Quando i nostri padri antichi affermavano “verba volant, scripta manent” (le parole dette volano via, ma ciò che è scritto rimane) sapevano bene quel che dicevano.La mia precisazione può sembrare dettata da noiosa pedanteria, ma non è, seppure non particolarmente originale, così semplice.
Leggo spesso ciò che si scrive in rete e mi trovo a rilevare come le frasi lasciate su social, ad esempio fB, lungi dall’essere confidate ad un seno amico, come accade ai pensieri e agli sfoghi personali che rimangono chiusi in un diario segreto, lasciano orme pesanti, o meglio parole rimangono per sempre, come tutto ciò che mettiamo su web e probabilmente, nonostante le misure di protezione o gli accorgimenti della personale privacy, sono lette anche da chi non vorremmo. Infatti può accadere che, di amico fidato in amico fidato, parta il malefico copia-incolla, il disinvolto screenshot nonché il riferir per verba. Insomma si pubblica sul giornale della serva, come si diceva una volta (e mi scuso con qualunque persona presti servizi, uso solo una brutta espressione efficace).
C’è chi potrebbe rispondermi: proprio tu, Serena, che sbuffi, critichi e ti esponi vivacemente? Sì. Proprio io perché un conto è criticare, come mi accade qualche volta, verso persone note e che alle spalle hanno un ufficio legale agguerrito e per i quali faremmo tutti ridere, come don Chisciotte che si lancia contro i mulini a vento, un altro conto è se qualcuno offende una persona semplice e comune come chiunque di noi, ma che amaramente potrebbe offendersi e ricambiare anche peggio.
Notecellulari 