Ovvero: Sbatti l’operaio (o la bracciante) nel talk di approfondimento, così si prende la colpa.
Lo fanno e lo rifanno; adesso l’operaio è trendy e la bracciante fa audience.
Lo fa Myrta Merlino con i suoi collegamenti con gli operai della Whirpool di Napoli con riprese degli assembramenti, servizi su risorse umane destinate alla disoccupazione ed interviste all’operaio anziano che piange pensando che sta per perdere lavoro, dignità e che non saprà come mantenere casa e famiglia.
Ma lo fa anche la Rai col compunto Formigli, che intervista dalla Puglia le braccianti che raccontano le vicende delle loro vite, tali e quali a quelle che potevamo già leggere nelle Novelle Rusticane di Verga.
In quelle narrazioni c’è tutto il verismo: paghe da fame, lavoro estenuante e senza orario, violenza sessuale ed aborti, miserie personali vissute tacendo e famiglie ai margini inferiori del livello di povertà.
Cambia solo una cosa: si sono aggiunti i miserabili pulmini dei caporali, quegli stessi che si rovesciano in sovraccarico sulle strade e uccidono con incidenti evitabili. Ma tanto quella è carne di poveri. Se ne parla appena nei tg regionali.
Dal canto suo il serio e compunto Formigli ieri sera ha esibito in trasmissione un inedito confronto: quello della Ministra Bellanova (che si meriterebbe il soprannome di Belleballe) con una bracciante pugliese che prima è stata intervistata, come dire, sul campo, anzi sotto il soffocante tendone di plastica del vigneto e lì piangeva e puntava il dito, ma poi in studio stata esibita ripettinata, rivestita e perfino truccata e annuente.
Quella sotto il tendone denunciava con parole nude e crude la cruda e nuda verità. Quella in studio (pettinata e rimessa a nuovo) contemplava, intimidita ma accondiscendente, la salmodiante ministra che, partita dal bracciantato (dice lei, ma chissà), è assurta al ruolo di ministra della corrente leopoldino-renziana, appassionata fans di Matterorenzi e guai a chi glielo tocca.
E la bracciante ripettinanta quasi si commuoveva, lei! non raccontando se stessa, ma ascoltando le glorie della Teresa assurta al Governo (mioddio che acquisti).
Quest’ultima, che non piegava nemmeno una ruga del collo nonostante l’evidenza dell’ignoblile sfruttamento in cui ancora si trovano le donne-braccianti, costrette anche a fare i bisogni personali all’aperto e sotto gli occhi del sorvegliante, non soltanto esibiva di contro le sue lotte sindacali (sic!) pregresse, ma elargiva consigli su come si sale “partendo da là” e invitava ad autogestire i pulmini (?!) ammonendo. Per soprammercato, la Teresa ministra dell’agricoltura ammoniva saviamente i telespettatori tutti: “ogni volta che comprate una bottiglia di latte a 80 centesimi invece che a 140 centesimi sappiate che dietro quel vostro risparmi ci sono loro” frase testuale (e indicava le povere vittime dei caporali).
Distinta Bellanova in eterno bluette: ma davvero riesce a vivere serena, a mangiare e a dormire tranquilla dopo aver detto queste cose? Però forse si, si rilassa ricevendo Miccio, lo stilista, che disegnerà abiti per lei; quale bracciante non ne pagherebbe le prestazioni entusiasta?
Suvvia lasci stare; lasci che costatiamo l’evidenza: oltre ad aver fatto, partita dalla scuole dell’obbligo, sontuosa carriera lasciandosi “le altre” alle spalle, oltre ad esser passata dal pulmino (sempre che sia vero) alle auto blu e allo scranno governativo, oltre che trasudare visagista e parrucco fresco, Ella si permette anche di incolpare le persone che, evidentemente con il borsellino magro, cercano di risparmiare perfino i centesimi del latte?
Ma se quel latte più economico, forse più scadente, è liberamente prodotto dall’industria e sta sul mercato delle grandi catene di distribuzione Ella pensa che la colpa sia del povero che fa la lotta ai poveri?
Ella dice che si veste del colore che la rappresenta. Beh allora lasci che si dica che davvero il bluette le deve aver dato alla testa.
Nel frattempo beva meno latte, il latte fa male.