
Il seminatore – Vincent van Gogh
A chi ci esorta a muoverci, ad impegnarci, a svegliarci e mobilitarci “per venirne fuori, per una mobilitazione vera di tutto il paese, una presa di coscienza personale e sociale” (F.Centofanti) si risponde sovente dubitando che gli italiani siano in grado di farlo tutti d’accordo oppure che la coscienza è compromessa, offuscata e soffocata, che non tutti sono giusti e che prevale la coscienza degli ingiusti narcotizzata dall’egoismo e dai discorsi di convenienza.
Purtroppo i dubbi sono legittimi.
Sappiamo tuttavia la quantità dei giusti non è determinante, sappiamo che il lievito che si mette nella farina è una piccola quantità e sappiamo che un granello di senape diventa un albero altissimo. Insomma sappiamo anche che la massa spesso delira innamorandosi, incosciente ma consenziente, di un dittatore (anche il più bieco), sappiamo che il grido di condanna si leva dalla folla. Perché dunque pensiamo sia indispensabile essere tutti o tantissimi? Sappiamo anche che la luce, pure la piccola luce di una fiaccola, si deve collocare in evidenza e non in un luogo nascosto. Insomma uno prova e inizia, due o più si impegnano insieme, e poi si semina: il raccolto arriverà.
Già, se solo avessimo fede.
Ma possibile che si sia diventati tutti diventati conservatori, pessimisti, conformisti? Che auto-tradimento è questo?