E’ necessario prender atto di come le più vili aggressioni e le più amare delusioni e le più tristi manovre possano provenire da dove le nostre difese non sono fortificate e da coloro che noi consideravamo non solo interlocutori da stimare, ma addirittura amici leali.
Certe persone sembrano di valore soltanto perché povere, e a un morto di fame si è propensi ad attribuire una capacità creativa, che in realtà è pura miseria. La grande ingiustizia dell’ordine mondiale ci induce a conferire ai poveri anche dei meriti, mentre già da sola la povertà sarebbe motivo sufficiente per farci amare chi ne è colpito. (Jospeh Roth, Perlefter – Storia di un Borghese in Fragole, Adelphi, 2010)
Non sempre è corretto estrapolare una citazione da un libro. A volte tuttavia accade che uno scrittore ci proponga un’affermazione di carattere generale all’interno di un racconto complesso nel quale il quadro di riferimento e i personaggi sono complessi e ciascuno in sé delineato. La frase di Joseph Roth è tratta da un romanzo, che secondo le intenzioni dell’autore doveva essere il più bello da lui mai scritto, ma che rimase inedito ed è stato recentemente pubblicato da Adelphi. La riflessione sulla povertà, e su come questa è percepita da chi non è o non si sente povero, è potente e mostra una verità che potremmo spesso osservare anche intorno a noi. Noi tendiamo a voler bene a un povero “che se lo merita” o al quale possiamo attribuire un talento, una qualità particolare. Questo accade non solo per la povertà dovuta a mancanza di mezzi, ma anche per la povertà spirituale o della saggezza e della ragione (comunemente intese). Si propende dunque a cercare una giustificazione di quella povertà che, pensiamo, non ci riguarda. No, noi non siamo così poveri! Ma quel tale (o quella tale) pur essendo povero ha dei meriti (è abile, è virtuoso, ha talento, sa presentarsi, è capace). Ed è in virtù di quel merito che gli riconosciamo noi , può essere amato: “mentre già da sola la povertà sarebbe motivo sufficiente per farci amare chi ne è colpito. (Jospeh Roth).
L’abbinamento tra l’immagine del bambino e le diavolerie delle scoperte tecnologiche, non è una novità. Ovviamente i bambini, come componenti importanti della società, sono coinvolti in tutti i sensi da tutte le diverse evoluzioni: da quelle del costume alla tecnologia, dalla dietetica alla moda, dalla condizione famigliare alla tecnologia ai gusti musicali, ai giochi e via dicendo.
Altrettanto ovviamente scatta il confronto tra l’altro ieri, l’ieri e l’oggi e insieme a questi si propone l’interrogarsi sul domani.
Oggi la questione dei nativi digitali assume una risonanza più estesa probabilmente perché più estesi e diffusi sono i media; e anche perché l’argomento piace e fa audience. Del resto fa audience anche occuparsi dell'abbigliamento degli animali domestici. Staremo a vedere: per adesso accettiamo pure, tranquillamente e in pace, l’invasione dei soliti noti e degli esperti di turno che dilagano e dibattono: è inevitabile che accada. Direi che possiamo smaltire anche questa fase. L’umanità ha robusti problemi di cui potrebbe occuparsi, ma se preferisce interrogarsi sul nativo digitale lo farà comunque. Il trendy è trendy e lo show deve continuare. Sono stata recentemente invitata da una mia nipotina alla sua festa di compleanno, con tutti i suoi amichetti, che si è regolarmente svolta da MacDonald’s: trendyssima. Ne sono uscita lievemente frastornata dal loro furibondo entusiasmo, ma felice; mi è venuta voglia di leggerezza, di empatia serena: questo mi ha fatto spunta nella mente un parallelo che trovo soavemente ironico e divertente tra i ragazzini di adesso ed il bambino simpatica canaglia Spanky , alle prese, insieme alla sua banda, con la “sua” rivoluzione tecnologica quella, per intenderci, della formidabile Ford, modello T.
Insomma la mia ipotesi è che siamo, o siamo stati, tutti nativi. Tutti mutiamo. Alcuni dei NATIVI sono solo nati, altri ancora vivi, altri presentabili o simpatiche canaglia, parecchi contaballe, altri rompiballe e ciascuno ha i personali nativi di riferimento indispensabili; ma per quanto si parlerà ancora di quelli digitali? Lo chiediamo all’Unione dei consumatori? Anche no.
Maria Serena Peterlin
Ascolto, osservo e leggo. Mi interesso di letteratura. Mi occupo di formazione, scuola ed educazione. In questo blog parlo soprattutto di problematiche giovanili e di interessi culturali e questioni di attualità. Pubblico qui i miei scritti, racconti, ricordi, foto e disegni e le mie libere parole
dopo i poeti della domenica, viene il lunedì degli scrittori o gli scrittori del lunedì, ma anche poeti. ma morta lì. niente santi, né navigatori. cioè, quelli del web sì, intendevo navigatori...insomma, fate voi. questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7-3-2001. le immagini e video qui inserite sono nella maggior parte tratte da internet; se qualche immagine e video violasse i diritti d'autore, comunicatemelo in un commento alla predetta immagine.
dopo i poeti della domenica, viene il lunedì degli scrittori o gli scrittori del lunedì, ma anche poeti. ma morta lì. niente santi, né navigatori. cioè, quelli del web sì, intendevo navigatori...insomma, fate voi. questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7-3-2001. le immagini e video qui inserite sono nella maggior parte tratte da internet; se qualche immagine e video violasse i diritti d'autore, comunicatemelo in un commento alla predetta immagine.