No, secondo me non è la “#famiglia” ad essere in crisi in quanto istituzione.
Ciò che è davvero in crisi è, a mio avviso, la considerazione dei ruoli all’interno di una eventuale famiglia.
Se nel passato la famiglia reggeva come cellula della società (enfaticamente esaltata) questo era solo per merito (se vogliamo dir così) e comunque per fatica ed impegno quasi esclusivamente femminile.
Un compito esclusivo, svolto fino al sacrificio quotidiano, enfatizzato e schematizzato secondo modelli di buone vs cattive ossia di moglie/madre/sorella da un lato e vipera/peccatrice/maliarda dall’altro con esclusione solo di eventuali martiri o suore di clausura (a patto che non di Monza).
Tutto questo non è certo una novità.
Ma è una novità la recente pretesa di pensare di “salvare la famiglia” o addirittura di “incentivare le nascite” con provvedimenti previdenziali di varia e velleitaria provvidenzialità.
Penso che tutto questo fervore non serva a nulla.
I bambini sono nati anche durante le guerre, e le migrazioni sono composte in misura notevole da donne, infanti, giovani e a non di rado famiglie.
Non sono solo i denari la soluzione.
Maschi di questo pianeta: fatevi un esame di coscienza fatto a modo, o curatevi la psiche.
Le donne vi hanno fatto sempre paura e per questo le volevate e in molti le vorreste ancora marginali e ancillari.
Quando si negano alla subalternità sociale allora “è in crisi la famiglia”, allora “è in crisi la natalità”. E il cosiddetto tetto di cristallo diventa uno spot colpevolizzante.
Oppure si inventa anche lo slogan che recita: “Il peggiore nemico delle donne sono altre donne” strumentalizzando, ulteriormente, le frustrazioni.
(bimbi, veglie notturne e vecchi non son cose da uomini, eh già)