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Foto_vedere: giocando con la corrente di Mariaserena Peterlin

Guardare attraverso una fotocamera (e un grosso cavo elettrico)

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NOTECELLULARI – ottovolante: Foto-vedere giocando con la corrente

SIMPATICHE CANAGLIE & NATIVI (digitali?)

ESSERE o non ESSERE NATIVI (digitali ?)

L’abbinamento tra l’immagine del bambino e le diavolerie delle scoperte tecnologiche, non è una novità. Ovviamente i bambini, come componenti importanti della società, sono coinvolti in tutti i sensi da tutte le  diverse evoluzioni: da quelle del costume alla tecnologia, dalla dietetica alla moda, dalla condizione famigliare alla tecnologia ai gusti musicali, ai giochi e via dicendo.

Altrettanto ovviamente scatta il confronto tra l’altro ieri, l’ieri e l’oggi e insieme a questi si propone l’interrogarsi sul domani.
Oggi la questione dei nativi digitali assume una risonanza più estesa probabilmente perché più estesi e diffusi sono i media; e anche perché l’argomento piace e fa audience. Del resto fa audience anche occuparsi dell'abbigliamento degli animali domestici.

Staremo a vedere: per adesso accettiamo pure, tranquillamente e in pace, l’invasione dei soliti noti e degli esperti di turno che dilagano e dibattono: è inevitabile che accada.
Direi che possiamo smaltire anche questa fase. L’umanità ha robusti problemi di cui potrebbe occuparsi, ma se preferisce interrogarsi sul nativo digitale lo farà comunque. Il trendy è trendy e lo show deve continuare.
Sono stata recentemente invitata da una mia nipotina alla sua festa di compleanno, con tutti i suoi amichetti, che si è regolarmente svolta da MacDonald’s: trendyssima.
Ne sono uscita lievemente frastornata dal loro furibondo entusiasmo, ma felice; mi è venuta voglia di leggerezza, di empatia serena: questo mi ha fatto spunta nella mente un parallelo che trovo soavemente ironico e divertente tra i ragazzini di adesso ed il bambino simpatica canaglia
Spanky , alle prese, insieme alla sua banda, con la “sua” rivoluzione tecnologica quella, per intenderci, della formidabile Ford, modello T.


Insomma la mia ipotesi è che siamo, o siamo stati, tutti nativi. Tutti  mutiamo. Alcuni dei NATIVI sono solo nati, altri ancora vivi, altri presentabili o simpatiche canaglia, parecchi contaballe, altri rompiballe e ciascuno ha i personali nativi di riferimento indispensabili; ma per quanto si parlerà ancora di quelli digitali? Lo chiediamo all’Unione dei consumatori? Anche no.

Volare nel WEB, ma senza finire nella rete – di Mariaserena Peterlin

Tutti linkiamo, spesso a manetta. E linkiamo un po’ di tutto. La pratica è interessante e a volte ci aiuta a scambiare idee oltre che a rammentarci qualche video, spezzoni di film, musica e così via.
Stare su internet sfruttando questo megafono comunicazionale potrebbe indurci a esprimere un pensiero proprio, una personale opinione. Perché no?
Ma non sempre è così; di solito si linka e ci aggiunge a una filiera di opinioni pre-confezionate e la riflessione sull'opinione, e su come si forma, rimane ai margini.

Dal mio piccolo osservatorio personale faccio un po' di birdwatching e mi pare che la fauna avicola: simpatica, zampettante e stagionale abbondi; qualcuno getta due briciole e il volo planato arriva.
Mi piace, dissento, consento, rilinko, commento, condivido… rubo!
Condividiamo, infatti, anche un lessico standard e che man mano si è consolidato.
Questo va benissimo specialmente se ci aggiungiamo qualcosa di nostro, il che non è affatto scontato.
Sarebbe utile, infatti, d’occhio l’insieme.
I giornalisti dei media tradizionali sono spesso bravi e brillanti professionisti, i politici (di qualsiasi colore e casacca) e il premier e i leader, le associazioni di industriali e di categorie ecc ecc ci lanciano le briciole  della loro interessante e interessata presenza: è ben difficile che non antepongono l’interesse del cacciatore di consenso a quello degli uccelli: di passo, di palude, di mare, di rovo, di bosco o di voliera.
E la nostra rete, che immaginiamo libera, diventa trappola e recinzione.

Non sono “loro” siamo noi che dovremmo aver testa e pensiero.
Chi, infatti, ha testa e pensiero si interroga. 
Ma chi invece sceglie di volare senza attenzione rischia di invischiarsi o di finire in gabbia dove parteciperà al cinguettante, e a volte lezioso, coro di chi si interroga sui soliti problemi dell'altro ieri, sulle mezze stagioni e l'acqua tiepida (digitale o analogica?). Allora non so quanto si meriti il nostro/mio sostegno per minuscolo possa essere.
Io spensierata, disobbedirei. E disobbedisco svolazzando guardinga.
Mentre il vento soffia. Ancora.

Web di opinione, esibizionismo o violenza telematica? di Mariaserena Peterlin

… con l becco sporca di fango…

Scrivo una nota brevissima che nasce da una mia lettura-esplorazione di alcuni blog piuttosto frequentati e che potremmo definire di opinione, ma invece del confronto cercano l’esibizione o la prevaricazione.
Non discuto le idee  di nessuno, e non c’è bisogno di spiegarne ogni volta il perché ricominciando dai fondamentali.
Detto per inciso non discuto nemmeno di netiquette perché mi sembra che la solita buona educazione basti ed avanzi e la netiquette sia solo un paracarro snobistico altrettanto ingombrante quanto inutile, tra persone civili, del cosiddetto off topic.
E’ inutile sventagliare piume di struzzo nel vantare e difendere (questa è solo la mia opinione personale) la potenzialità della rete se poi ci si arrocca dietro a regolismi che si inalberano su formali pretesti.
Se da un argomento ne nasce un altro perché irrigidirsi sull’off topic ?
E se uno si mette in rete, e quindi si espone alla piena visibilità, perché vuole che ci si regoli secondo delle etichette comunicative (sempre fatta salva l’educazione) che non sarebbe in grado di imporre in nessun altro ambito, condominio compreso? 

Ciò detto la questione è la seguente.

Leggo, come dicevo, su web interventi di opinione e trovo che spesso lo scopo dei post (o addirittura il cosiddetto “questo blog nasce per” ) non è comunicare, ma lanciare invettive e reprimende, anatemi e predicozzi vanesi, critiche ossessive e malevole contro veri e propri bersagli: e questi bersagli sono le idee altrui o le persone.
Ma a che serve tanto livore?
A chi giova,  l’attacco (preferibilmente in branco) contro avversari che magari nemmeno leggono questo genere di performance, ma scrivono e continuano ad esprimere le loro idee?

Insomma quale utilità o vantaggio nascerebbe, e per chi nascerebbe, da uno spazio web sostanzialmente aggressivo in senso gallinaceo, bellicoso e non dialogante?

No, non sto pensando a qualcuno in particolare, penso piuttosto al clima abbastanza diffuso, ad un modo di stare in rete snobistico.
Penso a quelli che presumono di poter giudicare dall’alto e con aria di superiorità e trinciano giudizi come se tagliassero la siepe di casa loro ma si ammantano, per l’appunto, di una superiorità molto opinabile e che, fuori da quella siepe, altro non è aria fritta o al massimo può dare fastidio o offendere.

Per questo mi chiedo: non sarebbe meglio per tutti esprimersi ed argomentare vivacemente e razionalmente ma astenersi dalla logica del branco telematico che nasconde la testa sotto la sabbia quando deve osservare se stesso ma usa per il peggio uno strumento degno di ben altre utilità quando parla di altri?