Archivi del mese: novembre 2022

Profugo o economico?

Le cose che fanno tristezza: economico o profugo?
La distinzione tra migranti economici e profughi di guerra la potrei accettare per una classificazione indispensabile a una modalità anagrafica, sociale e perfino economica ed etnica.

Infatti tenere una sorta di censimento di chi arrivi, a qualunque titolo, in Italia mi sembra una pratica utile e indispensabile all’organizzazione di un paese, di una nazione civile.
Ovviamente siamo tutti, in un certo senso, schedati all’anagrafe che ci rilascia un documento da cui risulti dove si è nati, in che anno, quali siano eventuali titoli di studio, quali i connotati, professione e stato civile e in qualche caso anche se il casellario giudiziale può dichiararci esenti da atti di delinquenza.
Sappiamo bene che, nonostante la nostra elogiata Costituzione, oggi nel nostro paese nemmeno chi sia italiano da tutte le generazioni possibili ha davvero diritto, ipso facto e per essere vivo, a lavoro, istruzione, alloggio e pane quotidiano.
Tutti dobbiamo darci da fare studiano o lavorando ed essendo utili socialmente pena l’esclusione fino all’emarginazione più miserevole.

Quindi è utile, giusto e necessario sapere chi siamo noi come chi sono tutti quelli che arrivano, approdano o si inseriscano nel nostro tessuto sociale.
Certamente.

Ma distinguere tra migranti economici o migranti profughi di guerra solo allo scopo di stabilire se accogliere o non accogliere a me sembra oltre che tristemente disumano anche stupido e violento.
Forse che un migrante “economico” può non mangiare, non vestirsi, non avere un tetto e sopravvivere legalmente in qualunque angolo del pianeta?
Forse pensiamo che ce la possiamo prendere con i migranti se in Italia ed in Europa i nostri governi non sono stati né sono in grado di mettere in atto una prassi politica come la gestione di un fenomeno così rilevante?
Forse pensiamo che la soluzione sia l’alternativa tra non controllare niente, chiudere gli occhi, lasciare che chiunque, anche per delinquere (ed accade) arrivi e si dedichi a qualunque attività o ricacciare in mare o comunque oltre confine (cfr quello che accade al confine Italo-Francese a Ventimiglia) chi vorrebbe arrivare nel nostro paese?

Non mi piace e non condivido il generico pietismo che accomuna chiunque e qualunque situazione.
Ma sono secoli che gli stati si danno regole e le fanno rispettare.
Se il problema è complesso la soluzione si cerca.

E visto che piace la finanza spiccia: sono pagati anche per questo.
“Pertanto, dal primo giorno della settima legislatura (dal 2009), tutti gli europarlamentari ricevono un salario mensile di base pari al 38,5% dello stipendio dei giudici della Corte europea, cioè 7.655€. ” (WIKIPEDIA)

Come si arresta il declino culturale di un Paese?

Condivido con gioia queiste riflessioni molto importanti di un insegnante e scrittore. Finalmente una voce giovane, chiara, analitica e colta.

cianfrusaglia

Come si arresta il declino culturale di un Paese?

Lo chiedo pubblicamente e mi dicono che mi sto facendo il sangue cattivo perché la mia parte politica ha perso, ma la verità è che la mia parte politica non ha vinto mai.

Sì, considero la destra che è al governo il peggio dell’incultura, ma il declino italiano non è iniziato con le elezioni di settembre.

Il declino italiano è iniziato molti anni fa, con la riduzione dei fondi alla scuola e allo stato sociale in genere, un fatto di cui i governi degli ultimi decenni sono tutti ugualmente responsabili.

Il declino italiano è iniziato con la mercificazione dei beni comuni e l’adesione convinta al liberismo, un processo del quale gli ex comunisti, gli ex rivoluzionari, gli ex sessantottini si sono resi coprotagonisti, sacrificando al dio denaro, in un clamoroso voltafaccia, gli ideali di gioventù.

Il declino italiano è iniziato con…

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