattica, educazione, elisa buratti, etica, famiglie, fermina daza, formazione, frammenti materni, genitori, imparare, imparare a narrare, impegno, infanzia, insegnamento, insegnante, insegnanti, insegnare, insegnare apprendere mutare, mamma, mariaserena peterlin, morale, notecellulari, nuovi media, occupazione scuole, papà, pensiero nuovo, punizioni, raccontare, riflessioni, ritratti di ragazzi, scuola, scuola domani, scuola e politica, sentimenti, ti auguro un bravo insegnante
PARLARE & PAROLE di Mariaserena Peterlin
NOTECELLULARI
PARLARE & PAROLE
di Mariaserena Peterlin
Signori dell’istruzione, Opinionisti degli old media, Signori Linguisti filo-manzoniani buongiorno.
Il mal di pancia periodico sulle carenze linguistiche dell’attuale generazione digitale è diventato una colica initerrotta.
Lo schema è sempre lo stesso: hanno un vocabolario ridotto a 20 parole (di cui 10 di puro slang o codice demenziale), vanno male a scuola e la colpa è di new media.
Evabbè.
Facile, come bere una camomilla corretta zucchero.
E tutto resta come prima.
Loro “ignoranti” e voi con le vostre sentenze miopissime e che danno la colpa a qualcun altro.
Non avrei nemmeno voglia di intervenire con le mie brevi-acute biscrome cellulari se non frequentassi anche ragazzini e bambini che parlano un bellissimo italiano nonostante leggano ancora soltanto i libri di scuola e qualche favola, nonostante facciano scorpacciate (contingentate) di cartoons e nonostante già a sei-sette anni leggano e scrivano al pc e facciano videogiochi, e sappiano già mandare messaggini col cellulare usando il T9.
Ragazzini che a 6-7 anni o poco più prendono in mano un i-Phone e dopo dieci minuti mi guardano con affettuosa comprensione dicono: poi ti insegno, tranquilla; ma mi raccontano anche, con frasi elaborate e complesse piene di congiuntivi e condizionali al posto giusto e di aggettivi smaglianti, cosa hanno fatto a scuola, quali sono i giochi fatti coi compagni, quali sono i loro desideri e riflessioni.
Ragazzini che ti chiedono: perché mezz’ora fa mi hai guardato con quella faccia mentre facevo il videogioco? Spiega.
E glielo devi spiegare dettagliatamente, abbracciandoli se serve.
La differenza tra un bambino /adolescente con 20 parole e un bambino/adolescente che parla e si spiega (ed è capace di una dialettica spietata) è semplice: l’educazione non si delega.
Non si impara a parlare e a scrivere dai libri.
Mettere un libro in mano a un ragazzino e dirgli “leggi” è un risultato o un obbiettivo, non un inizio né una strategia.
Ma che ve lo dico a fare?
Siete pigri.
PS: Manzoni per farsi leggere risciacquò i suoi panni in Arno. I vostri non vi sembrano grigi e puzzolenti? Immergeteli nel fiume del reale quotidiano. Ahh… che bellezza.
Pubblicato in apprendimento, bambini, blog, blogger, bullismo, comunicazione, creatività, didattica, didattica passiva, diritti infanzia, docenti, educatori-insegnanti, elisa buratti, gelmini, gianni marconato, giornalismo, infanzia, insegnanti, internet, istruzione, la classe non è doc, lezioni italiano, mariaserena peterlin, mass media, michele lapiccirella, new media, notecellulari, notecellulari di maria serena ri, nuovi media, old media, passatismo, pc, ragazzi, riforma scolastica, rinnovamento, ritratti di ragazzi, scuola che funziona, scuola domani, scuola e politica, scuola per il futuro, susanna garavaglia, tastiere scroscianti
Padri, figli e… educazione? di Mariaserena Peterlin
Stamattina ero dal meccanico, aspettavo che mi restituissero l’automobile.
Accanto a me c’era un uomo: quaranta circa, occhiale scuro ecc; parlava al cellulare. Anzi non parlava, urlava aggressivo:
"Fai come ti pare, tanto di te non mi fido più, mi ha preso per il c… già troppe volte; hai capito? Mi hai preso per il c…! Adesso che fai? Vuoi cambiare scuola? Ma che vuoi da me? Ah allora quest'anno è perso? Dì a tua madre che ti iscriva dove le pare! Fate come vi pare!! Io non lo voglio sapere! Io mi sono stufato! NO! La colpa è tua! … non mi fido di te! E quella volta che le hai dato un calcio in faccia? Eh? allora? Non me ne frega niente! Fai qualunque cosa a me non me ne frega! Vuoi scappare di casa? Scappa. Hai capito: a me non mi frega niente! Basta! Fai quello che ti pare!….. Non sono incazzato! Ci sono altre cattive notizie?
Ciao Thomas. "
Come faccio a ricordare tutto il dialogo?
La domanda semmai è come faccio a dimenticarlo.
Il clima è questo, inutile nasconderlo.
E dietro questo dialogo non credo ci siano nemmeno storie tanto originali o insolite o strane.
Semmai strano è che chi si occupa di istruzione o educazione spesso si comporti come se su queste realtà si potesse incidere con un ritorno al passato.
E che si continuino a fare discorsi di buona educazione, come se fosse tutto, come dire… “normale”…
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EDUNET ANTIPEDOFILIA – FUORI DA QUI CHI INSIDIA L’INFANZIA!
clikkate sicuro!©
Filastrocca-rap
Fuggi e sorridi,
ridigli in faccia
e mantieni il tuo sorriso
non lasciargli traccia.
Pensa ai tuoi giochi
pensa prima a te.
Chiama e ti chiede
sembra gentile
sembra capire
sembra giocare
ma tu non ascoltare.
E fuggi e ridi
ridigli in faccia,
corri al telefono
non lasciargli traccia.
Forse sei triste
e oggi sei un po’ giù
ma è oggi che lui vede
che tu ti senti solo.
Sono solo momenti
che passano, dai retta!
Sono solo momenti
ritrova i sentimenti,
prendi il coraggio
fuggi e poi parla,
non ascoltarlo,
rifiuta
i suoi regali
e parla parla,
telefona se puoi.
Torna ai tuoi giochi
parla parla parla
cerca un vero amico
non lasciargli traccia.
E intanto fuggi
e ridi, ridigli in faccia,
corri al telefono
non lasciargli traccia.
Questo è il tuo numero
centoquattordici
questo è il tuo numero
114 !!
Pubblicato in adolescenti, bambini, pedofilia, precari, ritratti di ragazzi