Dove sei? dentro o fuori dal talk?

watch20tv-kjqh-u43210446972357pnh-1224x91640corriere-web-sezioni-593x443Non è mia intenzione trasmettere ansia, ma mi sembra necessario, considerando ciò che quotidianamente leggiamo su web, nei social, porsi questa domanda.
Da che parte della realtà stiamo? 
Siamo spettatori, o meglio tele_spettatori o ci sentiamo dentro e parte del media, dello spettacolo? Godiamo di una inconsapevole condizione di cervelli asserviti?
Gli esperti ci avevano avvertiti già da mezzo secolo, ma chi li ha ascoltati?
A me sembra una questione molto seria.
La grande parte di chi scrive oggi come ieri e temo ancor più domani non scrive per esprimersi, per dire quel che pensa e soprattutto per proporre ragionamenti.
Si scrive per schierarsi, e bellicosamente perfino, al seguito dei media; si scrive per fare affermazioni perentorie e solitamente senza due soldi di argomentazione.
Si scrive come quella persona che, lo ha raccontato in un recente processo penale assai noto, ha redatto un verbale (o una relazione) ma poi l’ha sbianchettata e infine ha dichiarato per proprie parole altrui vergate sotto dettatura.
Sia che la trasmissione tv sia di Gruber o di Merlino, di Floris o di Fazio (e ne potrei nominare altri che tantissimi conoscono, e conoscono certamente meglio di me che, invece, diserto i talk di tutti perfino della Bianchina e del suo smanicato) la solfa è la medesima.
Si diceva in passato “vedi Napoli e poi muori” per celebrare l’unicità e bellezza di una città.
Oggi invece possiamo dire “vedi il talk e poi spegni il cervello e ripeti a pappagallo”.
Siamo messi male, ma vorrei dire immodestamente sono (o siete) messi male.
A me tutto questo non trasmette timore, ma sgomento sì.
Infatti il mio, mio personale, punto è proprio questo, non lasciarmi trascinare dall’effetto talk o dall’effetto anchorman o dall’effetto social.
No, non voglio partecipare allo spettacolo da marionetta, o da burattino ammaestrato a muover la bocca con le parole altrui.
E se potessi credere di persuadere qualcuno cercherei di esortarlo a uscire dal riflesso di quel focolare avvelenato attorno a cui si accostano, soli o in compagnia, praticamente tutti gli italiani.

Purtroppo non si ascoltano gli autorevoli, infatti gli autorevoli latitano dalle tv, mancano, sono spenti o peggio zittiti: non ci chiediamo mai dove sono le intelligenze spassionate, colte, riflessive?
E noi, noi dove siamo? Dov’è il nostro impegno a capire, a pensare, a valutare, a confrontare?
Per questo torno a chiedere: da che parte della realtà stiamo? 


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