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Manipolare il popolo e l'opinione, nulla di nuovo – di Mariaserena Peterlin

 

"Il popolo è mio, l'ho qui in pugno…"

"Il popolo quando sente le parole difficili, si affeziona….
 

… e non a caso di parole ce ne dicono tante, fiduciosi che noi, popolo di cittadini, non possiamo, non riusciremo a capire.
 Ma sarebbe bene cercare di capire.
Non dobbiamo rinunciare, rassegnarci e pensare che stia accadendo qualcosa di talmente  nuovo che non possiamo scegliere.
Ogni volta che pensiamo di essere  troppo impreparati per capire abbiamo davanti almeno due soluzioni:
a) dedicare tempo e attenzione allo studio dei problemi che ci sono proposti come troppo difficili
b) alzare la voce, ed esigere spiegazioni comprensibili.
Quelli che si propongono come classe dirigente (politica e non) o lo sono già non possono limitarsi a dire “lasciateci lavorare, voi non sapete farlo e lo facciamo noi!”
Chi vuole occupare posizioni di potere deve accettare le regole democratiche e deve essere in grado di render conto al popolo che gli dà mandato sia se governa già sia se si propone di governare nel nome del popolo.
Il video del geniale Ettore Petrolini riprende un discorso che percorre tutta la nostra storia, dal mondo antico (qui reso in satira) al Machiavelli ai giorni nostri.
E’ assolutamente necessario, quando il potere si fa maschera incantatrice e suggestiva, andare oltre la maschera.
Ricordiamoci che i diritti fondamentali sono (almeno) libertà, giustizia e lavoro.
Non possiamo sostituire  la “libertà” con la “promozione di sé”, la “giustizia” con la “meritocrazia” e il “lavoro” con le “opportunità”. Non possiamo perché così facendo ci consegneremmo nelle mani di chi ci inganna.
Attenzione alle chimere, ai sogni, alle illusioni, alle bufale. Torniamo invece ai fondamentali. La maschera di Nerone-Petrolini è su di noi, oggi come ieri ad ammonire.
La satira castigat ridendo mores , apriamo dunque bene gli occhi.
La libertà, la giustizia e il lavoro non ci saranno mai regalati. I punti deboli del popolo sono sempre gli stessi e chi vuole e può sa come lusingare e affascinare, confondere e sottomettere l’unica vera avversaria che teme davvero: l’idea.
La castrazione del pensiero è il vero pericolo.
L’idea grande, figlia di un pensiero forte, libero e democratico può suscitare ancora la passione civile e sociale di cui il nostro tempo ha perso memoria e che è necessario riaccendere.  
 Non dobbiamo dunque pensare di essere troppo poco preparati perché possiamo impegnarci, possiamo capire, possiamo almeno dire di no.
I nostri punti deboli, quelli su cui veniamo colpiti, sono ancora la soggezione indotta da una presunta superiorità parolaia e che vuol farci credere che stiamo giocando anche noi come i miliardari in calzettoni e parastinchi, troppo preziosi per essere solidali con il popolo, perché loro popolo non sono.
E’ ora di uscire da questa soggezione.

Narrare, raccontare o la restituzione dell'AGORA'?di Mariaserena Peterlin

CAPITOLO 2

O parlo io o parli tu

Mi lasci parlare?
Mi alzo e me ne vado!
 
Ridicoli e volgari personaggi urlano nei set televisivi, e si permettono di entrare nelle nostre case latrando le loro cosiddette opinioni.
Abbiamo perso l’agorà, ci hanno chiusi, o ci siamo lasciati chiudere, nelle nostre case-scatole e il nostro focolare domestico (Arbasino) non è nemmeno più famigliare poichè ciascun membro di quel che rimane della famiglia ha il suo schermo personale (tv o pc che sia).
Da quelle scatole urlano o sogghignano personaggi brutali e cafoni, o ammiccano giochi che assorbono ogni attenzione ed emozione, che seminano solo la malerba dell’opinionismo relativista.
Ciascuno pretende di avere la sua verità e pretende, errore fatale, che il concetto di opinione e quello di verità siano equivalenti.
Noi, spesso quasi inconsapevolmente seguaci di questi pessimi modelli, ci stiamo isolando sempre di più. Il consenso tra le persone si misura sull’adesione ad un’opinione; un po’ come accade per le cosiddette fedi calcistiche o sportive. Il sentirsi parte di una società non significa essere curiosi di conoscere quello che gli altri pensano, ma legarsi ad un consenso comune che non richieda troppo uso della facoltà raziocinante.
 
Abbiamo fortemente bisogno di una dimensione comunicativa diversa. Il singolo, il genitore, l’insegnante, la scuola non possono cambiare d’un tratto tutto questo.
Però penso debbano porsi (dobbiamo porci) il problema.

Che la protesta democratica inizi. perché NUNTEREGGAEPIÙ – di Mariaserena Peterlin

In un società evoluta e civile, e tecnologicamente avanzata, avendo ormai spenta ogni e qualunque velleità seriamente intesa e di conoscenza, in considerazione che conoscere richiede tempo e tempo non ce n’è, ci si è organizzati  anche per spegnere ogni e qualunque velleità di tipo non correttamente regolamentato per creare una ordinata e costruttiva dinamica sociale politicamente corretta.
Talchè, Signora mia, anche per decidere cosa indossare o quando fare il bucato si fa un patto di stabilità con il meteo tv o con le fasce orarie dell’Ente erogatore dell’energia elettrica (che a Roma è la vecchia Acea), se e quando si vuole fare un viaggio si fa programmare il tutto compreso ad un’Agenzia e pure per sapere se si è davvero innamorati (o cornuti) si chiede alle cartomanti televisive (a cui si assimilano anche esempi pratici con i reality) che forniscono anche una serie di servizi aggiuntivi niente male (pietre, numeri, pratiche igieniche, sacchetti di sale eccetera eccetera).

In questa felice società evoluta e civile, esistono altre virtuose pratiche comunicative; il sindaco di Roma vuol bene a Che Guevara (che se si rigira nella tomba sono cavoli suoi) gli agnelli pascolano con le volpi (vedi le recenti presunzioni di alleanze politiche) e i lupi si fanno gli affari loro oppure non esistono più.

Ma c’è di meglio: infatti tout va très bien. La dimostrazione?
Eccola pronta: i ben pensanti o ben viventi e amanti della convivenza pacificata possono prepararsi tranquillamente al Santo Natale mescolando ai pastori del presepio le figurine di qualche boss o delinquente comune e mettere a reggere il mantello dei Re Magi Putin-Berlusconi-Merkel o  sistemare Alessia Marcuzzi&Facchinetti  a far capolino dietro San Giuseppe per ricordargli cos’è l’amore vero. 
In un presepio politicamente corretto ci sta pure questo, mica siamo razzisti o moralisti.
E sull'albero di Natale non una stella, ma tutta la bandiera europea che ne abbonda.

E non basta, Signora mia. Siamo proprio fortunati. In un società evoluta e civile e tecnologicamente avanzata non abbiamo più bisogno di informazioni, di notizie e di impegno giornalistico morbosamente curioso. Allo scopo si tappano graziosamente anche i buchi delle serrature magnetiche: infatti un igienico mandato di cattura provvederà con lo zelo necessario a far cambiare direzione civilmente chi stona dal coro: a Natale il coro è di rigore e deve avere il sopr-avvento.

Tranquilli, che c’è anche la ciliegina per il panettone:  il popolo italiano è un bravo popolo, ma ha qualche frangia spettinata che bisogna provvedere a rimettere in riga. 
Sì insomma il mondo del lavoro, la solita gente : l’universo del Precariato, Ricerca, Università e Scuola; i lavoratori sottopagati e messi in regola ma solo nella forma mentre nella sostanza sono costretti ad accettare condizioni e clausole vessatorie, oppure quegli sfigati dei cinquantenni messi in mobilità con un civile calcio nel sedere e così via; frange marginali!
L’importante, insomma è che la ciliegina sul panettone faccia la sua figura, e dunque tutti quelli che vogliono protestare lo possono finalmente fare: ma in modo “civile e corretto”.
Facile!
E' sufficiente divulgare e tessere una mentalità civile e corretta ed indurre la disapprovazione per chi pensa di fare il furbo con cortei, cartelli, striscioni, schiamazzi, disturbo della quiete (è Natale!), manifestazioni pubbliche, appollaiamento sui tetti e sulle gru, invasione di strade e vicoli urbani o extraurbani.

Insomma viva il libero mugugno interiore e la faccina soave.

Una buona protesta civile e corretta, sarebbe approvata e convenevole da tutti, anche ai non pochi esponenti de genere  “onorevole eccellenza/cavaliere senatore/nobildonna eminenza/monsignore/vossia cherie mon amour/NUNTEREGGAEPIU'”

Grazie a Dio (e a Rino) a noi il NUNTEREGGAEPIÙ lo avevano detto, e l’avevamo potuto ascoltare e assimilare. Ma ora… basta con questi disordini che creano disagio.

Quindi d’ora in avanti: “Avanti popolo alla riscossa corretta e civile! e dalla durata te-lesivamente efficace, sennò non vi ascolta nessuno. Chiaro?
Talchè, Signora mia, potrebbero chiudere anche il sipario perché la musica sarebbe proprio finita.

IL CORRIERE DELLA SERA: da via Solferino a fB – di Mariaserena Peterlin

Sulla pagina fB del Corriere della Sera troviamo la famosa frase attribuita a Voltaire: “Non condivido le tue opinioni, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di esprimerla.
Spesso le frasi più note, e perfino abusate come questa, meritano di essere riscoperte. C'è però bisogno di attualizzarla, di essere consapevoli di come nasce oggi un'opinione, di distinguere tra opinioni e culture perché non mi sembra pensabile istituire un automatismo, di realizzare una linea di dialogo non convenzionale e non frenata da un'apparenza di correttezza informativa che diventa strumento di manipolazione.
Insomma, viva Voltaire, non c'è dubbio. Ma i secoli passano ed per citare queste frasi occorre essere all'altezza del nostro portato culturale, quando ci sia.
Concludo: un'opinione è un'elaborazione intellettuale su cui lo studio personale, il confronto e il cervello devono affaticarsi, non è un piacimento/non piacimento; non è un semplice "io penso che"; meno che meno è un prodotto, come si usa dire troppo sovente, "di pancia".
Ogni organo ha la sua funzione. Io lascerei l'apparato gastrointestinale a svolgerela sua.
La pagina del Corriere, detto questo, mi piace. Apre al lettore e alle opinioni. Democrazia è anche questo.

Eccoci, quindi.