“Cambiare si può, subito e comincino gli insegnanti”. Questa la sintesi che scrive G. Marconato, già autore di un post su “Il bravo Prof”, in una discussione che si sta svolgendo nel network La Scuola che Funziona.
E’ da un pezzo, almeno tre anni, che alcuni di noi tra LSCF, post su Blog didattici o personali, social network e così via diffondono questo messaggio.
Potrebbe essere addirittura questa, e provo a dirlo in attesa di rielaborazioni o riscontri, lo sviluppo del “Manifesto degli insegnanti fase due”.
Aggiungo che anche i silenzi, le non risposte, la non partecipazione, il lasciar cadere i discorsi sono altrettanti modi per comunicare. E per dire che non si intende cambiare. Riflessioni, le nostre, che emergono anche da discussioni intorno all’identikit de “Il bravo prof” che stiamo analizzando per farne esperienza e provvista del cammino verso il domani.
“Cambiare si può, subito e comincino gli insegnanti” riassume lo spirito e le motivazioni: un’affermazione sospesa tra riflessione e provocazione, ma che non vuole e non dev’essere un boomerang che ci si riavvita attorno tornando al mittente, anche se il rischio c’è. Ma senza rischio non c’è nemmeno vita intellettuale.
Appare abbastanza chiaro che il cambiamento non sarà quello annunciato da una cometa, ma è il costruire mattone per mattone, anche con vecchi mattoni quando servono, ma con un modo di pensare e di proporsi diverso.
E chi invece si arroccava ieri, o oggi ancora si aggrappa a certezze relative al suo particolare, è già nell’archivio, anche se non se ne vuol rendere conto. Se si vuol progredire occorre cambiare, ma non si cambia se non ci si mette in discussione. Lo scrivo per me, lo scrivo come un promemoria. Lo scrivo perché posso dire di aver sempre imparato di più nel confronto che nell’accumulo.
La scuola, gli insegnanti possono cambiare la realtà perché hanno di fronte le nuove generazioni: sta a loro aprirsi alla relazione, al dialogo; attivare il contatto che trasmette e riceve. E’ di chi insegna, non della lontana galassia “istituzione” la responsabilità pesantissima di trasmettere non nozioni, ma la capacità di usare e inventare strumenti sempre nuovi.
Se gli insegnanti non cambiano corrono, invece, il rischio di non aver più nulla da insegnare.