Archivi del mese: luglio 2021

Vivere oggi e vivere ieri

  • Forse accettare questa nuova realtà è davvero più difficile per chi sia nato e vissuto solo dagli anni ’80 del ‘900. E davvero affermare spensieratamente “Quant’è bella giovinezza” a volte è arduo.
    Forse ( il dubbio è davvero necessario) per chi ha conosciuto solo la società conforme all’attuale modello, quello che e si è formato dopo l’era che chiamavamo del riflusso e che grosso modo potremmo affiancare alla nascita della tv del biscione, è impossibile trovare respiro in quella attuale, ossia in una realtà dove invece è necessario attingere, per trovare pause di equilibrata serenità, a risorse personali.
    Le risorse personali, (provo a dire, ma non con l’intenzione di sentenziare), sono quelle costituite anche da una base di tradizione di famiglia, di esperienze improntate a difficoltà da superare, da una scuola capace di dire no, da principi da rispettare. Per qualcuno sono risorse frutto anche di rinunce piccole o grandi, frutto di abiti ereditati da fratelli o sorelle, di due paia di scarpe all’anno e di colazioni con caffellatte e pane del giorno prima o di pranzi cucinati o riscaldati alla meglio. Di ore di “noia” superate cercando qualcosa da fare, qualcuno con cui parlare. O un libro desiderato e da leggere e spesso rileggere due o tre volte, perché non si avevano frequentemente dei regali.
    Non sto dicendo che fosse meglio allora.
    Sarebbe sciocco oltre che inutile.
    Ma forse posso dire che si diventa più fragili quando si nasce e cresce in un mondo che non finisce da nessuna parte, in cui ti dicono che devi perseguire i sogni a qualsiasi costo e dove, spesso, non si hanno confronti con se stessi e con i propri limiti.
    A me sembra che si viva con insoddisfazione in un mondo invaso continuamente da comunicazioni suggestive e allettanti e dove la quotidianità è basata sul rito: ad esempio ci si deve rilassare pena lo stress, non si deve accettare un limite o ci ritiene meritevoli di tutto ciò che vorremmo per noi, ma senza troppo calcolare gli altri.
    So da me che il discorso è noioso. So anche che non è concludente.
    Penso tuttavia che sia un discorso serio.

prima che la partita Italia-Inghilterra inizi


Godi popolo e godi fin che puoi per questo spettacolo. Godi di una partita che non riguarda la tua condizione sociale, economica, culturale e tanto meno politica; ma che ti anestetizza, che ti fa sentire parte, per un centinaio di minuti, perfino di una, vada come vada, impresa.
Godi e dimentica che sei una nazione che non pensa, che si sente appagata di calcio e tv. Non c’è niente di male in tutto questo, certo che no. A patto che non ti dimentichi, popolo, di tutto il resto.
E quel resto sono, citando in parte e brevemente, una condizione di precariato generalizzato, di disoccupazione, di servizi che funzionano discontinuamente, di abitazioni topaie che costano come la reggia di un satrapo, ma dove troneggia il televisore davanti al quale, stasera, sgranocchierai la tua pizza e berrai la tua birretta. Ma sì..
Su godiam, su cantiam, evitiamo di pensar.
Si tratta di liberismo che vince, caro popolo. E purtroppo vince, come si dice ora, h23 e a 360 gradi. E il punto è questo. Non si tratta di una più che lecita e desiderabile pausa: questa è la tua vita. L’attesa della partita oggi, di un evento domani, di una serie tv dopodomani, di sanremo tutta la vita.
Purtroppo il progetto liberista è stato astuto e ben organizzato: hanno iniziato sfasciando la scuola e contemporaneamente puntando sulla tv spazzatura di mediaset.
Non ho mai smesso di rammaricarmi, da docente, vedendo entrare in ruolo “colleghi” con la scorciatoia dell’ope legis o con le imbarcate di persone che, bocciate ai concorsi a cattedre, erano poi immesse grazie solo ad anzianità in anni di supplenze.
Non ho mai smesso di indignarmi e di spegnere la tv di fronte alle volgarità di drive in o anche della rai che si berlusconizzava.
Ma la resistenza, per quanto ostinata e mai arresa, di pochi non basta.
Gli italiani si gloriano di capolavori e architetture che non saprebbero più né creare né immaginare, si commuovono per le vicende di vip vivi o morti che siano, si beccano tra loro come galline di batteria, ma non sanno nemmeno più pensare.
Il grillismo poteva lanciare almeno un’opportunità che doveva essere colta e gestita, ma invece basta che Grillo dica zitti e a cuccia che anche loro si appecoronano.
Si diceva in passato che fosse triste un popolo che ha bisogno di eroi, forse bisognerebbe aggiungere stolto e degno di vergogna colpevole un popolo che gode di tv mentre un driver scarrozza la sua pizza e un’operaia ventenne muore stritolata da un orditoio davanti al quale lavorava, ma non doveva essere lasciata da sola.
Ma chi porta fiori ai miti di plastica non lo potrebbe capire.