Archivi del mese: marzo 2020

Se la scuola chiude e non informa

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Se lo dicevi prima, ma prima; #miur e #contagio
Il giorno in cui hanno deciso di chiudere le scuole si è agito sulla furia dell’emergenza, ma nessuno dei politici ha pensato che non abbiamo a che fare con una popolazione scolastica di soldatini obbedienti e rigorosi né tanto meno con famiglie, di soldatini, tanto ma tanto ligie alle regole.
Allora una brava e seria ministra avrebbe dovuto inviare, anche un giorno prima della chiusura, una circolare preventiva che a tutte le scuole e a tutti gli insegnanti che recitasse quanto segue.
“Cari docenti e studenti , in caso di una eventuale possibile sospensione delle attività didattiche, resa necessaria già in alcune regioni italiane, con conseguente chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in tutte le classi i docenti DOVRANNO distribuire A CIASCUN STUDENTE una NOTA informativa (della quale si allega una copia stampabile) con cui si informano studenti e famiglie su ragioni della chiusura, rischi e comportamenti da seguire per fronteggiare l’epidemia.”
Gente mia, il web si usa per questo, o non si usa.
La scuola non può rinunciare a educare, nemmeno in senso sanitario. Non in questi frangenti, non dopo l’esempio della infelice Cina.
E non si tratta di attribuire colpe ai politici o al governo, si tratta del fatto che parlamento, politici e, ahimè il governo e presidenze varie, non valutano la realtà in modo oggettivo e fanno scelte senza considerare a fondo le condizioni in cui agiscono nè chi hanno davanti: ossia un popolo disorientato, succube del consumismo liberista, drogato da desideri e pulsioni orientati al superfluo edonistico, un popolo che assomiglia sempre più a una mosca senza testa.
E’ tardi ormai per recuperare il presente.
Ma almeno pensiamo al futuro, questo è annientamento.

Muoiono solo gli altri

a0a3058b03_68307161Insomma ci sono riusciti: ci hanno accecato ed imbavagliato; qualcuno avrebbe voluto levare la voce per l’orrore infinito che colpisce la sorte dei profughi di guerra, gettati nel fango e scartati da frontiere, esclusi dal consesso umano, trattati peggio di immondizia e malattie. E invece ci hanno buttato addosso il terrore del virus.
E ora cosa sta succedendo?
Succede che il virus e il contagio ci sono davvero e succede che, dopo aver trascurato e minimizzato, davvero dobbiamo difenderci e preoccuparci; e succede che i media dopo averci investito con notizie iperallarmanti adesso ci ammollano la bufala che non bisogna allarmarsi. Tanto siamo tutti fessacchiotti e se ce lo dice Amadeus o Giorgino ci crediamo.

E mentre noi, cacciatori seriali di amuchine e scorte alimentari, siamo costretti (sì certo costretti, mica parliamo di scegliere tra il menu domenicale col ragù o la dieta vegetariana) siamo appunto obbligati a proteggerci anche con un isolamento fisico da tutto e tutti, mentre cerchiamo di attaccarci come cozze alla salute minima ci sono tanti infelicissimi disperati che trascinano bambini nelle acque livide e fredde, e muoiono di guerra e di tante altre piaghe vere.

Ma noi, Caini di ritorno, scartiamo non solo fratelli umani, scartiamo anche le loro immagini, mentre compulsivamente pestiamo il telecomando per sentire le notizie di quanti morti o contagiati, veri anche quelli, delle nostre città, quartieri e condomini.
E mentre gli insopportabili giornalisti parolai e le stilosissime giornaliste ondedorate ci spalmano dati avvelenati civettando tra pandemia, epidemia e infodemia noi siamo sempre più incapaci di metterci tutti insieme, o meglio di considerarci tutti uguali, vicini o lontani, accumunati dalla nostra fragile umanità.
Quel maledetto avverbio ” invece ” bisogna cancellarlo dalla lingua italiana, bisogna smettere di dire “e invece allora” o “e invece noi”.
Perchè la lingua è anche senso, non solo parola, e quando il senso è contrapporre allora siamo disperatamente divisi.
E divisi si perde. Infatti ci stiamo perdendo di brutto.
I profughi trascinano con loro, nella loro fuga, tutti: uomini e donne, vecchi e bambini. Sono nobilmente attaccati ai loro cari.
L’occidente ricco, invece, trascina vanità e desiderio, invidia e odio: tanto che la frase rassicurante dei maledetti tg è:
“Ne sono morti X, ma erano vecchi o malati”.
Insomma erano scarti.
E con questo ci siamo dichiarati per quel che siamo: tristi ed ipocriti benvestiti. Una brutta… razza con la cabina armadio.

PS: Perseguito tutti, e da sempre, con la mia fissazione sull’igiene e norme alimentari; e ammetto: ho paura di virus e contagi.
Non sono migliore di nessuno, ma provo dolore e provo a pensare, e mi rendo conto che stiamo andando male.