Anche i #prof hanno bisogno di pause.
Al di là di ogni altra considerazione di cui sono piene sia le nostre personali pagine e bacheche, sia i titolati giornaloni importanti, c’è una riflessione faticosa anche da dire, ma altrettanto vera.
Per la tipologia del suo lavoro il docente vive un rapporto di relazione quotidiano coi suoi allievi sia nella scuola in aula o in laboratorio, sia anche a domicilio. Tutta la sua attività dall’aggiornamento all’ideazione, dalla preparazione alla correzione (per tacere della valutazione) richiede un contatto continuo e a volte martellante con i nostri ragazzi. Sì nostri.
Non c’è docente serio a cui non sia accaduto di, come dire, “portarsi a casa” i pensieri, i dubbi, i problemi e a volte anche le ansie che questo lavoro comporta.
Sarò breve: tutti gli insegnanti hanno bisogno di staccare per qualche settimana (non parliamo di “mesi” che non ci son più da tanto tempo).
E non parliamo di vacanze; parliamo invece di un tempo necessario a ricostituire una maggiore serenità, una migliore riflessione che porta anche beneficio al lavoro dell’anno successivo.
Un rapporto continuo, reiterato e soprattutto ininterrotto con gli allievi piccoli o più grandi non giova a nessuno, anzi danneggia tutti.
Rischia di crearsi una sorta di relazione pseudoamicale da precettore in casa nobile, da Tata-badante, da complice cameratismo. Insegnare non è questo.
NON va bene.
Caro ministro e soci, stata sbagliando tutto.
Ovvero: state lavorando per voi, non per noi, non per gli allievi.
I docenti, come noto, non possono permettersi le “vacanze da sogno”, ma giustamente sognano un periodo estivo di rammendo, di ricucitura e di rinnovamento per la ripresa del loro slancio, per riequilibrare la loro serenità professionale.
Ma voi volete una scuola badante.
E allora confermo: sbagliate e non solo: la offendete.