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A proposito di Marino, il breve

C’è una bella analisi, di Anna Lombroso, sulla vicenda dell’ex sindaco detronizzato che possiamo leggere in Sale Marino
L’analisi tocca molti punti importanti, tra questi ho scelto quello, ben noto, che è stato più volte comunemente sintetizzato in “Marino sarà anche onesto, ma l’onestà non basta a fare un buon politico”; ma Lombroso ne dice molto altro.
Per quanto mi riguarda mi limito a una breve osservazione.

La questione #onestà è molto cara, come noto, agli slogan dei cinquestelle; e d’altronde come negare che possa suscitare adesioni e come negare sia questione che scotta.
Ma è proprio vero che essere onesti non è sufficiente.  Facciamo attenzione però, questo non deve e non può bastare a farci digerire i tanti mascalzoni, imbroglioni e corrotti che circolano serviti e riveriti nelle autostrade della politica.
Dobbiamo badare bene, specie in tempi di campagna elettorale, a non farci intortorare dai discorsi del tipo: beh non sarà onesto, ma è abile; certo è corrotto, ma sa far soldi; ok è un lestofante ma sa muoversi. La disonestà genericamente intesa, non è come la medicina amara, ma che fa passare la febbre; la disonestà è invece come la pallina di zucchero che Pinocchio pretendeva promettendo di prendere la medicina che poi era pronto a rifiutare.
E molti, troppi, per quella pallina di zucchero ingurgitano il liquame ringraziando.
Tornando alla scelta di un partito a cui dare fiducia e della persona che ci dovrebbe rappresentare in quel partito e poi nelle istituzioni,  non dovrebbe sfuggire a nessuno, ma questo non accade, che se un partito è costretto a cercare altrove dal suo ambito persone che possiedano le altre indispensabili qualità, e non solo l’onestà, allora cade, e cadiamo noi, nelle mani dei cosiddetti e nefasti cosiddetti tecnici.
Le qualità politiche indispensabili come la competenza, la lucidità nel momento delle scelte, l’intelligenza (pare strano dirlo), una buona cultura, la capacità di analisi dei problemi, una forte tempra morale portatrice di valori condivisibili, e via dicendo, dovrebbero essere considerate essenziali e fondamentali.
Ma ahimè i nostri non sono tempi maturi, almeno a me sembra, per tutto questo. Questi sono i tempi in cui si considera dote politica il saper apparire e comunicare. E dal nostro berlusconuccio al megatrump è tutto un orrore.
Del resto dove sono le strutture e le istituzioni formative?
Tra poco si affermerà che uno strumento elettronico robotizzato o meno valga quanto un bravo insegnante, se non di più.
Del resto la nostra scuola è stata depotenziata, il nostro liceo viene sfoltito come un barboncino e la nostra Università è qualcosa di cui si parla solo per esibire intelligenze migranti o, oggi proprio oggi, sfilate di moda.
E il cerchio si chiude.
Una proposta moderata?
Ce l’ho: diamogli fuoco.
(dimenticavo, e spargiamo sale sulle ceneri)

Pensiero forte VS poteri forti

Con le mani

Appartengo a una generazione, che non ha avuto paura dei temi forti anche se, probabilmente, non li abbiamo affrontati come si deve.
Oggi no, non c’è nulla di forte; oggi tutto è mediato, stemperato, politicamente corretto e acquiescente a questa mediocre realtà che ci viene ammannita come “dura ma necessaria”.
Ma non riusciranno a farmi pensare che il duro e necessario sia anche utile.
Utile è ciò che cresce progettando, non ciò che spegne altri arricchendo se stesso.
E loro arricchiscono.
É dunque loro la vittoria?
Solo se l’accettiamo. Ma possiamo non accettarla e pensare diversamente e vivere diversamente per trovare il tempo per leggere, scrivere e continuare a pensare che c’è un altro futuro possibile, senza di loro.
Come? Anche dicendo no, anche rifiutando di tapparsi il naso.
E’ stato allora, quando ci siamo, per la prima volta, tappati il naso, abbiamo chiuso anche gli occhi e le orecchie ed abbiamo rinunciato all’etica, alla solidarietà e messo il cervello nel Domopak, in frigo depositando un voto, estorto dal compromesso, nell’urna
E’ proprio da quando ci siamo accontentati del meno peggio che il pessimo maleodorante e la volgarità furba ma ignorante hanno cominciato a impacchettarci e a metterci sottovuoto.
No, ripeto, non riusciranno a farmi pensare che sia duro ma necessario ed utile rinunciare alla dignità del lavoro, alla giustizia sociale, all’uguaglianza, ai diritti fondamentali che ci erano stati garantiti perchè conquistati dai nostri padri.

L’incubo deve finire.
Dovessimo pure ricucirle, le nostre bandiere devono tornare al loro posto.

Il mio nuovo manifesto? Insegnare non è da tutti – di Mariaserena Peterlin

No, non basta mettere pietre miliari sul nostro cammino, è necessario anche proseguire e cercare nuove strade. E per trovare una strada è necessario sapere dove voler andare e guardarsi intorno.Dal mio osservatorio guardo, vedo, cerco di capire. E mi sono formata qualche opinione che sono pronta a discutere. Una di queste opinioni è che insegnare sia un difficile mestiere, e quindi un mestiere non da tutti.Non è una cosa nuova? Non importa, io provo anche a dire perché.

Insegnante, un difficile mestierehttp://www.scribd.com/embeds/72802429/content?start_page=1&view_mode=list&access_key=key-19vn4z182yt55p047h9(function() { var scribd = document.createElement(“script”); scribd.type = “text/javascript”; scribd.async = true; scribd.src = “http://www.scribd.com/javascripts/embed_code/inject.js”; var s = document.getElementsByTagName(“script”)[0]; s.parentNode.insertBefore(scribd, s); })();

Volare nel WEB, ma senza finire nella rete – di Mariaserena Peterlin

Tutti linkiamo, spesso a manetta. E linkiamo un po’ di tutto. La pratica è interessante e a volte ci aiuta a scambiare idee oltre che a rammentarci qualche video, spezzoni di film, musica e così via.
Stare su internet sfruttando questo megafono comunicazionale potrebbe indurci a esprimere un pensiero proprio, una personale opinione. Perché no?
Ma non sempre è così; di solito si linka e ci aggiunge a una filiera di opinioni pre-confezionate e la riflessione sull'opinione, e su come si forma, rimane ai margini.

Dal mio piccolo osservatorio personale faccio un po' di birdwatching e mi pare che la fauna avicola: simpatica, zampettante e stagionale abbondi; qualcuno getta due briciole e il volo planato arriva.
Mi piace, dissento, consento, rilinko, commento, condivido… rubo!
Condividiamo, infatti, anche un lessico standard e che man mano si è consolidato.
Questo va benissimo specialmente se ci aggiungiamo qualcosa di nostro, il che non è affatto scontato.
Sarebbe utile, infatti, d’occhio l’insieme.
I giornalisti dei media tradizionali sono spesso bravi e brillanti professionisti, i politici (di qualsiasi colore e casacca) e il premier e i leader, le associazioni di industriali e di categorie ecc ecc ci lanciano le briciole  della loro interessante e interessata presenza: è ben difficile che non antepongono l’interesse del cacciatore di consenso a quello degli uccelli: di passo, di palude, di mare, di rovo, di bosco o di voliera.
E la nostra rete, che immaginiamo libera, diventa trappola e recinzione.

Non sono “loro” siamo noi che dovremmo aver testa e pensiero.
Chi, infatti, ha testa e pensiero si interroga. 
Ma chi invece sceglie di volare senza attenzione rischia di invischiarsi o di finire in gabbia dove parteciperà al cinguettante, e a volte lezioso, coro di chi si interroga sui soliti problemi dell'altro ieri, sulle mezze stagioni e l'acqua tiepida (digitale o analogica?). Allora non so quanto si meriti il nostro/mio sostegno per minuscolo possa essere.
Io spensierata, disobbedirei. E disobbedisco svolazzando guardinga.
Mentre il vento soffia. Ancora.