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PINOCCHIO: un pezzo di legno con una testa pensante e un cuore che…

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La mia generazione ha avuto in regalo Pinocchio perché fosse una lettura che, divertendo, trasmettesse qualche buon consiglio: un ragazzo che mente e disobbedisce ai genitori si mette nei guai e se poi dà anche retta ai cattivi compagni, ossia a Lucignolo, subisce addirittura una umiliante metamorfosi: gli spuntano le orecchie d’asino.
Eppure è stato inevitabile, per me, tifare Pinocchio: anche quando faceva disperare il suo papà Geppetto o non ascoltava i consigli della Fata dai Capelli Turchini.
Se poi spiaccicava contro il muro il Grillo parlante… beh me ne facevo una ragione.
Sappiamo che la storia finisce, attraverso un susseguirsi di straordinarie e incredibili avventure, nel migliore dei modi. Ma perché Collodi ci propone proprio quello come miglior finale possibile?
Pinocchio è solo un pezzo di legno che diventa, per mano di Geppetto, un burattino.
Inizia subito a farne di tutti i colori, quello che lo spinge verso la ribellione ci appare come il desiderio di verificare di persona ogni situazione che affronta.
Evidentemente non gli bastano i buoni consigli, che forse sarebbero stati sufficienti a un bambino normale, perché lui normale non è.
Se fosse normale rimarrebbe un pezzo di legno ben scolpito e colorato. O al massimo sarebbe ben felice di conformarsi alle situazioni.
Invece c’è qualcosa dentro di lui e quel qualcosa non sono solo disubbidienza e bugie, scappatelle e spericolatezza. Quel qualcosa è la sua personalità e la sua unicità.
La testa e il cuore di Pinocchio sono solo apparentemente di legno: in realtà sono una testa pensante e un cuore che… sa emozionarsi ed amare, temere e aver coraggio.
Ma questo lo deve scoprire da solo e cercando la sua strada.
Verrebbe quasi da dire che per trovare la nostra strada si deve disobbedire?
Beh… non è proprio così: non è necessario disobbedire, ma certamente è utile mettersi alla prova e rinunciare a quegli schemi che ci vengono imposti dai modelli di costume e sociali dominanti.
Pinocchio, come s’è detto, non è un bambino normale, altrimenti avrebbe forse una famiglia e una scuola normali.
Pinocchio è altro: è quel tanto di più che dobbiamo scoprire dentro di noi per essere ciò che davvero siamo: unici.
Da un lato, infatti, siamo tutti uguali, dall’altro tutti diversi.
Se la nostra personalità matura e trova il suo modo unico e irripetibile di esistere ci arricchiamo vicendevolmente e possiamo abbandonare l’apparenza “legnosa” (per noi e gli altri) e diventare … niente di meno, niente di più e niente altro che noi stessi.
Per questo, anche se forse non lo avevo subito capito, non potevo non amare Pinocchio.