Archivi del mese: febbraio 2019

Dove sei? dentro o fuori dal talk?

watch20tv-kjqh-u43210446972357pnh-1224x91640corriere-web-sezioni-593x443Non è mia intenzione trasmettere ansia, ma mi sembra necessario, considerando ciò che quotidianamente leggiamo su web, nei social, porsi questa domanda.
Da che parte della realtà stiamo? 
Siamo spettatori, o meglio tele_spettatori o ci sentiamo dentro e parte del media, dello spettacolo? Godiamo di una inconsapevole condizione di cervelli asserviti?
Gli esperti ci avevano avvertiti già da mezzo secolo, ma chi li ha ascoltati?
A me sembra una questione molto seria.
La grande parte di chi scrive oggi come ieri e temo ancor più domani non scrive per esprimersi, per dire quel che pensa e soprattutto per proporre ragionamenti.
Si scrive per schierarsi, e bellicosamente perfino, al seguito dei media; si scrive per fare affermazioni perentorie e solitamente senza due soldi di argomentazione.
Si scrive come quella persona che, lo ha raccontato in un recente processo penale assai noto, ha redatto un verbale (o una relazione) ma poi l’ha sbianchettata e infine ha dichiarato per proprie parole altrui vergate sotto dettatura.
Sia che la trasmissione tv sia di Gruber o di Merlino, di Floris o di Fazio (e ne potrei nominare altri che tantissimi conoscono, e conoscono certamente meglio di me che, invece, diserto i talk di tutti perfino della Bianchina e del suo smanicato) la solfa è la medesima.
Si diceva in passato “vedi Napoli e poi muori” per celebrare l’unicità e bellezza di una città.
Oggi invece possiamo dire “vedi il talk e poi spegni il cervello e ripeti a pappagallo”.
Siamo messi male, ma vorrei dire immodestamente sono (o siete) messi male.
A me tutto questo non trasmette timore, ma sgomento sì.
Infatti il mio, mio personale, punto è proprio questo, non lasciarmi trascinare dall’effetto talk o dall’effetto anchorman o dall’effetto social.
No, non voglio partecipare allo spettacolo da marionetta, o da burattino ammaestrato a muover la bocca con le parole altrui.
E se potessi credere di persuadere qualcuno cercherei di esortarlo a uscire dal riflesso di quel focolare avvelenato attorno a cui si accostano, soli o in compagnia, praticamente tutti gli italiani.

Purtroppo non si ascoltano gli autorevoli, infatti gli autorevoli latitano dalle tv, mancano, sono spenti o peggio zittiti: non ci chiediamo mai dove sono le intelligenze spassionate, colte, riflessive?
E noi, noi dove siamo? Dov’è il nostro impegno a capire, a pensare, a valutare, a confrontare?
Per questo torno a chiedere: da che parte della realtà stiamo? 


così fan tutti (e il social giustifica)

maschere2bdi2bcarnevaleOggi, ovviamente sul cosiddetto caso Renzi, ossia dei genitori dell’ex premier agli arresti domiciliari, si può leggere di tutto. Specialmente sui social.
E trovo perfino un tizio, che non citerò, che invoca il ritorno di un Emile Zola che difenda, come difese l’innocente Capitano Dreyfus da una infamante accusa di tradimento (un caso conclamato di odioso razzismo, il capitano era infatti ebreo).

Non tutto si può digerire, specialmente le menzogne, e specialmente quelle pretestuose e strumentali.
Ma i social sono così, e purtroppo divulgano anche colpevoli fesserie.
Ecco perché ho reagito buttando giù due righe di modesta satira, in forma di canzoncina, o forse di filastrocca.

Alla fiera del sociàl

Alla fiera me ne andai
(di effebì di effebì)
per cercar nuove ragioni
(da effebì di effebì)
ed invece vi trovai
(da effebì di effebì)
vecchie balle da vecchioni;
(di effebì di effebì).
La canzone più insistente
(di effebì di effebì)
più venduta, certamente!
(da effebì sì da effebì)
è:
lo si fa e lo fanno tutti,
fin dal secolo di Adamo
magna, imbroglia, fa il magliaro”
che effebì ti salverà.
(la vergogna? non ci sta)
“.

zan zan

 

 

alla ricerca della luce per il futuro

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Lorenzetti: Allegoria del Buon Governo

Il presente può distruggerci.

Nel vedere su web i video della cosiddetta “bagarre in parlamento” di oggi trovo amare conferme, ma pur sempre conferme, del fatto che siamo di fronte ad un imbarbarimento collettivo, siamo alle prese con mascalzonate che violentano quotidianamente la nostra civiltà. Eppure noi siamo anche eredi di secoli di storia, non priva di sangue e barbarie, ma anche di irriproducibili meraviglie dell’arte e conquiste della tecnica, della scienza e del sentire umano. La civiltà, appunto.

E l’imbarbarimento è la nostra realtà quasi comune.
Il “quasi” è la mia ultima speranza.
Mi chiedo e chiedo spesso, rispondendo a interessanti post, qui o su fb, come sia possibile non accorgersi che il problema non è più “a monte”, ma è nello tsunami di ignoranza in atto che tutto sta travolgendo.
E la mia domanda rimane sempre la stessa:
Esiste un modo per rimettere insieme la cultura necessaria per reagire? E come recuperare anni di ignoranza strutturale voluta, distribuita e sponsorizzata ad arte e veicolata tramite i media grassocci, ammiccanti, falsamente di denuncia, volgari, cafoni, che titillano vecchi e giovani coinvolgendoli e trasformandoli in spettatori da gradinata di circhi dove ci si sbrana odiandosi?

Come è possibile far capire che tutte queste trasmissioni di “denuncia”, di pseudo report, di finta indignazione, di repellente e menzognero approfondimento sono solo droga mentale che rincoglionisce qualunque libertà?
Purtroppo quasi nessuno possiede gli strumenti per fronteggiare il presente e invece occorrerebbe reagire in maniera forte e strategicamente efficace.
Prendiamo atto almeno che l’epoca di vaffa si è conclusa, ma ammettiamo anche che dire o non dire vaffa quando nulla si propone e nulla si progetta mentre tutto si distrugge è ancora un male triste, ma certo non peggiore che indietreggiare e tornare indietro a dar credito a quell’ectoplasma ridicolo, e compromesso dalla sua stessa storia, da una presunta opposizione strumentale a mantenere in vita proprio ciò che ha distrutto e infangato tutto, dal mondo del lavoro a ogni forma di relazione sociale.
Oggi invece sarebbe necessario studiare, studiare e riflettere per dotarsi di strumenti, per dar vita al nuovo; oggi è vitale reagire al fango e cercare la luce nel futuro. Questo è un compito per i giovano, ma non solo per loro!
Il presente, questo nostro presente è ormai un comune nemico, esattamente è come quel nemico di cui parlava De Gregori nella sua meravigliosa “Generale”.

Generale la guerra è finita
Il nemico è scappato, è vinto, è battuto
Dietro la collina non c’è più nessuno

Facciamo che qualcuno ci sia, invece.
Angosciatamente vostra
msp

Due ciucci e un cavallo non fanno una scuderia (apologhetto di getto)


medicina-online-differenza-asino-somaro-ciuco-mulo-giumenta-cavallo-bardotto-animal-mandibola-caratteristiche-naso-denti-animale-diversita-sfondo-hd   Un giorno un cavallo di razza, fiero sostenitore della bellezza della velocità e del nutrimento biologico anzi di più decise di rifiutare la scuderia dove abitava, che si chiamava “Cestò-in-piano” , perché mal frequentata; insomma sorci e felini spelacchiati vi si inseguivano disturbando sia il suo meritato riposo (si sa lui correva per il grand prix d’Europe, e voleva vincerlo) sia la sua concentrazione sulla lettura del “Corriere dell’equino” o de “Il foglio della fienagione” e tutto quel trambusto, per di più un tantino puzzolente, lo disturbava.
Allora il fiero cavallo, che si chiamava Fierpensiero, si ribellò e, sobillando un paio di ciuchi che subivano il suo fascino, eh beh! decise di andarsene e di costruire una nuova scuderia. 
Naturalmente, pensava lui, i due ciuchi faranno il lavoro; e i due che si chiamavano “Alzaunpò ” e “Scenditù” inconsapevoli si dissero d’accordo.
Nottetempo, se ne andarono dicendo le peggiori cose del mondo della scuderia Cestò-in-piano. “Eh ma là nessuno pulisce, eh ma quei gatti so’ ignoranti, eh ma i sorci non ci piacciono, eh ma là ci si era dimenticati che io so’ io e voi non siete una coccia de faciolo” e cose del genere. depositphotos_6693150-stock-photo-motion-portrait-of-bay-breed
Cammina cammina cammina il cavallo e i due ciuchi arrivarono su una collina, anzi su un colle assolato così bello che pareva adatto a fondare una nuova scuderia: sole, acqua sorgente, erba fresca (ed erba cipollina), insomma vi cresceva ogni ben di dio ed ogni fior di dea.
Si spaparanzarono stiracchiandosi al sole e si misero ad aspettare; che cosa?
Beh ovvio, Fierpensiero era troppo intellettuale per fare lavori manuali mentre Alzaunpò e Scenditù erano troppo, in quanto ciuchi, somari, anche solo per capire cosa fare. E poi avete mai visto degli equini costruire? Mica sanno immaginare progetti, disegnare una pianta o prevedere le tempistiche! Non sapevano nemmeno calcolare i costi e i benefici. 
Dunque aspettavano. Continuarono per un po’ a inveire, a insultare (ma non sapevano più chi) ed infine a maledire la sorte. Ma nessuno faceva niente.
Conclusione: tornarono a far compagnia ai sorci e ai gatti spelacchiati.
Un tetto val bene l’onore (e poi c’era da allenarsi per il gran prix d’Europe, e se vinco,si diceva Fierpensiero, ve faccio vede’ io!)