Nella riflessione sul proprio ruolo un insegnante si trova a fare i conti, tra l’altro, con la realtà disomogenea della scuola italiana che, anche tra quartieri diversi della stessa città, ha situazioni disuguali anche se pare che l'amministrazione non ne tenga conto.
Il docente rimane spesso solo anche all'interno della sua stessa scuola o del consiglio di circolo, di classe, di istituto e così via ma, come ogni professionista determinato, anche il bravo insegnante, nella sua solitudine non perde di vista la priorità di occuparsi dei suoi allievi, che conosce o dovrebbe conoscere, bene e con i quali dialoga.
S e non si lascia prendere dal vittimismo (purtroppo praticato)si pone di fronte alla sua missione educativa, facendo leva principalmente sulle proprie risorse personali e le proprie motivazioni; se il suo lavoro è efficace (con o senza i supporti della tecnologia) svolge un ruolo di cittadino prezioso e fondamentale per il domani del paese.
Sulla sua strada non trova facilitazioni: nell'insegnare ciò che conta sono gli obbiettivi e il fine non il mezzo che può e deve essere calibrato classe per classe, studente per studente, ma deve tener conto anche delle disponibilità che l’ambiente scolastico gli mette a disposizione in termini di aggiornamento, collaborazione e strumenti, compresi quelli informatici.
Naturalmente mezzi evoluti possono aiutare, ma a che serve che il Miur li enfatizzi se poi si abbandona la scuola a se stessa e alla buona volontà dei docenti?
Osservo le ultime leve di ragazzini e vedo che apprendono, autonomamente e diversamente, attraverso i nuovi e diversi media con i quali hanno una spontanea famigliarità..
Non solo; il loro cervello è stimolato dai nuovi media (che continuamente evolvono) già prima che imparino a leggere e scrivere; è dunque impensabile fermare questo processo o ignorarlo.
Osservo i docenti: tra loro ci sono i sostenitori, i detrattori e gli indifferenti di fronte alle nuove tecnologie. Alcuni se ne sentono messi in discussione. Altri stanno sulla difensiva.
Diventa sempre più importante che l'insegnante non si chiuda, ma lavori a ridefinire il suo ruolo. Un insegnante che legge la realtà e si confronta non potrà non rendersene conto; le nuove tecnologia non sminuiscono infatti il peso della persona-insegnante nella formazione delle nuove generazioni, ma le nuove generazioni e la società mutano.
La riflessione è urgente. Troppo spesso quelli che mi vien da definire "i distrattori sociali" ossia le situazioni contingenti, le complicate relazioni società-famiglia-media-ragazzi- dirigenze scolastiche nonchè la politica dell'istruzione e così via inducono anche i docenti più attenti a seguire altri itinerari personali di sopravvivenza e, invece di rivendicare competenze specifiche della professione e mettere in discussione i luoghi comuni sono tentati di arroccarsi lanciando grida di dolore.
Pratica del tutto inutile benché comune.
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Maria Serena Peterlin
Ascolto, osservo e leggo. Mi interesso di letteratura. Mi occupo di formazione, scuola ed educazione. In questo blog parlo soprattutto di problematiche giovanili e di interessi culturali e questioni di attualità. Pubblico qui i miei scritti, racconti, ricordi, foto e disegni e le mie libere parole-
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