
” Sebben che siamo donne, paura non abbiamo, per amor dei nostri figli n Lega ci mettiamo. ” La cantavano, ad esempio, le mondine che lottavano per i diritti dei lavoratori, per il salario giusto.
Lottavano per l’unità dei lavoratori, tutti.
Quel canto nasce come un inno delle donne lavoratrici in un periodo in cui le donne (nel primo novecento) non potevano ancora votare, avevano paghe più basse di quelle degli uomini, purtroppo questo succede ancora, ma nonostante tutto volevano far parte della protesta contro i soprusi dei padroni.
Oggi il mio timore è che il canto possa diventare “siccome siamo donne, poltrone noi vogliamo“
E la canzone da socialista diventa cosa?
E la Lega Operaia? Possiamo accettare che il senso di quella definizione sia sfigurato per dare nome ad una rancorosa lega, razzista, che crei ulteriori divisioni?
E in questo caso quale pensiero politico rappresenterebbe?
Benissimo e sacrosanta la rivendicazione dei diritti femminili, ma qual è la vera strada, oggi?
Fino a quando le donne per essere pari all’uomo devono cambiare e diventare ad essere “come” un uomo non solo la meta è lontana, ma la strada è sbagliata.
Infatti quella strada conduce sempre al solito posto: il potere.
Penso che le donne non si riscattino davvero chiedendo il potere, ma solo esigendo ed ottenendo giustizia sociale e parità vera.
Il potere, di per sé, è già ingiustizia, discriminazione, differenza e disparità.
Tutto qui.
MariaSerena