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Dei delitti senza pene


Ogni volta che si definisce “disgrazia” un delitto si compie fino in fondo l’ipocrisia del profitto di coloro che, quando si chiede che i controlli sugli impianti siano seriamente eseguiti, e che i controllori siano a loro volta controllati, fanno spallucce, ti chiamano menagramo, ti dicono che esageri e che: “ma cosa vuoi che succeda?”
E purtroppo invece succede con navi, autostrade e ferrovie; ma accade anche con l’impianto del gas di casa, con quello dell’ascensore o del riscaldamento.
E succede anche con le donne che denunciano ma poi il violento è libero come l’aria.
Ma sì dai: “cosa vuoi che succeda? Quanto esageri!
“Per tacere, infine, degli “incidenti” o “disgrazie” sul lavoro.
E continuano a chiamarle disgrazie, sfortune, eventi eccezionali. Sono solo delitti

Un popolo di veleni e …congiure

Opere_di_Niccolò_Machiavelli_II.djvuNon si fa buon servizio ai nostri colti umanisti nel definire nuovo umanesimo, come ha scritto qualche giorno fa il prof Dario Pellini, questo new deal green o periodo, qualunque esso sia, di questo terzo millennio.
Se proprio si volesse evitare la corriva metafora che attribuisce a questa società un parallelo col Basso Impero, ma ce ne sarebbe ragione, proporrei di parlare eventualmente di nuovo #rinascimento senza né Arte, né Cultura e nemmeno Parte.
Questo perché ognuno sa, o potrebbe sapere, che quel cinquecentesco periodo fu anche e soprattutto di congiure, guerre intestine, discese e scorribande straniere in Italia e tanti ma tanti omicidi tramite #tradimenti e pugnali, #veleni e strangolamenti.
Uno pseudorinascimento, dunque, lasciando ben da parte i geni delle lettere e delle arti, ma riferendolo principalmente alla politica di quel tempo in Italia.
Machiavelli docet.
Ad imparare dal Segretario Fiorentino pensino, se si degnano, i nuovi capitani di ventura prima che li colga la sventura.
Zan zan
Lettura consigliata:Niccolò #Machiavelli
Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, Il signor Pagolo, e il duca di Gravina Orsini
Un piccolo sforzo ancora: leggere la parte finale.
“Ma venuta la notte, e fermi li tumulti, al Duca parve ammazzare Vitellozzo e Oliverotto, e condottili in uno luogo in­sieme gli fece strangolare. Dove non fu usato d’alcuno di loro parole degne della loro passata vita. Perchè Vitellozzo pregò, che e’ si suppli­casse al Papa che gli desse de’ suoi peccati indulgenzia plenaria; Oliverotto tutta la colpa delle ingiurie fatte al Duca piangendo rivolgeva addosso a Vitellozzo. 
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Pagolo e il Duca di Gravina Orsini furono lasciati vivi, per insino che il Duca intese, che a Roma il Papa aveva preso il cardinale Orsino, l’Arcivescovo di Firenze, e Messer Jacopo da Santa Croce. Dopo la quale nuova a’ dì XVIII di Gennaio 1502 a Castel della Pieve furono ancora loro nel medesimo modo strangolati.”

 

Largo ai giovani, se …

valperga-caluso-2Sarebbe un bel traguardo, ed è quello desidero per me, sarebbe un sogno realizzato, ed è quello per cui ho lavorato per una vita intera, il poter dire serenamente largo ai giovani e farsi da parte in attesa di applaudire senza enfasi, ma con sincera e forte emozione, le nuove idee, i nuovi pensieri, il modo nuovo di costruire il domani. Sarebbe una magnifica e progressiva sorte quella di poter dire che la nostra eventuale eredità spirituale e culturale è stata non solo raccolta, ma fatta germogliare, accresciuta e moltiplicata facendone cosa nuova e migliore.
Non posso rinunciare a questa speranza, ma oggi non la vedo nemmeno all’orizzonte; tanto è vero che, ahimè, i presunti giovani non solo passano di buon grado attraverso le forche caudine delle vecchie prassi e pratiche, ma vi s’adeguano aggiungendo cariatidi che puntellino il loro progetto di alternanza, di diversità di novità.
E se è vero che senza basi antiche e solide non si costruisce il futuro è anche vero, a mio parere, che un mondo futuro e migliore non può e non deve replicare modelli, ma usarli, caso mai, come sostrato e non come semi e tanto meno come tutori a cui avvilupparsi.
E se è vero che l’acqua dei fiumi è movimento, energia e vita è anche vero che se un fiume si arena nelle vecchie e stagnanti paludi muore e nutre putridi miasmi.
Ma guardate anche le piante; quelle del tutto stagionali , dei petulanti piselli ad esempio; essi nascono in un sorprendente e brevissimo tempo, mettono germogli e viticci, fioriscono: ma se non sono sostenuti da canne o graticci o reti e così via si sparpagliano al suolo e difficilmente producono. Appunto. E durano comunque solo una breve stagione, quella del, forse solo mio? scontento.
E guardate invece le piante di vecchi alberi, stagionate, rugose: esse guardano crescere l’erba e stiracchiano nuovi rami. Su di loro si rifugiano uccelli stanziali o di passo. Su di loro si avvinghiano rampicanti che raramente sopravvivono. Ogni primavera li fa più belli e ogni autunno li fa splendere di un canto di foglie che si depositano ai loro piedi per rinvigorirli.
Potranno finalmente, un domani, quelle rugose e rassicuranti creature, vedere nascere nuovi alberi vigorosi e potranno lasciarsi togliere per essere finalmente accarezzati dalle fiamme di un fuoco buono che scaldi il cuore e la mente?
Questi sono i pensieri sparsi che mi vengono a cercare ogni volta che vedo giovani (giovini diceva un mio preside) politici che arrembano abbarbicati al vecchio di turno.
Per camminare verso l’alto, per stendere rami nuovi al sole, per farsi largo e ottenere di sorpassare il vecchio andamento dei rugosi è davvero impossibile imparare a camminare da soli?
E può scorrere un nuovo fiume di idee vive se si impaluda in un vecchio fosso?

 

 

 

Crì-crì e Crax-crax

Crì-crì & Crà-crà

C’è chi si mette degli occhiali da sole
per avere più carisma e c’è chi invece
gli occhiali se li mette dove duole
e dove, caso mai, non batte sole.

Ed è così che s’apre la gran danza
che, senza nemmen troppo mal di panza,
partorisce la terza maggioranza
che Trasformismo si chiama o transumanza.

La storia ce lo insegna ma si sa:
Cavour, Depretis e Giolitti o i nostri eroi
coi baffi o senza baffi,
c’è poco da cambiar.

« Se qualcheduno vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma, se vuole trasformarsi e diventare progressista, come posso io respingerlo? » (Agostino Depretis, Stradella 1882) cfr: Trasformismo