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Maria Serena Peterlin
Ascolto, osservo e leggo. Mi interesso di letteratura. Mi occupo di formazione, scuola ed educazione. In questo blog parlo soprattutto di problematiche giovanili e di interessi culturali e questioni di attualità. Pubblico qui i miei scritti, racconti, ricordi, foto e disegni e le mie libere parole-
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Mariaserena
la vita al tempo del coronavirus
Archivi categoria: autobiografia
Non restare chiuso qui PENSIERO (gioco perverso in versi, inversamente aulico)
Invidio un po’ , non tanto,
chi tratta di poesia
come un aspirapolvere
o un vinsanto
che travolge i pensieri
che dal presente ti trascina via.
Invidio un po’, non tanto,
chi rima cuore e amore
e stupore o autorespiratore
e per se stesso
riserva un cuore rosso d’amaranto
che imbeve di passioni solitarie,
mentre l’umana condizione oblìa.
Invidio un po’? No, ignoro
chi per proprio decoro
s’astiene e si controlla
oppure con accorte contraddanze
si gode le altrui danze,
degli insuccessi ride
e non s’accorge che se stesso uccide.
E quella morte gli sembra una malìa.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
La foto: Quelle che sembrano perline argentate, e viste da vicino sono anche più ingannevoli che in foto, sono uova deposte da un parassita sulle albicocche, in campagna. E’ un po’ di tempo che va un po’ così; sulle “nostre”albicocche, sui frutti della nostra vita (figli, lavoro, studi, azioni, relazioni e così via) arriva un parassita che depone piccole perle ordinate. Quando andiamo a raccogliere quei nostri frutti, lungamente attesi e seguiti, a cui abbiamo dedicato ogni tempo e cura, li troviamo con quella rosa di perline e lì per lì pensiamo a un lieve cambiamento, invece il frutto non è più quello che pensavamo, ma ospita un parassita sfrontato. Anche la poesia può sembrare ancora sana mentre ospita l’ignavia delle rime facili, delle non rime, dei singulti sentimentali r rassicuranti, o un’acquiescenza alla violenza che non sappiamo sia violenza.
Pubblicato in amore, autobiografia, cambiamento, cambiare è possibile
Contrassegnato da tag accidia, albicocche, endecasillabi, ignavia, pensiero, poesia, rime, settenari, violenza
Narrare è bello: scrivo anch’io? sì tu sì
I Blog hanno almeno il merito di aver dato impulso alla scrittura. Sarebbe interessante e probabilmente utile che le persone che scrivono diventassero sempre di più. Scrivere è comunicare senza perdere le nostre parole. Da narratrice artigiana, forse lunatica, ma appassionata, ostinata e ormai di lungo corso direi che chi si accinge a narrare può incontrare alcuni particolari momenti di difficoltà e provo ad elencarne qualcuno per vedere se sia possibile razionalizzare:
A) non c’è solo un modo di narrare ragion per cui (e qui contraddico impunemente, spero, tanto strutturalismo) immaginare schemi, strutture, modelli a cui adeguarsi a volte non solo non facilita, ma impedisce la narrazione
B) per narrare è importante prima ascoltarsi (se non ci ascoltiamo noi come possiamo immaginare l’ascolto di altri?)
C) per narrare è bello (uso volutamente questo aggettivo) immaginare un interlocutore; in questo caso possiamo sia scegliere un interlocutore da “convincere”, o con cui “condividere” perché già sappiamo di essere in sintonia, da”sorprendere”, da far “sorridere” o commuovere; e potremmo dirne tante altre.
D) se qualcuno esita a narrare ha certamente i suoi buoni motivi; uno di questi è la scuola che ci ha condizionato mettendo troppi paletti quando abbiamo iniziato a comporre i primi pensieri, temi ecc
D.1) motivo di più per contestare il nostro passato condizionato! Se ci accorgiamo che questo è un motivo di scontentezza allora ribelliamoci perchè scrivere è bello, lasciamo da parte tutto ciò che ci pesa: (fossero pure ortografia, sintassi nonchè tutte le cose che possiamo sistemare dopo).
D.2) Partiamo leggeri e senza altro bagaglio delle parole.
E) Non esiste una scrittura che nasca perfetta; Beppe Fenoglio, un enorme narratore, diceva che “la sua pagina più spensierata” usciva da lunghi rifacimenti (non ho sotto mano la citazione completa e vado a memoria, semmai integrerò appena possibile). Lui stesso disse che scrivere era come torturare il cervello con gli spilli. E qualcun altro (Pirandello) parla di “stanza della tortura”. Dunque perchè preoccuparsi mangiucchiando la matita… ops la tastiera?
F) Gli attuali narratori di successo sono super-assistiti e tutorati da editor professionisti; io, che spudoratamente mi considero una narratrice :), certo non sono una da successo editoriale in libreria, infatti mi autopubblico e me ne infischio: scrivo perciò a modo mio, ma divertendomi pazzamente. E concludo citando-parafrasando Jannacci
– Scrivo anch’io? –
– sì tu sì! –
– Ma perché !? –
– Perchè sì! –
Pubblicato in autobiografia, narrazione, notecellulari
La ricerca – di Mariaserena
Quando non c’è più strada da percorrere
né più tempo da trascorrere in attesa
allora il cuore confuso e la ragione disarmata
si fermano e, sgomenti,
l’un l’altra s’interrogano.
Il filo dipanato è già intessuto,
oh tu sola, felice Penelope,
potevi ritornare a svolgerlo
disfatto in nitide matasse
di colori distinti.
E nel groviglio, invece,
di questo tempo amaro,
il suo veleno già fece il suo lavoro.
Difenderti, ora vuoi e
riarmare la speranza: la vela
nuovamente alzare
a un vento non ostile.
Cerchi parole a spolverar la notte
dell’ottusa avversaria.
Desideri ritorni quell’anima a te bambina
che, sbigottita, ancora fugge.
Cercala lontano dal passato.
Pubblicato in analogia, analogie, anima, anima bambina, autobiografia, comunicazione, mariaserena peterlin, passato, presente