Di streghe, di mostri e di altri nocivi
L’incauto telespettatore che si trovasse a zappingare, sospeso tra la digestione di un pasto cucinato alla buona e la speranzosa illusione di trascorrere un dopocena meno angoscioso del solito, sospeso tra la spettacolarizzazione dell’epidemia e la speranza che vinca la razionalità della Scienza, potrebbe cadere, in attesa che inizi un film purchessia, su rete4, sì proprio su quella dove un tempo imperversava il tutto sommato folckloristico Emilio Fede.
Ma adesso no: adesso, pensionato Emilio, vi domina un sabba mediatico capace di ben altre suggestioni e stavolta malefiche.
Infatti durante il dopocena italiano va in onda la trasmissione di Barbara Palombelli, che non voglio definire, ma al confronto della quale le tre streghe di Macbeth potrebbero essere paragonate alle giulive naiadi che il nonno Rutelli scolpì nella fontana della piazza che, a Roma, noi chiamiamo tutti o continuiamo a chiamare Piazza dell’Esedra.
Lei la #Palombelli, munita di spilla sulla spalla sinistra, stile margaret thatcher, peraltro mal sostenuta da un lifting non proprio impeccabile e da una calza che vanamente imita quella della d’Urso, sparge orrende affermazioni con lo stile della casalinga degli spot delle minestre precotte o quella del tacchino aia affettato e noiosino.
E ben sostenuta da opinionisti e politici di spessore indigeribile, da Porro a Renzi fino all’imponente immancabile Maglie, condisce il tutto con luoghi comuni e miasmatiche suggestioni.
Ma ve le riassumo in poche parole:
“Libera morte per tutti, meno siete meglio stiamo.”
E queste entità malefiche si sbagliano anche, perché una manciata di poveracci, due o tre plotoncini di servi affamati e di nonnetti da Rsa serve anche a gente come loro; la plebe fa comodo. Ma sono talmente tronfi e pieni di orgogliose sicurezze che si sono dimenticati anche questo. E non scomoderò il mito di Re Mida, non se lo meritano.
Posso al massimo scomodare una scena da Place de la Concorde: non si sa mai.
Una carretta passava e non gridava “gelati!”
Gridava ” a la ghigliottina”.
Zan zan soavemente vostra.